"Affari tuoi": quanto hanno vinto ai pacchi stasera, 29 ottobre 2025? Cinquantaduesima puntata di questa edizione che vede come padrone di casa Stefano De Martino.
La coppia è tornata a casa con soli 200 euro. Vuoi sapere cosa è successo nella puntata di Affari tuoi del 29 ottobre su Rai 1? Non perdere il nostro riassunto completo.
In gara Sara per il Friuli Venezia Giulia. Con lei gioca la mamma Roberta. La coppia gioca con il pacco numero 5.
In questo nuovo appuntamento gioca Sara per il Friuli Venezia Giulia.
Il primo pacco aperto è stato quello dell'Abruzzo (6), contenente ben 200mila euro, seguito immediatamente dalla perdita di 100mila euro contenuta nel pacco della Puglia (11).
Dopo queste due aperture, sono state tolte dal tabellone cifre minori come 500 euro (Sicilia, 3), 1 euro (Lazio, 17) e 10 euro (Liguria, 1), ma la tensione è tornata ad alzarsi con l'eliminazione di 30mila euro dal Trentino-Alto Adige (14).
Di fronte a un tabellone già significativamente alleggerito delle cifre più alte, la prima mossa del Dottore è stata quella di proporre un cambio di pacco, prontamente accettato dalla concorrente. Sara ha scambiato il suo pacco 5 con il pacco 7.
La seconda fase del gioco si è aperta con l'eliminazione del suo ex pacco (Valle d’Aosta, 5), che conteneva 10mila euro. Dopo aver eliminato 50 euro (Toscana, 20), è stata tolta dal tabellone un'altra cifra rossa di peso, ovvero 50mila euro (Basilicata, 19).
Il Dottore è intervenuto per la seconda volta con un'offerta in denaro di 19mila euro, ma Sara ha deciso di rifiutare, proseguendo il gioco. I successivi tre tiri hanno segnato un momento drammatico. È stata eliminata la cifra più alta rimasta in gioco, i 300mila euro dell'Umbria (18), seguiti dall'uscita di 75mila euro dalla Lombardia (10).
La fase si è conclusa con l'eliminazione di soli 100 euro dal Piemonte (12). Con il tabellone ormai quasi totalmente privo di somme rilevanti, il Dottore ha proposto una terza offerta, molto bassa, di 4mila euro, che Sara ha scelto di rifiutare.
La quarta serie di aperture ha visto l'eliminazione di 0 euro (Marche, 15), l'uscita del temuto Gennarino (Veneto, 4), un'altra cifra irrisoria di 5 euro e il biglietto della Lotteria Italia (Emilia-Romagna, 13), e infine l'eliminazione del Pacco Nero che conteneva 5 euro (Molise, 9).
Alla quarta chiamata, il Dottore ha rilanciato con un'offerta di 5mila euro, anch'essa rifiutata dalla concorrente. Gli ultimi due tiri hanno eliminato 20 euro (Campania, 8) e 15mila euro (Calabria, 16).
Nell'ultima e quinta chiamata, il Dottore ha proposto un cambio di pacco finale, che Sara ha scelto di rifiutare, mantenendo il pacco 7. Il gioco si è concluso con l'apertura del pacco della Sardegna (2), che conteneva 20mila euro, l'ultima cifra rossa rimasta.
l contenuto del pacco numero 7, quello scelto in cambio, è stato svelato: la vincita finale di Sara è stata di soli 200 euro.
Mercoledì 29 ottobre 2025 – Che dire: con tre giocatori “biblici”, non doveva finire così! Sara (“signora-principessa”, moglie di Abramo e madre di Isacco, che ricevette il nome da Dio); Ruben (“guarda, un figlio!” - nome del primogenito di Giacobbe la cui nascita fu vista come un dono della provvidenza divina); Elia, 7 anni, che ovviamente è rimasto a casa ("Dio è il mio Signore" – uno dei profeti più importanti, se non il più importante, della Prima Alleanza; ha lo stesso significato del nome Gioele, in ogni caso due nomi maschili bellissimi) presentato nella foto con un delizioso sguardo sereno. In premessa, una questione nella quale non intendo entrare (come già più volte ribadito nei miei Commenti) perché ha a che fare con la spietata Concorrenza nell’«access prime time»: che senso (utilità) hanno tutti questi continuî cambiamenti? Prima il “pacco nero”, poi la scomparsa (estromissione?) del duo dei consiglieri-mal preveggenti Pierluigi Lupo e Thanat Pagliani, l’arrivo del peraltro simpatico Luigi Luciano, àlias Herbert Ballerina, 7.3.1980 da Campobasso che, forse, dovrebbe darsi una ripassatina guardando un famoso film uscito più di vent’anni prima della sua nascita – “Ballerina e Buon Dio” – del 1958, con attori tra i più quotati (Vittorio De Sica, Gabriele Ferzetti, Mario Carotenuto, Roberto Risso-Pietro Roberto Strub e, dulcis in fundo, lei, la tedesca Vera Tschechowa (1940-2024), la “ballerina” – con quei penetranti occhi verdi – con il piccolo e gioioso Carlo Angeletti 18.12.1950, di soli sette anni, cioè come l’età del nostro Elia); per non parlare del trio per la colazione del mattino (“The Breakfast Club”: Fabio, Cristiano e Viola, sedicenni o poco più, idoli della “Generazione Z” «1997-2012» e, oramai, anche di quella “άλφα” «2010-2024», la prima generazione nata interamente nel XXI secolo, cui sta seguendo la “βήτα” dall’oggi, 2025, al 2039!); il trio, pur così vicino a noi, non si è lasciato scappare il suggerimento (almeno quanto al titolo e all’età dei personaggi principali) di riferirsi al film del 1985 “The Breakfast Club”, scelto addirittura per la conservazione nel “National Film Registry” della “Biblioteca del Congresso negli Stati Uniti”, anche per l’indimenticabile brano che accompagna sia i TdT che i TdC “Don't You-Forget About Me” (chi non la ricorda?), scritta espressamente per il film da Keith Forsey e Steve Schiff, diventando uno dei maggiori successi del gruppo britannico dei Simple Minds (60 mln di dischi venduti: chi non ne ha memoria?). Doveroso un cenno al brano, non foss’altro perché ti prende nella profondità del cuore: ”Love’s strange so real in the dark, Think of the tender things that we were working on, Slow change may pull us apart; When the light gets into your heart, baby, Don’t You Forget About Me!” - “L’amore è strano, così reale nel buio, pensa alle tenerezze che ci scambiavamo, un lento cambiamento potrebbe allontanarci; quando la luce entrerà nel tuo cuore, piccola mia, Non dimenticarti di me”! Rimane comunque imprescindibile la lettera scritta da uno degli studenti – Brian Johnson – e indirizzata al Preside Richard Vernon, bonaccione e disposto ad accettare anche le intemperanze degli studentelli (da lui sorvegliati a tratti e ai quali assegna un tema dal titolo “Chi sono io?”) che così recita: «Caro signor Vernon, accettiamo di essere stati in punizione a scuola di sabato qualunque sia stato l'errore che abbiamo commesso. Ma pensiamo che lei sia proprio pazzo a farci scrivere un tema nel quale dobbiamo dirle cosa pensiamo di essere. Tanto lei ci vede come vuole. In termini semplici, per essere più chiari, quello che abbiamo scoperto è che ognuno di noi è: un genio... e un atleta... e una disadattata… e una principessa… e un criminale. Abbiamo risposto alla domanda? Con affetto, il Breakfast Club». Riprendendo la serata di ieri 29 ottobre, ad alzarsi dal pubblico, per Sara, è stato Ruben. È proprio qui che cade la particolarità di questa coppia. Un tempo fianco a fianco, al punto da decidere di diventare genitori: così oggi si godono il piccolo Elia, ma come ex. Si vogliono ancora molto bene e fanno parte l’uno della vita dell’altra. Un legame così forte da aver scelto di partecipare fianco a fianco a questa sfida televisiva. Ieri sera, almeno, l’aiutante di Sara (Ruben, il suo ex, con gli occhi di tutti puntati su di lui, padre di Elia, loro figlio) è stato al suo posto, senza essere per nulla invadente (come accade quasi sempre quando si tratta di un’assistente… del tipo sorella-sorella – e non sia mai gemelle – madre-figlia, figlia-madre), presente ma discreto, con un evidente legame forte con la madre di suo figlio, nonostante la loro relazione sentimentale sia, purtroppo, finita. Così come è finita male per la concorrente, estetista da Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia (Capitale europea della Cultura 2025 transfrontaliera perché l’evento sarà trilaterale, cioè con la parte slovena di “Nova Gorica” e “Chemnitz” città extracircondariale in Sassonia): torna a casa con 200 €s senza riuscire a trattenere le lacrime. Sara proviene da una città (titolo conferitole anche se ha soltanto poco più di 6 mila abitanti) posta sulla riva destra del fiume Isonzo che corre per 136 km dalla zona slovena sino a sfociare, a Sagrado in Bisiacarìa, nell’Adriatico. Siamo, quindi, nel Friùli Venezia Giulia (senza trattino) e anche questa volta mi chiedo perché Stefano continui a dire Frìuli (l’ho già scritto più volte nei miei Commenti) ma il Conduttore non ne vuole sapere (così come per il numero 14 che Stefano pronuncia “quattòrdici” anziché “quattórdici”) nonostante la denominazione derivi dal latino “Forum Iùlii” l'antico nome della stupenda città di Cividale, con il Museo Archeologico Nazionale, il Museo Cristiano e tesoro del Duomo, il prezioso Tempietto longobardo – eccezionale monumento medievale del secolo VIII, parte del complesso del Monastero delle monache di clausura benedettine di Santa Maria in Valle del VII secolo – per concludere con il misterioso Ipogèo Celtico, un luogo che ha avuto varie fasi di costruzioni in epoche diverse ma il problema del che cosa sia stato non è mai stato risolto. Friùli o Venezia Giulia? O meglio Friùli o Iùlia? L’annosa questione dell’appartenenza storica e identitaria di Gorizia e dell’Isontino, che più di qualche volta ha fatto accendere gli animi di storici e studiosi, torna prepotentemente d’attualità. Già, perché se la “Società geografica italiana”, su commissione del Governo, ha elaborato uno studio che ridisegna completamente il territorio della Penisola ipotizzando la soppressione delle province (la storia si ripete…) e la creazione di 36 regioni (siamo nel 2014) e in questo studio il Friùli Venezia Giulia si ritrova diviso in due macroaree - Friùli e Iùlia -, la domanda non può che sorgere spontanea: e Gorizia dove sta? Cosa ne pensano mamma e papà di Elia, Sara e Ruben? Quesito non banale per un’area che ha sempre fatto da cuscinetto tra due realtà così diverse per storia, tradizioni e cultura e dove ancora oggi le due anime si mescolano e confondono, rifiutando a priori qualsiasi inquadramento rigido. Perché, se da un lato pesa il trascorso della città sotto l’impero asburgico, non si può nemmeno ignorare il fatto che è proprio a Gorizia che nel novembre del 1919 venne fondata la Filologica friulana. Dove collocare, quindi, Gorizia nella nuova “ipotetica” regione Friùli/Iùlia? Ma la questione c’entra poco – o nulla – con “Affari tuoi”. Rèputo invece più fruttuoso tornare alle lacrime di Sara, alla fine della puntata. Lacrime di tristezza, una vera e proprio malattia del nostro tempo; invasiva e diffusa, la tristezza accompagna le giornate di tante persone; si tratta di un sentimento di precarietà, a volte di disperazione profonda che invade lo spazio interiore e che sembra prevalere su ogni slancio di gioia. La tristezza sottrae senso e vigore alla vita, che diventa come un viaggio senza direzione e senza significato. Questa serata mostra come un paradigma della tristezza umana sia al termine di un traguardo su cui Sara aveva investito tante energie (quasi un mese in qualità di pacchista) per poi incontrare la distruzione di ciò che le appariva come l’essenziale della propria vita (Elia e i suoi “desiderata”: l’America, l’auto, ecc.). La speranza è svanita, la desolazione ha preso in possesso il cuore della mamma di Elia: tutto è imploso in meno di un’ora in una drammatica successione di eventi. Il paradosso è davvero emblematico: questo triste viaggio di sconfitta e di ritorno all’ordinario si compie: tutto è perduto, però occorre tornare alla vita di prima, col profilo basso, sperando di non essere riconosciuti. La tristezza annebbia lo sguardo della ex-compagna di Ruben, l’aggettivo greco più consono è – σκυθρωποί skythropoí – che descrive una tristezza integrale, il volto imbronciato bagnato dalle lacrime, quasi che sul suo viso si evidenzi la paralisi dell’anima. Ma appena fuori dal “Teatro delle Vittorie”, lontano dai pacchisti e dall’ingombrante chiasso del Conduttore e della sua spalla Ballerina (!), subito si riaccende la gioia, l’energia scorre di nuovo nelle membra stanche di Sara, la memoria torna a farsi grata perché scopre che soltanto lui, Elia, renderà possibile l’impossibile: la gioia dell’abbraccio con Elia, sono sicuro che sia stata, per Sara e Ruben, di dolce monito dopo che il cammino è stato duro. Ringrazio per la disponibilità, Angelo da Varese.-
Mi sono persa l’ultima manciata di secondi
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