27 Nov, 2025 - 14:14

Ucraina, Trump è determinato a porre fine alla guerra ma riuscirà a interrompere le dinamiche che girano attorno al conflitto?

Ucraina, Trump è determinato a porre fine alla guerra ma riuscirà a  interrompere le dinamiche che girano attorno al conflitto?

La questione del conflitto tra Russia e Ucraina è diventata uno dei temi centrali della politica estera statunitense, soprattutto dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Le sue promesse elettorali, le difficoltà diplomatiche incontrate e le reazioni internazionali al recente piano di pace proposto delineano un quadro complesso, in cui ambizioni personali, tensioni globali e ricerca di equilibrio strategico si intrecciano.

Promesse elettorali e prime difficoltà diplomatiche

Una delle promesse elettorali più importanti sulla politica estera di Donald Trump era quella relativa alla guerra in Ucraina.

Secondo lui, il conflitto non sarebbe scoppiato se fosse stato lui il presidente nel febbraio 2022, ma rivendicava comunque la capacità di poter porre fine alla guerra in 24 ore. Una missione impossibile, che infatti si è rivelata tale.

La mediazione tra le parti non è stata semplice come Trump si aspettava. Queste difficoltà hanno lasciato un segno sulla sua iniziativa diplomatica. Gli sforzi diplomatici di Trump e della sua squadra, finora, sono stati piuttosto altalenanti e accompagnati da momenti di rottura.

Il presidente americano mantiene ancora come priorità la fine della guerra tra Russia e Ucraina. Da ricordare che Trump si è autoimposto il ruolo di pacificatore globale e mira a costruire un’eredità storica.

Il piano di pace e le reazioni

Un piano composto da 28 punti è stato rivelato nei giorni scorsi e Trump, inizialmente, ha concesso a Kiev il tempo per accettarlo fino al 27 novembre, ovvero circa cinque giorni.

Gli alleati europei dell’Ucraina si sono attivati prontamente per preparare una controproposta. Questa reazione mostra quanto il piano sia stato percepito come squilibrato. Per molti, infatti, i termini erano una serie di richieste di capitolazione.

Zelensky, invece, non ha chiuso la porta alla proposta ma, al contrario, ha aperto alla discussione delle disposizioni. Nel frattempo, il presidente ucraino, che sembra indebolito dal recente scandalo di corruzione, ha rafforzato la sua posizione negoziale collaborando per assicurare una “risoluzione equa” per il suo popolo.

Il piano è stato successivamente revisionato ed è passato da 28 a 19 punti dopo consultazioni con Kiev e con gli alleati europei. L’approccio dell'amministrazione americana, sotto la guida di Trump, riflette il pragmatismo di un uomo d’affari, con l’inviato Steve Witkoff al centro del dialogo.

Trump, infatti, ha definito il piano come un documento in evoluzione. Gli sviluppi appaiono positivi, anche se non ancora definitivi.

L’approccio di Trump e le sfide del negoziato

I funzionari dell’amministrazione sottolineano che l’obiettivo resta fermare i combattimenti senza preclusioni sui dettagli specifici, purché condivisi da Mosca e Kiev. Nonostante ciò, la strada resta piena di ostacoli. Trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti rimane infatti un impegno complesso.

La flessibilità di Trump contrasta con la linea del suo predecessore Joe Biden, che portava avanti un’agenda focalizzata sulla difesa ucraina piuttosto che su un dialogo. Mentre la guerra si avvicina al quarto anno di combattimenti, il successo dell’ultimo tentativo di Washington per porre fine al conflitto dipenderà dalla capacità di bilanciare le concessioni senza alienare Kiev e senza infuriare Mosca.

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