29 Oct, 2025 - 17:47

Risparmio 2025, l’incubo delle famiglie italiane: “Non ce la facciamo più”. Cresce l’ansia economica

Risparmio 2025, l’incubo delle famiglie italiane: “Non ce la facciamo più”. Cresce l’ansia economica

Il mondo corre, e troppo in fretta. Cambia tutto, anche il modo di gestire i risparmi degli italiani. Nel 2025, quando il futuro pesa e mancano strategie durature per affrontare l’incertezza, il caro vita e la paura di non avere abbastanza liquidità stanno cambiando profondamente le abitudini finanziarie delle famiglie.

Si sa che bisognerebbe risparmiare, ma la realtà quotidiana racconta altro: mancano certezze, l’inflazione cresce, i beni di prima necessità costano sempre di più e le tensioni geopolitiche aggravano una precarietà che spinge a consumare tutto ciò che si guadagna.

Eppure, da generazioni, gli italiani conoscono bene il valore del risparmio. Nonostante le difficoltà, hanno sempre cercato di mettere da parte qualcosa per prevenire tempi duri, come una forma di protezione, quasi un rito di sopravvivenza.

Perché senza risparmio non c’è paracadute, non c’è sicurezza, non c’è futuro. Ma allora, oggi, come si risparmia davvero? E come si gestisce il denaro quando non basta più?

La crisi del risparmio nel 2025: solo 4 famiglie su 10 riescono ad accantonare

Siamo portati a pensare che risparmiare e spendere siano due realtà che viaggiano di pari passo. In realtà, la capacità delle famiglie di accantonare denaro è crollata rapidamente.

Sempre più famiglie, infatti, consumano l'intero reddito per coprire spese essenziali come alimenti, bollette e mutui; molte altre sono addirittura costrette ad attingere ai risparmi accumulati negli anni precedenti.

La causa, come riportato da milanofinanza.it, è chiara: la crescita del costo della vita, unita a salari che non tengono il passo dell’inflazione, ha eroso il margine di sicurezza delle famiglie.

Di conseguenza, il risparmio, che un tempo era una prassi consolidata per molti italiani, oggi rappresenta quasi un privilegio per pochi.

Queste difficoltà finanziarie rappresentano un problema evidente non solo per il benessere generale del Paese, ma anche per l'impatto diretto sulle comunità.

 La riduzione della capacità di risparmio alimenta infatti una crescente ansia economica, che colpisce in particolare i ceti medi e le famiglie con figli.

Perché gli italiani non riescono più a risparmiare nel 2025

Le cause di questa crisi del risparmio sono molteplici e interconnesse. In primo luogo, l’inflazione costante riduce il potere d’acquisto reale, obbligando le famiglie a destinare una quota sempre maggiore del reddito ai beni primari.

A questo si aggiungono spese impreviste, come l’aumento dei costi energetici o sanitari, che mettono in difficoltà anche chi ha entrate stabili.

Molti italiani, di fronte a un futuro incerto, cercano di mantenere liquidità immediata piuttosto che accantonare, preferendo avere denaro disponibile sul conto per far fronte alle emergenze.

Il risultato è un circolo vizioso in cui la mancanza di risparmio alimenta la percezione di precarietà e riduce la fiducia nelle proprie capacità economiche.

Risparmio e consumi in frenata nel 2025: gli italiani scelgono la prudenza

Nel 2025, la scelta della prudenza da parte degli italiani si traduce in un evidente calo dei consumi. Per riuscire a coprire le spese essenziali, si rinuncia a viaggi, ristoranti e cultura e, in molti casi, si taglia persino sulle cure per la salute.

La riduzione del potere d'acquisto contrae la spesa per i beni "non urgenti". Si cerca di mantenere una parvenza di stabilità concentrandosi solo su ciò che serve davvero, pur con la consapevolezza di non "vivere meglio".

Questa cultura della prudenza è rafforzata dalla scarsa propensione agli investimenti: ben il 64% degli italiani preferisce tenere la liquidità sui conti correnti. È una scelta dettata più dalla ricerca di sicurezza che da una speranza di rendimento futuro.

Allo stesso modo, i pochi che investono lo fanno con finalità precise: protezione del capitale, acquisto della casa e difesa dall'inflazione. Non si cerca un vero incentivo, ma si opta per strumenti semplici e a basso rischio.

Persino quelli che un tempo potevano rappresentare la chiave di volta, ovvero gli investimenti sostenibili, hanno perso rilevanza: secondo gli ultimi dati Acri-Ipsos, l'attenzione ai criteri ESG è scesa al 14%, contro il 20% del 2024, perché la priorità è tornata al puro rendimento e alla sicurezza.

In risposta a questa nuova fragilità economica, cresce la spinta verso una maggiore educazione finanziaria, con proposte che includono lezioni dedicate nelle scuole e incentivi fiscali per i risparmiatori.

Intanto, si indebolisce anche la fiducia nell’euro. Secondo la stessa indagine Acri-Ipsos, il 65% degli italiani si dichiara insoddisfatto della moneta unica, soprattutto tra gli adulti e i residenti del Sud: è il segno di un malessere che va oltre l’economia e tocca la fiducia stessa nelle istituzioni europee.

Oltre la prudenza: ricostruire la fiducia

Quello che emerge per il 2025 non è solo un quadro di difficoltà economica, ma di profonda ansia sociale. La "prudenza" nei consumi non è più una virtù scelta, ma una necessità subita che erode la qualità della vita e la fiducia nel futuro.

Le proposte di educazione finanziaria sono essenziali, ma da sole non possono bastare se non affiancate da interventi strutturali sui salari e sull'inflazione.

Senza un'inversione di tendenza, il rischio è che il "paracadute" del risparmio, un tempo orgoglio e motore del Paese, si strappi definitivamente, lasciando un'intera generazione senza rete di sicurezza di fronte alle inevitabili turbolenze future.

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