31 Oct, 2025 - 09:37

"Assassinio a Venezia": come finisce, trama e locations del terzo capitolo della saga su Hercule Poirot

"Assassinio a Venezia": come finisce, trama e locations del terzo capitolo della saga su Hercule Poirot

C’è un velo di nebbia, un tintinnio d’acqua e il passo lento di una gondola che si riflette sui muri umidi della città lagunare. "Assassinio a Venezia", diretto e interpretato da Kenneth Branagh, riporta sullo schermo il mitico Hercule Poirot, ma con una veste nuova, più introspettiva e quasi gotica.

Uscito nel 2023, questo terzo capitolo della saga ispirata ai romanzi di Agatha Christie ci catapulta in una Venezia spettrale del dopoguerra, lontana dalla mondanità delle cartoline e più vicina ai fantasmi del passato.

Branagh sceglie di far respirare la città come un personaggio vivo: cupa, misteriosa, malinconica. La storia si apre alla vigilia di Ognissanti, quando le ombre si fanno più dense e il confine tra vivi e morti sembra assottigliarsi. È proprio in questo clima da brivido che il celebre detective belga, ormai in pensione e disilluso, viene trascinato in un nuovo caso che mescola logica e paranormale.

L’atmosfera è quella di un thriller elegante, ma con un tocco da ghost story. Kenneth Branagh, con i suoi baffi ormai leggendari e lo sguardo più tormentato che mai, offre una versione più fragile e umana del detective, che questa volta deve affrontare non solo l’assassino, ma anche i propri demoni interiori. Ecco tutto quello che c'è da sapere su trama, finale e le splendide locations dove è stato girato il film.

La trama di "Assassinio a Venezia"

In questa nuova avventura, ritroviamo Hercule Poirot ritirato a Venezia, dove vive un esilio dorato ma solitario. Ha chiuso con i casi, con gli enigmi e, forse, con l’umanità stessa. Tutto cambia quando la sua vecchia amica Ariadne Oliver - una scrittrice di gialli brillante e pungente, interpretata da Tina Fey - lo trascina a una festa di Halloween organizzata nel palazzo fatiscente della ex cantante lirica Rowena Drake.

La serata, già di per sé carica di mistero, prende una piega decisamente inquietante quando entra in scena una medium, Joyce Reynolds, invitata per condurre una seduta spiritica. L’obiettivo? Comunicare con lo spirito di Alicia, la figlia defunta di Rowena, morta in circostanze mai del tutto chiarite. L’atmosfera si fa elettrica: le luci tremolano, i sussurri si fanno più fitti e il soprannaturale sembra bussare davvero alla porta.

Ma come in ogni giallo che si rispetti, la tensione sfocia nell’inevitabile: un omicidio scuote la festa. Una morte inspiegabile, avvenuta sotto gli occhi di tutti ma senza che nessuno abbia realmente visto nulla. È il momento in cui l’istinto investigativo di Poirot, per quanto sopito, si riaccende. Da quel momento, la villa veneziana si trasforma in una trappola chiusa, dove ogni ospite diventa sospettato e ogni sguardo può nascondere una menzogna.

Branagh costruisce un gioco a incastri che mescola la psicologia dei personaggi alla tensione da camera chiusa. I fantasmi che si aggirano tra le mura non sono solo quelli dell’aldilà, ma anche quelli interiori dei protagonisti: sensi di colpa, amori perduti, rancori e desideri taciuti. Tutto si intreccia in un mosaico perfetto di mistero e dolore, fino a un finale in cui il raziocinio del detective deve confrontarsi con l’inspiegabile.

Le suggestive location: dov'è stato girato il film?

Uno dei punti forti di "Assassinio a Venezia" è proprio l’ambientazione. Kenneth Branagh e la scenografa Hildur Guðnadóttir - già premiata per "Joker" - hanno trasformato la Venezia del 1947 in un teatro dell’anima, dove la bellezza si fonde con l’angoscia. Dimenticate le gondole romantiche e i turisti sorridenti: qui la laguna è un luogo di ombre e riflessi, un labirinto di acqua e pietra che sembra custodire segreti antichi.

Le riprese, tra set ricostruiti e location reali, mostrano una città sospesa nel tempo. Piazza San Marco appare solo come un’eco lontana, mentre la maggior parte delle scene si svolge all’interno di un palazzo decadente, dove le pareti trasudano memorie e la luce filtra come attraverso un sogno. Le calli strette, le scalinate umide e la nebbia che avvolge tutto amplificano il senso di claustrofobia e mistero.

Venezia, in questo film, non è uno sfondo: è la co-protagonista. Ogni inquadratura è un piccolo dipinto barocco in cui la decadenza si fa poesia. Il rumore dell’acqua, il canto lontano di una gondola, il rintocco delle campane: tutto concorre a creare un’ambientazione che vibra di suggestione. È come se la città respirasse con i personaggi, amplificando le loro paure e i loro segreti.

Il finale di "Assassinio a Venezia": il plot twist scioccante

E poi arriva il momento clou, quello che ogni fan di Agatha Christie attende: la grande rivelazione.

Nel salone principale del palazzo, Poirot convoca tutti i sospettati per il classico "atto finale" da brivido. La tensione è alle stelle, le ombre danzano sulle pareti e il detective, con voce calma ma penetrante, comincia a ricomporre il puzzle.

Come sempre, nulla è come sembra. L’assassino non è il più evidente, ma il più insospettabile. Dietro l’apparente serenità dei presenti si nasconde una rete di bugie e rancori che culmina in una verità dolorosa. Il movente, come spesso accade, affonda nelle emozioni umane: amore, gelosia, vendetta.

La medium Joyce Reynolds, accusata di essere una ciarlatana, rivela un passato più complesso del previsto, mentre la figura di Alicia - la giovane defunta - diventa la chiave simbolica dell’intero mistero.

Il colpo di scena finale non solo svela l’assassino, ma mette a nudo il cuore ferito di Poirot, che ritrova - forse - un barlume di fede nell’umanità. Il detective non è più solo un uomo di logica, ma anche un’anima che ha imparato a guardare oltre la superficie. Tra riflessi d’acqua e lacrime non dette, "Assassinio a Venezia" chiude con un tono malinconico e potente, lasciando il pubblico sospeso tra realtà e illusione, tra razionalità e mistero.

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