La ricerca dell'indipendenza è una delle tappe fondamentali della vita adulta. Tuttavia, per i giovani italiani, questo percorso è sempre più spesso una corsa a ostacoli, posticipata non da una mancanza di desiderio, ma da una realtà economica implacabile. L'età media in cui si lascia il nido familiare si attesta intorno ai 30 anni, un dato significativamente superiore alla media europea (circa 26 anni), e questo ritardo ha un impatto profondo su relazioni, progetti di vita e dinamiche sociali.
Il fattore più schiacciante è lo squilibrio tra stipendi e costo della vita, in particolare quello legato all'abitazione.
● Affitto "Mangia-Stipendio": In molte città italiane, l'affitto per un bilocale arriva a incidere per oltre il 40% (e in alcuni casi fino al 52%) dello stipendio medio. Per i giovani con contratti precari o stipendi iniziali, questa percentuale è insostenibile.
● Case Inaccessibili: L'acquisto di una casa è un miraggio. La spesa per comprare un'abitazione media richiede decine di stipendi mensili, rendendo quasi impossibile accedere a un mutuo senza garanzie familiari.
● Precarietà del Lavoro: Molti giovani si scontrano con la precarietà e con retribuzioni basse. La mancanza di stabilità economica rende imprudente non solo l'acquisto, ma anche un semplice contratto di affitto a lungo termine.
Questa situazione costringe a posticipare l'uscita di casa fino al raggiungimento di una stabilità economica che spesso arriva solo in prossimità dei trent'anni.
La convivenza prolungata con i genitori, spesso definita in modo dispregiativo "mammonismo", è in realtà per molti una necessità imposta, non una scelta.
Il ruolo delle famiglie italiane è cruciale come ammortizzatore sociale, permettendo ai figli di cercare un lavoro stabile senza l'onere immediato del canone di locazione. Questo supporto è vitale per evitare un crollo economico.
Tuttavia, una coabitazione così lunga può generare tensioni e frustrazioni. Il giovane adulto fatica a veder riconosciuta la propria indipendenza decisionale all'interno del nucleo familiare. L'assenza di uno spazio "proprio" limita la libertà di espressione e di scelte personali.
Il ritardo nell'indipendenza abitativa ha un effetto domino sui progetti di vita e sulla formazione di una famiglia:
● Il Rinvio della Famiglia: La decisione di andare a convivere e, soprattutto, avere figli, è strettamente legata alla stabilità abitativa ed economica.
● Età Genitoriale e Fertilità: L'età media delle madri al primo parto continua a salire (attestandosi a circa 32,6 anni nel 2024). Questo ritardo, dovuto a fattori economici e sociali, porta con sé l'aumento del rischio di infertilità fisiologicamente legato all'età. Il dilemma è crudele: la stabilità economica necessaria arriva proprio quando la fertilità biologica comincia a diminuire.
● Crollo della Natalità: Il risultato di questo incrocio di fattori è il minimo storico di nascite registrato in Italia (numero medio di figli per donna a 1,18 nel 2024), sintomo di una società che non permette ai suoi giovani di esprimere appieno il proprio desiderio di futuro.
La "generazione dei trentenni a casa" non è una generazione pigra, ma una generazione bloccata da dinamiche macroeconomiche. La soluzione a questo complesso problema deve affrontare le cause strutturali del ritardo:
L'indipendenza non è un lusso, ma il fondamento su cui si costruiscono la serenità individuale e il futuro di un Paese. Permettere ai giovani di spiccare il volo non è solo un atto di giustizia sociale, ma un investimento essenziale per l'intera collettività.
A cura di Chiara Ena
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