18 Nov, 2025 - 18:53

L’UE verso una "Schengen militare": meno burocrazia per un’Europa sempre più armata e centralizzata

L’UE verso una "Schengen militare": meno burocrazia per un’Europa sempre più armata e centralizzata

L'Unione Europea si avvicina sempre di più a realizzare un’inedita forma di integrazione militare, spesso definita come "Schengen militare". Questa iniziativa mira a creare uno spazio di mobilità rapida e senza ostacoli per truppe e mezzi militari sul territorio europeo, eliminando le lunghe procedure burocratiche e le restrizioni esistenti che rallenterebbero i trasporti in situazioni di emergenza. La proposta rappresenta un passo cruciale verso una maggiore integrazione e coordinamento dei paesi membri dell’UE.

La proposta di “Schengen militare”

Il progetto di una "Schengen militare" prevede numerose novità di portata storica.

Secondo quanto riportato da RFE/RL, vengono descritte due strategie proposte: investire nelle infrastrutture critiche e ridurre la burocrazia tra i paesi membri.

La prima strategia prevede di migliorare e adattare ferrovie, porti, ponti e altri snodi logistici in tutta Europa, incluse due nazioni candidate come Ucraina e Moldavia, affinché possano sostenere il rapido movimento di equipaggiamenti e truppe.

La seconda, invece, è rivolta ad armonizzare o semplificare le diverse burocrazie e leggi nazionali che oggi rendono complicato e lento spostare forze armate da uno stato all’altro. L’obiettivo è permettere un trasferimento più rapido e fluido delle risorse militari all’interno dell’UE.

La Commissione europea punta a creare entro il 2027 uno spazio unico per la mobilità militare nell’UE. Questo rappresenterebbe il primo passo verso la costruzione di un vero e proprio “Schengen militare”, che preveda norme comuni, infrastrutture adeguate e capacità operative integrate.

L’obiettivo finale è quello di ridurre i tempi di attraversamento tra i diversi stati membri a un massimo di tre giorni.

Un progetto in evoluzione

"Schengen militare" non è un progetto nuovo ma risale al 2017. La Commissione europea ha elaborato i piani d'azione diverse volte: nel 2018, nel 2022 e nel 2024. Sebbene i tentativi finora non abbiano prodotto i risultati sperati da Bruxelles, nell’anno in corso, considerando anche le tensioni geopolitiche, il progetto si rivela sempre più rilevante.

Nel 2025, 23 dei 27 Paesi membri dell'Unione Europea fanno parte della NATO. La maggior parte degli alleati della NATO ha posto l'obiettivo di spendere il 3,5 per cento del PIL in equipaggiamenti militari entro il 2035. Un ulteriore 1,5 per cento, invece, andrà ad altri investimenti, come la mobilità militare. La situazione attuale quindi rende necessaria una rinnovata discussione su come gestire il flusso tra i membri dell'Alleanza Atlantica.

Le sfide e le criticità della “Schengen militare”

Nonostante le ambizioni, il progetto di una “Schengen militare” si scontra con diversi ostacoli di natura politica e logistica.

La prima criticità riguarda l’unanimità necessaria tra gli stati membri per approvare le nuove norme e attivare i sistemi di emergenza. Molti paesi sono ancora restii a cedere completamente sovranità in materia di sicurezza e difesa e preferiscono mantenere un controllo sulle proprie infrastrutture strategiche.

Inoltre, il finanziamento rappresenta un grande problema: anche se il prossimo bilancio prevede ingenti risorse, l’effettiva disponibilità di fondi potrebbe essere influenzata dalle divergenze di interesse tra i paesi più influenti.

Infine, ci sono anche questioni di tipo operativo e procedurale: la normativa, ancora in fase di sviluppo, dovrà eventualmente coordinarsi con le normative nazionali.

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