25 Nov, 2025 - 13:35

Omicidio Francesca Deidda, i giudici: "Sollai agì con freddo calcolo: da parte sua nessun rimorso"

Omicidio Francesca Deidda, i giudici: "Sollai agì con freddo calcolo: da parte sua nessun rimorso"

La Corte d'Assise di Cagliari ha depositato ieri le motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo emessa lo scorso 2 luglio nei confronti di Igor Sollai, il 43enne reo confesso dell'omicidio della moglie Francesca Deidda, avvenuto a San Sperate nel maggio 2024. 

Nel documento, lungo circa 200 pagine, i giudici analizzano nel dettaglio il delitto, evidenziando, in particolare, l'assenza totale di pentimento da parte dell'imputato, che avrebbe agito secondo un piano freddamente calcolato per ragioni economiche e sentimentali. 

Omicidio Francesca Deidda, ecco le motivazioni della sentenza

Il cadavere della 42enne fu rinvenuto nelle campagne tra Sinnai e San Vito, nel Cagliaritano, il 18 luglio 2024. Da mesi però i familiari non avevano notizie di Francesca. Tanto che il fratello, Andrea - assistito dall'avvocato Gianfranco Piscitelli - ne aveva denunciato la scomparsa già a fine maggio.

Ad essere preoccupati per la donna erano anche i colleghi di lavoro, insospettiti dal fatto che si fosse licenziata via mail, senza fornire spiegazioni. In alcuni messaggi, scriveva ai suoi amici di essersi allontanata in vista di una possibile separazione dal marito.

Ma non spiegava dove sarebbe andata e per quanto tempo. Semplicemente, come sarebbe emerso dopo, non era lei a scrivere, ma Igor Sollai, che l'aveva uccisa e che, lo scorso luglio, è stato condannato all'ergastolo. 

Premeditazione e movente economico: "Igor Sollai calcolatore"

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima sarebbe stata colpita con un martello mentre riposava sul divano di casa. Sollai avrebbe poi nascosto il suo corpo in un borsone, tra la vegetazione.

Interrogato, egli negò inizialmente ogni responsabilità. Nel novembre 2024, mentre era già in carcere a Uta, confessò infine il delitto. Tre le aggravanti che gli sono state riconosciute.

Oltre alla premeditazione, la crudeltà e la minorata difesa della vittima. Esclusi, invece, i motivi abietti e futili. Per i giudici, in pratica, il 43enne avrebbe commesso il delitto dopo averlo freddamente pianificato. 

Le ragioni? Di tipo economico e sentimentale: l'uomo avrebbe voluto disporre dell'eredità della moglie - tra i suoi obiettivi la riscossione dell'assicurazione sulla vita -, e costruirsi al contempo una nuova vita con l'amante.

Nessun segno di pentimento del 43enne dopo il femminicidio 

Uno degli elementi centrali della condanna riguarda la personalità dell'imputato. I giudici osservano che Sollai

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non ha mai manifestato alcun reale rammarico per i gravissimi delitti compiuti, ma è sempre apparso freddamente determinato, prima e dopo la sua carcerazione, ad operare esclusivamente nell’ottica di garantirsi una possibilità di limitare le conseguenze del gravissimo delitto commesso.

Anche la tardiva ammissione di responsabilità, secondo la Corte, non sarebbe stata un segnale di pentimento, ma una mossa tattica finalizzata a ottenere "benefici personali",

virgolette
sia nell’immediato sotto il profilo dell’ottenimento di una misura custodiale attenuata, sia nell’ottica di scongiurare il consolidarsi di un quadro probatorio caratterizzato dalla ri-correnza di plurime aggravanti, in particolare quella della premeditazione.

Nessun rimorso, dunque, da parte di Sollai, che è stato condannato dai giudici anche al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro a favore del fratello della vittima. Gli altri risarcimenti saranno discussi in sede civile.

Intanto, a Elmas, cittadina di cui Francesca era originaria, la 42enne è stata ricordata con affetto e commozione da autorità, studenti e cittadini in occasione della Giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre di ogni anno. 

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