Le tensioni su Taiwan mettono alla prova gli equilibri tra Stati Uniti, Cina e Giappone. Trump, Xi Jinping e Sanae Takaichi si muovono in un complesso gioco diplomatico che coinvolge sicurezza regionale e strategie militari.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha parlato con il presidente cinese Xi Jinping e con il premier giapponese, Sanae Takaichi, in un contesto di crescenti tensioni legate a una disputa su Taiwan.
La prima telefonata tra Xi e Trump è stata seguita da una chiamata tra il leader americano e Takaichi. Il presidente cinese ha ribadito le sue rivendicazioni su Taiwan.
La disputa è iniziata in seguito alle dichiarazioni della premier giapponese, che ha affermato che un eventuale attacco cinese all'isola autonoma di Taiwan potrebbe minacciare la sopravvivenza del Giappone e innescare una risposta militare di Tokyo. Da ricordare che il punto più vicino di Taiwan si trova a circa 112 chilometri dal territorio giapponese.
La Cina ritiene che Taiwan faccia parte del proprio territorio, così l’isola è al “centro degli interessi” di Pechino che non esclude la possibilità di usare la forza per riportarla sotto il proprio controllo. Il governo cinese ha accusato il Giappone di alimentare deliberatamente le tensioni regionali.
Trump si trova tra Pechino e Tokyo mentre la disputa va avanti. Sembra aver instaurato un buon rapporto con Takaichi, che è entrata in carica circa un mese fa, durante una visita in Giappone ad ottobre.
Proprio nello stesso periodo, il presidente americano ha incontrato Xi in Corea del Sud per affrontare le tensioni tra le due maggiori economie mondiali riguardo al commercio e ad altre questioni. Durante questo incontro, le parti Trump e Xi non hanno menzionato Taiwan, il che ha sorpreso gli osservatori. Diversi analisti hanno interpretato la recente telefonata tra Trump e Xi come una competizione strategica contenuta.
Il premier Taiwanese, Cho Jung-tai, ha dichiarato, il 25 novembre 2025, che per gli abitanti di Taiwan non esiste "alcuna possibilità di tornare" in Cina. Il presidente taiwanese, Lai Ching-te, ha affermato invece che la sicurezza nazionale non è negoziabile e che Taiwan rafforzerà ulteriormente le proprie difese, insieme al sostegno degli Stati Uniti.
Taiwan ha annunciato un bilancio speciale per la difesa di 40 miliardi di dollari e nuove misure per proteggersi da eventuali attacchi.
Il bilancio della difesa di Taiwan nel 2026 arriverà al 3,32 per cento del PIL, il valore più alto dal 2009. Il presidente Lai punta a far salire la spesa al 5 per cento del PIL entro il 2030.Tuttavia, gli esperti avvertono che una de-escalation della crisi è ancora lontana.
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