26 Nov, 2025 - 10:58

Pace o resa? Ecco il piano in 19 punti che può cambiare il destino dell’Ucraina

Pace o resa? Ecco il piano in 19 punti che può cambiare il destino dell’Ucraina

Il nuovo piano di pace in Ucraina in 19 punti è una versione ridotta e più ambigua del precedente schema in 28 punti, frutto dei negoziati tra Washington e Kyiv a Ginevra. Non esiste ancora un testo pubblico definitivo, ma dalle ricostruzioni emerge un quadro di cessate il fuoco, neutralità di Kyiv, limiti militari e rinvio delle questioni territoriali alle scelte politiche di Donald Trump, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.​

Come nasce il piano in 19 punti

Il piano a 19 punti è il risultato di una revisione d’emergenza del contestato documento in 28 punti, elaborato da emissari statunitensi con input russi e trapelato alla stampa suscitando forti proteste in Ucraina e in Europa. Per disinnescare lo scandalo, delegazioni di Stati Uniti, Ucraina e partner europei si sono riunite a Ginevra, tagliando le parti più apertamente filorusse e riscrivendo il testo in una versione più accettabile per Kyiv, ridotta appunto a 19 punti.​

Secondo fonti diplomatiche, l’originale impianto che prevedeva pesanti concessioni territoriali, drastica riduzione dell’esercito ucraino e un ritorno “prematuro” di Mosca nel consesso occidentale è stato rimaneggiato, ma non stravolto. Il nuovo schema resta quindi un compromesso che cerca di tenere insieme le richieste di sicurezza ucraine con la volontà di Trump di chiudere rapidamente il conflitto e la disponibilità russa a discutere solo partendo dai fatti compiuti sul terreno.​

I pilastri: cessate il fuoco e sovranità

Uno dei cardini del piano è un cessate il fuoco immediato lungo la linea del fronte attuale, con blocco delle offensive su entrambi i lati e avvio di meccanismi di supervisione internazionale. Gli analisti sottolineano che questa clausola, se applicata alla situazione militare di fine novembre 2025, congelerebbe sul campo i recenti guadagni russi, ma allo stesso tempo fermerebbe un’ulteriore erosione del territorio ucraino.​

Nel documento rientra anche una formula per “confermare” la sovranità dell’Ucraina come Stato indipendente, un riconoscimento formale pensato per bilanciare le altre parti del testo che accettano nuove realtà territoriali a favore di Mosca. Per Kyiv questo è un punto simbolicamente importante, ma rischia di apparire vuoto se combinato con il congelamento delle conquiste russe e con un riconoscimento di fatto del controllo di Mosca su alcune regioni.​

Neutralità, NATO ed esercito ucraino

Altro asse centrale del piano è la neutralità di lungo periodo dell’Ucraina, con la rinuncia ad aderire alla NATO in cambio di garanzie di sicurezza multilaterali. In questa cornice si parla di una sorta di “ombrello” collettivo: un gruppo di Paesi (USA, alcuni europei e forse altri partner) si impegnerebbe a difendere l’Ucraina in caso di nuova aggressione, con meccanismi ispirati all’Articolo 5 della NATO ma giuridicamente distinti.​

Il piano in 19 punti include anche limiti quantitativi e qualitativi sulle forze armate ucraine, con tetti all’organico e restrizioni sui sistemi d’arma schierabili vicino ai confini con la Russia e il territorio occupato. Per i critici, questo rischio di trasformare l’Ucraina in una “zona cuscinetto disarmata”, mentre per i sostenitori è un modo per rassicurare il Cremlino e ridurre la probabilità di futuri scontri diretti tra Russia e NATO.​

Territori occupati e sanzioni

La parte più sensibile del piano riguarda i territori occupati: qui la nuova bozza non offre soluzioni nette, ma “bracketa”, cioè rimanda alle decisioni dei leader, i nodi su confini definitivi, referendum e status delle regioni occupate. Nelle versioni precedenti si parlava di riconoscere de facto alla Russia il controllo su Crimea, Donetsk e Luhansk nella loro interezza, oltre a congelare le linee in Kherson e Zaporizhzhia, ma queste formulazioni sarebbero state attenuate o rimosse dal testo in 19 punti.​

Sulle sanzioni, il piano prevede solo linee generali: un alleggerimento graduale delle misure occidentali contro la Russia in parallelo all’attuazione delle clausole di sicurezza e al mantenimento del cessate il fuoco. Viene inoltre ventilata la possibilità di un progressivo reintegro di Mosca in alcuni formati internazionali, incluso un ritorno al G8 e accordi economici di lungo termine con gli Stati Uniti, elementi che restano però tra i più contestati nell’opinione pubblica ucraina ed europea.​

Diritti umani, ricostruzione e prospettive

Il piano a 19 punti include anche capitoli su scambi di prigionieri, rientro dei deportati (in particolare i bambini trasferiti in Russia) e creazione di comitati umanitari congiunti per gestire i casi irrisolti. Si parla inoltre di fondi per la ricostruzione, con un uso controllato degli asset russi congelati e contributi internazionali, ma con forti limiti all’impiego di risorse occidentali nei territori che resterebbero sotto controllo di Mosca.​

Al 26 novembre 2025 il piano non è ancora un accordo firmato ma una cornice negoziale, accettata in linea di principio da Washington e Kyiv e ancora in attesa di una risposta formale da parte della Russia. Il fatto che i passaggi più esplosivi – confini definitivi, status delle regioni occupate, rapporto tra NATO e Russia – siano stati rinviati alle decisioni di Trump, Zelensky e Putin indica che la vera battaglia politica e diplomatica deve ancora cominciare.

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