26 Nov, 2025 - 15:50

TikTok è la nuova televisione: come cambia l’informazione per i giovani

In collaborazione con
Samuel Kris Chinapah
TikTok è la nuova televisione: come cambia l’informazione per i giovani

Per le nuove generazioni, l’informazione non passa più dalla televisione. Passa dal telefono. E sempre più spesso scorre in verticale, nel formato breve e iper-visivo dei social media. È qui che la Gen Z cerca notizie, opinioni, analisi: soprattutto su TikTok e Instagram, che stanno rapidamente diventando i nuovi “media generalisti” per chi ha tra i 16 e i 30 anni.

La trasformazione è profonda e certificata dai dati. Un’indagine del parlamento europeo mostra che il 42% dei giovani considera i social media la propria fonte principale di informazione su temi politici e sociali. Il dato cresce nella fascia più giovane, quella tra i 16 e i 18 anni, dove un ragazzo su due si affida interamente ai feed delle piattaforme. Instagram resta il punto di riferimento più utilizzato, ma TikTok avanza con forza, attirando il 39% dei giovani che cercano contenuti di attualità.

Quando l’informazione diventa un video da 30 secondi

TikTok ha cambiato il modo in cui le notizie vengono percepite. Il formato è breve, immediato, altamente narrativo. L’informazione si mescola con intrattenimento, commenti, meme, storytelling. È un linguaggio nuovo, capace di raggiungere chi con giornali e talk show non ha mai avuto confidenza.

Questo nuovo ecosistema ha però un effetto collaterale significativo: la notizia passa nel momento in cui appare nel feed, non quando la cerchi. Non sei tu che vai verso l’informazione, è lei che arriva, selezionata da un algoritmo che decide quali contenuti mostrarti in base alle tue abitudini digitali, non alla loro autorevolezza. I contenuti non sono più ricercati ma arrivano in maniera “mediata” o casuale, spostando il baricentro dell’informazione dal criterio editoriale alla spinta algoritmica.

Opportunità e rischi della “nuova piazza digitale”

Per migliaia di giovani, TikTok è anche un luogo di partecipazione. I creator diventano narratori di attualità, semplificano temi complessi, lanciano discussioni che coinvolgono milioni di utenti. Ci sono sicuramente vantaggi evidenti: maggiore accessibilità, più stimoli, un linguaggio diretto e inclusivo. Le notizie arrivano dove prima non arrivavano.

Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Il confine tra informazione e opinione si assottiglia, l’ecosistema è veloce e spesso poco verificato e la disinformazione trova terreno fertile proprio per la rapidità con cui contenuti accattivanti possono diventare virali. La sfida, quindi, non è soltanto capire dove i giovani si informano, ma come imparano a distinguere la qualità delle fonti in un ambiente in cui tutto sembra notizia.

Università e formazione: le nuove sfide

Per chi studia, soprattutto in contesti universitari, questa trasformazione richiede nuove competenze. Non basta consumare contenuti: bisogna saperli leggere, contestualizzare, verificare. Le università stanno iniziando a integrare percorsi focalizzati su media literacy, perché oggi la vera competenza non è solo trovare informazioni, ma capire se sono affidabili.

La società nel frattempo, deve fare i conti con una generazione che si informa diversamente e che pretende linguaggi più rapidi, più trasparenti e più vicini alla propria quotidianità rispetto a quelli tradizionali della comunicazione politica e giornalistica. TikTok non è più soltanto la piattaforma del divertimento: è la “nuova televisione” che detta i ritmi, linguaggi e tendenze. Ma proprio per questo rende più urgente una domanda fondamentale: stiamo davvero imparando a informarci in un modo migliore, o solo più veloce?

A cura di Samuel Kris Chinapah

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