Una volta era normale: il telefono squillava e si rispondeva senza pensarci. Oggi, invece, una chiamata improvvisa può generare fastidio, ansia o addirittura essere percepita come un’invasione di spazio. Soprattutto tra i giovani, la telefonata è diventata il mezzo di comunicazione meno usato, e spesso il meno gradito.
Negli ultimi dieci anni, il nostro modo di comunicare è cambiato radicalmente. Le piattaforme di messaggistica hanno portato un nuovo paradigma: comunicare sì, ma senza interrompere, senza chiedere attenzione immediata e senza obbligare l’altro a sincronizzarsi. Il messaggio è asincrono, discreto, comodo. La telefonata, invece, chiede disponibilità totale: devi fermarti, concentrarti, devi rispondere subito.
Per questo oggi viene percepita come uno strumento “pesante”, non flessibile, quasi invadente. Soprattutto per la Gen Z, cresciuta con chat e vocali, la telefonata è vista come l’opzione più impegnativa, qualcosa da usare solo per urgenze o rapporti molto stretti.
Molte persone associano oggi la telefonata al carico emotivo: togliere le notifiche, interrompere ciò che si sta facendo, esporsi senza filtri. La comunicazione scritta, invece, permette di strutturare meglio le parole, pensare, gestire tempi e toni.
In un epoca dominata da multitasking e ritmi rapidi, la telefonata appare un mezzo che non lascia spazio al controllo. È come bussare improvvisamente alla porta di qualcuno: un gesto che prima era normale, ora risuona invadente.
Il paradosso è che la voce non è sparita, è cambiata la forma. Il messaggio vocale è diventato la sintesi perfetta: voce si, ma senza impegno reciproco, senza ricevere una risposta immediata. È una telefonata a puntate, modulata sui tempi di chi la riceve.
Un altro fattore chiave è culturale: abbiamo iniziato a prenotare la comunicazione. Prima di chiamare, si scrive: “Hai due minuti?”, “Posso disturbarti?”, “Ti chiamo dopo”. La telefonata è un evento da programmare, non un gesto automatico. Questo vale per il lavoro, per l’amicizia e perfino per la famiglia.
La telefonata non è destinata a scomparire, ma a diventare uno strumento più selettivo, meno quotidiano e più legato a situazioni importanti o affettive. Vale ancora molto per contatti profondi, chiami chi ami, chi stimi, chi vuoi sentire davvero. Per il resto, chat e vocali restano il linguaggio del presente
A cura di Samuel Kris Chinapah
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