Per la maggior parte dei giovani italiani, la crisi climatica è una presenza quotidiana. Ondate di calore, eventi estremi, consumo di suolo e inquinamento sono temi che entrano nelle conversazioni molto più che in passato.
La Generazione Z è la prima a crescere in un mondo in cui l’emergenza ambientale non è una previsione futura, ma una realtà misurabile. E questo sta influenzando comportamenti, consumi e persino scelte di vita.
Le ricerche più recenti sul rapporto tra giovani e ambiente mostrano un quadro chiarissimo: per la Gen Z, la sostenibilità è una priorità trasversale. Il cambiamento climatico appare costantemente tra le prime tre preoccupazioni per la fascia 16-30 anni e non si tratta solo di paura per il futuro, ma di un nuovo senso di responsabilità verso il pianeta.
Molti giovani adottano comportamenti quotidiani più sostenibili anche in scelte come in quale ateneo studiare o cosa indossare, oltre al consumo consapevole e alla riduzione degli sprechi. Ciò che un tempo era “alternativo” è oggi uno stile di vita diffuso.
Petizioni online, campagne social, manifestazioni globali e gruppi di attivismo digitale hanno reso i giovani una voce centrale nel dibattito ambientale. Anche i brand e le aziende devono adeguarsi: i consumatori più giovani hanno esigenze in questo senso e chiedono trasparenza e coerenza tra messaggi e azioni.
Questo nuovo protagonismo sta cambiando l’agenda pubblica: quando i giovani mettono un tema al centro della discussione, l’attenzione delle istituzioni prende a seguirli. La forza della Gen Z non è solo nella protesta, ma nella proposta: app, progetti locali, volontaria. Eo ambientale, Circular economy, laboratori di idee e iniziative di cittadinanza attiva. È una generazione che non si limita a rivendicare: agisce
A cura di Samuel Kris Chinapah
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