Vi ricordate com’è che ci si sentiva a vent’anni a subire il fascino intellettuale e carismatico di una persona molto più grande? Ecco, immaginatevi di avere 25 anni, di aver appena terminato gli studi accademici, con ampio successo e il plauso di docenti e colleghi universitari, di essere spiccatamente intelligenti, ma troppo acerbi e ingenui per capire davvero come funzionano spesso i ruoli di potere all’interno dell’ambiente lavorativo e delle relazioni interpersonali. Questa è la storia di Nevenka Fernández, che nel 1999 è stata eletta consigliera comunale, con delega alle Finanze, presso il municipio di Ponferrada, in Spagna, nella giunta del sindaco Ismael Álvarez.
Ci troviamo alla fine degli anni ’90, quando il concetto di molestia sessuale possedeva ancora dei confini molto labili, anche e soprattutto per l’opinione pubblica. Nevenka, laureata in economia, a quel tempo era un’attraente ragazza piena di speranze per il futuro, una giovane promessa per il mondo della politica e del settore finanziario. E come purtroppo era facilmente prevedibile, una volta entrata a lavorare in comune, il sindaco Álvarez l’aveva subito puntata alla maniera di un cacciatore. Nevenka, ingenua come un cerbiatto, in un primo momento non era stata capace di riconoscere i segnali dell’arrivo imminente di comportamenti immorali e scarsamente etici. Proprio come un animale selvatico che finisce a mangiare dalla mano di colui che un istante dopo lo ferirà a morte, per poi banchettare con le sue tenere carni.
Sì, perché dopo aver sfruttato il suo ruolo per impressionarla, per incantarla trasognata, riempendole gli occhi di fumo, Ismael Álvarez aveva cominciato a tentare lusinghe e corteggiamenti, spingendosi ben oltre quel confine che sul lavoro non andrebbe mai varcato. Aggiungeteci pure che il sindaco all’epoca aveva 49 anni, ben 24 in più rispetto alla Fernández, e proprio per questo si trovava ulteriormente in una posizione di dominio e controllo, divenendo un pericoloso ibrido fra un modello al quale ispirarsi e il rimando inconscio alla figura paterna. Punto cruciale che dinanzi a storie simili non andrebbe mai dimenticato.
Ebbene, dopo aver in un primo momento ceduto e aver avuto una brevissima relazione con Álvarez, non di certo entusiastica, al termine di essa Nevenka cominciò a ricevere da lui atti persecutori, vessazioni in ambito professionale e purtroppo anche due episodi di molestie sessuali. Fino a doversi licenziare. Caduta in depressione e terrorizzata all’idea di essere malgiudicata e non sostenuta dai suoi affetti più prossimi, oltre che dalla comunità, la Fernández aveva poi passato diversi mesi di sconforto e devastazione psicologica, il tutto continuando a subire le insistenze telefoniche del suo ex capo.
A marzo del 2001 si decise a denunciare i fatti e nel 2002, dopo aver affrontato un processo in tribunale, il primo cittadino di Ponferrada fu condannato per molestie sessuali. Condanna che fu confermata in appello. Un lieto fine malgrado la vicenda, penserete voi. Invece no, perché gli abitanti del piccolo comune spagnolo in seguito resero la vita impossibile a Nevenka, la quale fu costretta a trasferirsi all’estero. Emigrata a Chester, nel Regno Unito, dove risiede tutt’oggi, ha quantomeno potuto perseguire i suoi obiettivi di carriera. Il processo Fernández-Álvarez, a vent’anni di anticipo rispetto alla nascita del movimento #MeToo, ha segnato un precedente importantissimo nel campo delle molestie ed è stato il primo caso di denuncia a un politico per abusi sessuali in Spagna.
Nel 2021 l’uscita di Nevenka: Breaking the Silence, la serie documentario firmata Netflix che ripercorre passo passo la storia dell’ex consigliera Fernández. Il 21 settembre 2024, al San Sebastián International Film Festival, è stato presentato in anteprima mondiale Soy Nevenka (Il mio nome è Nevenka), il lungometraggio drammatico della regista spagnola Icíar Bollaín. È stato poi distribuito nelle sale spagnole a partire dal 27 settembre 2024, in quelle francesi dal 6 novembre 2024 e in Italia dal 20 novembre 2025, a oltre un anno di distanza. La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani dalla regista stessa, insieme alla sceneggiatrice Isa Campo.
All’interno di una ricostruzione via via sempre più claustrofobica, prediligendo primi e primissimi piani per concentrarsi maggiormente sullo stato emotivo della protagonista, interpretata dall’attrice Mireia Oriol, e degli altri personaggi connessi, si sviluppa un racconto crudo di assedio e molestie sessuali dal punto di vista della vittima. Del resto, Icíar Bollaín ha basato tutta la sua carriera di cineasta su storie di donne in crisi, che lottano strenuamente per la loro libertà o per emanciparsi da un sistema patriarcale, o comunque su fatti d’ingiustizia in contesti di violenza e soprusi.
Certo, Soy Nevenka non l’ho trovato così incisivo e indimenticabile come altre sue opere cinematografiche, ad esempio, quella che io reputo la migliore, la pluripremiata Ti Do i Miei Occhi (2003), vincitrice di ben sette premi Goya Awards all’edizione del 2004. Ma nel complesso sotto il profilo registico è una buona pellicola, una delle tante di cui purtroppo abbiamo ancora bisogno e ne avremo finché le donne non saranno finalmente libere di esistere e di lavorare nel pieno dei loro diritti. Per Soy Nevenka: 3,6 stelle su 5.
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