Diretto da Chris McKay, al suo primo live action, La guerra di domani è il blockbuster estivo di Prime Video che con un budget faraonico da duecento milioni di dollari, fonde azione e sci-fi regalandoci due ore e venti - forse troppe - di grande spettacolo e intrattenimento in (vecchio) stile hollywoodiano. Drammi, ironia, sparatorie distribuiti in tre lunghi atti, a partire da una premessa apocalittica che cavalca paure post pandemiche. Un po’ Alien, un po’ Interstellar, un po’ Independence Day. Di cliché e topoi ce ne sono a bizzeffe, dai personaggi neri stereotipati - il nero incazzoso e quello simpatico e chiacchierone - al burbero genitore cospirazionista, fino ad arrivare ai canonici bestioni insettosi e zannuti. Bianchi latte, spaventosi ma non troppo, a metà tra ragni e scorpioni sono anche bipedi, mammiferi e ovviamente sempre famelici. Dai lunghi tentacoli grosse spine come proiettili bucano lo schermo della smart tv, La guerra di domani doveva uscire in sala ma causa pandemia finisce in seno alla piattaforma di Bezos.
Con un titolo che proietta in avanti e un fascino tutto anni ‘90, propone un chiassoso mix di war movie e science fiction che ricorda i classici sparatutto da giocare in squadra. Le sequenze più concitate e d’impatto sono inevitabilmente penalizzate dalla visione on demand che non perdona e, anzi, mette a nudo una regia troppo minimale, poco coraggiosa. Alcuni passaggi dal chiaro potenziale adrenalinico reclamano a gran voce una maggior cura formale e un qualche virtuosismo ad impreziosirli. La scrittura facilona e l’interpretazione di un cast che preme il grilletto più che recitare, non sorprendono ne appassionano troppo. Il film di McKay è piacevole, godibile, divertente ma non va oltre l’espediente spaziotemporale e manca di visione. L’idea iniziale non è da buttar via ed evidenziare la necessità, molto attuale, di mobilitarsi congiuntamente e battersi senza esitazione per salvaguardare il domani. Ma purtroppo si risolve in un gran minestrone: si parte da un padre in crisi messo all’angolo dal conflitto generazionale per arrivare all’importanza della scienza contro i complottismi (che comunque hanno il loro perché tanto che il personaggio di Simmons con il suo fare diffidente si rivelerà cruciale), passando per l’inadeguatezza della classe politica. In ultimo, ma non ultimo, il cambiamento climatico e la questione ambientale.
Nonostante tutto, il successo riscosso in questa seconda estate Covid è innegabile. Chris Pratt, che è anche produttore esecutivo, ne ha celebrato la pubblicazione (avvenuta in ben 240 paesi) gridando al record: film numero uno al mondo nelle prime 48 ore, numeri inediti per un Amazon Original. Neanche a dirlo, il sequel è già in cantiere e il ritorno di McKay, Pratt e Simmons confermato.
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