Che fine ha fatto Carlo Gilardi. Carlo Gilardi è un ex professore in pensione, nato ad Ariuno, in provincia di Lecco, il 4 dicembre 1910 ed è un signore piuttosto facoltoso, che nel pieno delle sue capacità mentali - non è mai stato dimostrato il contrario - è sottoposto da due anni a un ricovero coatto nel reparto psichiatrico di una Rsa. Avvocati e familiari, al momento del prelievo, non erano al corrente del motivo e dell’operazione stessa. L’amministratrice di sostegno, Elena Barra, aveva affermato che Gilardi l’aveva seguita volontariamente, ma la presenza di carabinieri e un ordine del giudice che autorizzava l’uso della Forza pubblica (Carabinieri) per l’accertamento sanitario obbligatorio hanno subito acceso dubbi sulla vicenda.
Carlo Gilardi ha una pensione da insegnante, eppure tutta la vicenda che lo circonda sembra essere incentrata su un ricco patrimonio. Infatti Gilardi nel 2017 ha ricevuto una grossa eredità da parte della defunta sorella e questo, in seguito a una serie di notevoli atti di generosità dell’uomo, potrebbe aver attirato l’attenzione di terze persone interessate a mettere mani sul patrimonio.
Una sorella di Gilardi ha così chiesto che l’uomo fosse affiancato da un amministratore di sostegno per gestire il patrimonio ed evitare spese che, al di là della generosità, potevano apparire come frutto di manipolazione. L’uomo non ha mai dato segni di demenza e non ci sono prove nella sua cartella clinica che abbia bisogno di un effettivo controllo, tanto che lui stesso denunciò la precedente amministratrice di sostegno in più occasioni per avergli sottratto dei soldi.
Sottoposto a una perizia psichiatrica da lui richiesta, Gilardi è risultato con un pensiero privo di alterazioni, ma nonostante questo è stato trasportato contro sua volontà in una Rsa.
Gilardi era stato inserito all’interno della struttura in seguito alla decisione di un giudice e della sua amministratrice di sostegno, Elena Barra. Sempre secondo Barra il trattamento coatto era stato reso necessario perché Gilardi era troppo generoso nei confronti della comunità. L’uomo aveva infatti permesso a chi non aveva la possibilità di pagare un affitto di stare nella propria casa, aveva donato diversi beni immobili e aveva anche donato al Comune un parcheggio e un parco per i bambini. Troppo generoso o un tentativo di sfruttare il patrimonio dell’uomo? Questo dubbio proveniva direttamente dalle lettere scritte da Carlo.
Il 21 novembre 2022 si svolgerà il processo a cinque persone accusate di aver raggirato Carlo Gilardi per farsi dare soldi o case, tutte straniere. Alla sbarra: Abdelmalak Rougui, 40 anni, marocchino, si sarebbe fatto prestare denaro, mai restituito; Hichem Horroun, 45, algerino, sarebbe stato beneficiario di ingenti somme; Khalifa Mejbri, 40 anni, tunisino, si sarebbe prestare 100mila euro per beneficenza e per l’acquisto di un’auto; Nedal Abushunar, 49, Israele, in carcere di Bollate per altra causa, avrebbe beneficiato in comodato d’uso di un immobile e Abdellatif Ben Mustapha Hamrouni, 53 anni, tunisino, avrebbe ottenuto soldi.
I parenti di Carlo, un gruppo di cugini, si sono rivolti all’avvocato Mattia Alfano e hanno fatto ricorso alla Corte per i diritti dell’uomo, ricorso che è stato accolto.
La storia di Carlo ha innescato un moto di solidarietà. La sua situazione è arrivata fino in Parlamento e la premier Giorgia Meloni, che quando era deputata aveva presentato un’interrogazione parlamentare, ha chiesto alle Iene di farle avere tutto il materiale raccolto sul caso Gilardi per sottoporlo al ministero della Giustizia.
Nessuno può sostituirsi ad un altro nella presa di decisioni che riguardano la vita di quell’altro ha ribadito l’avvocato Michele Capano, presidente dell’associazione diritti alla follia e a stabile questo concetto è l’Onu.