Il Ministero della Salute ha segnalato il richiamo da parte delle case produttrici in via precauzionale di alcuni lotti di caffè perchè contaminato da una sostanza chimica. In particolare è stata rilevato un potenziale valore di ocratossina sopra i limiti di legge.
I prodotti interessati dal richiamo sono i seguenti:
La comunicazione è arrivata nella giornata di Venerdì 23 Dicembre e subito è scattato l'allarme, chi avesse acquistato i prodotti appartenenti ai lotti indicati dal Ministero infatti dovrà riportarli al più presto al punto vendita.
Il caffè richiamato è stato prodotto dall’azienda Caffè Trombetta Spa nello stabilimento di via Castelli Romani 132, a Pomezia, nella città metropolitana di Roma Capitale.
In precedenza, sempre per la possibile presenza di ocratossina oltre i limiti, i marchi Consilia e Adoro avevano già segnalato il richiamo di alcuni lotti di caffè espresso in cialde e capsule prodotti sempre dall’azienda Caffè Trombetta.
L'ocratossina è una micotossina potenzialmente pericolosa per la salute dell'uomo. Può provocare danni all'intero organismo, essendo capace di legarsi alle siero-albumine del sangue e si può trovare nei cereali, nel caffè, nella frutta secca e nel vino.
La produzione dell’ocratossina dipende sia dall’ambiente che dai processi come le condizioni climatiche, l'eccessiva conservazione, il trasporto, le procedure di cottura, e la fermentazione.
È un composto particolarmente stabile, in grado di resistere alle condizioni più estreme, si può ritrovare nel caffè anche dopo la tostatura ed è in grado di resistere a lungo ai normali processi metabolici.
Solo i ruminanti sono in grado di trasformarla rapidamente in "ocratossina alpha", un derivato molto meno tossico, privo del gruppo fenilalaninico, grazie all'azione della loro flora batterica. Proprio questo gruppo infatti è responsabile di molti effetti tossici, poiché consente alla tossina di sostituirsi all'amminoacido in molti processi metabolici e di biosintesi.
L'ocratossina ha un'attività essenzialmente nefrotossica ovvero quella di attaccare i reni. Le intossicazioni principali causate da questa tossina si trovano negli allevamenti zootecnici con sintomi come la nefropatia dei suini, segnalata nei Paesi del nord-Europa e nei Balcani e la nefropatia aviaria, diffusa invece nell'America del Nord, entrambe associate al consumo di cereali contaminati da ocratossina.
In dosi diverse questa sostanza può risultare anche immunotossica, cancerogena e genotossica e ad alte concentrazioni può causare comparsa di epatiti, enteriti e necrosi del tessuto linfatico. L'ocratossina inibisce anche la sintesi proteica, soprattutto nelle cellule renali, con effetti immunosoppressivi.
L'ocratossina è un accertato cancerogeno per gli animali, ma non esistono dati sufficienti per dimostrarne la cancerogenicità per l'uomo.
Inoltre, si accumula nei tessuti, rendendo tossiche e carcinogene anche le carni di animali che si siano nutriti di cibi contaminati. Alcuni studi indicano che viene assorbita principalmente nello stomaco, e poi nella sezione del digiuno, il tratto di intestino tra ileo e tenue.
Data la sua pericolosità in molti paesi e nell'Unione europea esistono limiti rigidi al contenuto in ocratossina in cibi e mangimi, mentre la sostanza non è regolamentata negli USA.
Il Comitato Scientifico per l'Alimentazione (SCF) ha delineato che la esposizione giornaliera alla ocratossina deve essere mantenuta a valori inferiori a 5 ng/kg di peso corporeo.