Adeguamento pensioni 2023. Da gennaio 2023 scatta l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, ma solo per i trattamenti superiori a 4 volte il minimo, che avranno una rivalutazione del 100% con un aumento quindi del 7,3%. Per tutte le altre fasce invece bisognerà aspettare ancora, forse fino a marzo.
La rivalutazione è stata attribuita a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo (pari a 2.101,52 euro). Per i pensionati il cui trattamento pensionistico cumulato è superiore a questo limite, "la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile", ha spiegato l’Inps in una nota.
La perequazione automatica è il meccanismo di rivalutazione dell’importo delle pensioni adeguato all’aumento del costo della vita determinato dall’ISTAT si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica.
Questa crescita dell’assegno pensionistico non riguarderà però tutti i pensionati in quanto andrà ad abbracciare solo coloro che recepiscono delle pensioni fino a 2692,32 euro mensili. A questi soggetti, l’aumento dell’assegno pensionistico è già stato anticipato a partire dal mese di ottobre nella misura del 2% eccezionalmente prevista dal Governo con decreto Aiuti bis.
Questo significa che per i soggetti interessati la perequazione a gennaio 2023 spetterà per la quota rimanente.
La perequazione non viene attuata per l’intero indice ISTAT su tutti gli assegni, ma col meccanismo progressivo previsto dalla legge 448/1998 questo prevede 6 scaglioni.
Il trattamento minimo di pensione per i dipendenti ed i lavoratori autonomi nell’anno 2023 è pari a: 563,74 euro (7.328,62 euro annui). Per i titolari di trattamenti pensionistici di età pari o superiore a 75 anni, e solo per il 2023, si applica un ulteriore aumento del 6,4%, portando la pensione minima a 600 euro.
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