I terremoti più forti di questo secolo. Il dramma che stanno vivendo Turchia e Siria in questi giorni è, purtroppo, un film già visto. In questi ventitre anni di nuovo millennio la terra ha tremato tanto volte con diversi eventi catastrofici che hanno caratterizzato soprattutto l'estremo Oriente e il sud America, con disastri anche nel Mediterraneo come avvenuto appunto nella penisola anatolica e in Italia, anche se la potenza che ha colpito L'Aquila e Amatrice è inferiore a quelle elencate.
Classificato come il secondo terremoto più potente da quando l’uomo registra l’attività sismica. Erano le 6:58 del mattino, ora locale, del 26 gennaio 2004 quando la regione di Banda Aceh in Indonesia venne colpita da un sisma di magnitudo 9.3, generato da una faglia lunga oltre 1000 km. Dopo 20 minuti dalla scossa principale, uno tsunami catastrofico colpì le coste dell’Indonesia, e nelle ore successive, quelle dell'intero Oceano Indiano causando vittime e danni anche a migliaia di chilometri di distanza dall'epicentro. Lo tsunami del 2004, infatti, raggiunse addirittura le coste della Somalia molte ore dopo il terremoto, causando danni e quasi trecento vittime; molte altre sono state registrate in Kenia, Tanzania e in Sudafrica. In totale ci furono circa 230.000 vittime e oltre 22.000 dispersi.
Alle 14.46 (ora locale) dell’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 8.9 colpisce il Giappone settentrionale. L’epicentro viene localizzato in mare, vicino alla costa nord orientale di Honsu, l’isola più grande del Giappone, a circa 130 km dalla città di Sendai e 373 km da Tokio. La scossa innesca uno tsunami con onde di oltre dieci metri che colpisce un tratto della costa del Tohoku lunga 400 chilometri. Le prefetture maggiormente interessate sono Iwate, Miyagi e Fukushima. La potenza dello tsunami è impressionante: l’area sommersa è estesa quasi quanto l'intera città di Tokio. In alcuni casi l’acqua penetra nell’entroterra fino a oltre 20 chilometri. I danni e gli effetti del maremoto sono impressionanti.
Ad un mese dall’evento si contano oltre 13mila morti e 14mila dispersi di cui oltre il 90% sono annegati per la forza dello tsunami. Undici centrali nucleari vengono disattivate automaticamente a causa del sisma. L’impianto di Fukushima Dai-Chi subisce i danni maggiori, con rilascio di radioattività nell’atmosfera. L’incidente raggiunge il massimo livello di gravità previsto.
Il 27 febbraio 2010 un terremoto di magnitudo 8.8 colpì il Cile, tra le province di Maule e di Bio Bìo. Il terremoto, il cui epicentro è stato localizzato lungo la costa cilena centrale, circa 325 km a sud della capitale Santiago, è stato avvertito fino a San Paolo in Brasile e Buenos Aires in Argentina. Quello del Maule è stato il più forte terremoto del Sud America in epoca strumentale dopo quello del 1960 di magnitudo 9.5, considerato l’evento sismico più forte mai registrato a scala mondiale. Il sisma provocò uno tsunami distruttivo per le coste cilene e per alcune isole dell’Oceano Pacifico. I danni causati sono stati estesi, ma relativamente contenuti se consideriamo la sua potenza, a causa principalmente delle politiche di prevenzione strutturale messe in campo dalle autorità cilene dopo il grande terremoto del 1960. Sono stati comunque danneggiati moltissimi edifici in diverse città cilene con oltre 300 vittime.
Una scossa di 8.7 gradi Richter si registrò al largo dell'isola di Sumatra nel pomeriggio del 28 Marzo 2005, provocando gravi danni sulla cittadina costiera di Gunungsitoli, nell'isola indonesiana di Nias, con 1300 morti ed il 75% delle costruzioni seriamente danneggiate. Tutta l'area venne colta dal panico: era ancora troppo vivo il ricordo della tragedia di appena tre mesi prima. In quest'occasione, proprio per non correre il rischio di ripetere la tragedia precedente, si ebbero ingenti evacuazioni sulle regioni costiere di Thailandia, Malesia e Sri Lanka. Lo tsunami che si venne a generare causò fortunatamente danni molto più limitati, relativamente agli impianti portuali ed aeroportuali dell'isola di Simeulue.
La mattina (ora italiana) dell’11 aprile 2012 il mondo restò alcune ore con il fiato sospeso: al largo di Sumatra era stata registrata una scossa di terremoto di magnitudo 8.6. Immediato fu l’allarme maremoto diffuso su tutte le coste dell’oceano Indiano, ma per fortuna dopo poche ore rientrò. Non fu registrata nessuna onda anomala significativa e anche le vittime furono in tutto dieci. Analizzando tutti i dati a disposizione, i geofisici sono giunti alla conclusione che si trattò di un terremoto-labirinto.