Decreto attuativo quota 103. La Legge di Bilancio 2023 è intervenuta anche sul nodo pensioni e, fra i diversi provvedimenti, ha previsto l’introduzione della cosiddetta Quota 103, che va a sostituire Quota 102.
Si tratta, nei fatti, di un anticipo di quasi cinque anni rispetto al normale requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, fissato a 67 anni anche per il 2023.
Quota 103 potrà essere utilizzata per 12 mesi, a partire dal 1° gennaio 2023. Questa opportunità riguarderà i lavoratori che matureranno entrambi i requisiti summenzionati:
Chi raggiungerà tali requisiti entro il 31 dicembre 2023 potrà esercitare il diritto ad andare in pensione con Quota 103, anche in un momento successivo a questa scadenza.
Oltre a Quota 103, la Manovra 2023 proroga di un anno anche il vecchio strumento Opzione donna, seppure con requisiti più stringenti e con uno sconto più o meno significativo in proporzione al numero dei figli. Il requisito anagrafico e il requisito contributivo, dopo questa proroga, devono essere maturati entro il 31 dicembre 2022 (il termine precedente era il 31 dicembre 2021).
Nello specifico, dal 2023 l’uscita anticipata è concessa esclusivamente alle seguenti categorie di lavoratrici del settore pubblico o privato:
Inoltre – ferma l’anzianità contributiva necessaria pari a 35 anni – il requisito anagrafico è di 58 anni in caso di 2 figli o più, di 59 anni in caso di un solo figlio. Il requisito dell’età rimane di 60 anni per le lavoratrici di aziende in crisi.
L'Ape sociale è un’indennità che permette di ritirarsi dal mondo del lavoro e che accompagna i richiedenti fino all’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni). Può essere richiesta da tutte le categorie dei lavoratori dipendenti, autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) e dagli iscritti alla Gestione Separata.
Per poter richiedere l’indennità, sono stati fissati dei requisiti generali e altre condizioni più soggettive:
1) almeno 30 anni di contributi (disoccupati, invalidi civili con grado di invalidità maggiore al 74% e i cosiddetti caregivers cioè chi si occupa di assistere un familiare in situazione di gravità);
2) almeno 36 anni nel caso siano stati lavoratori addetti ad attività gravose (per alcune specifiche categorie di lavori gravosi previste dalla normativa, il requisito è fissato a 32 anni di contributi).
Per le donne che si trovano nelle situazioni di stato di disoccupazione o di occupazione in lavori gravosi, i suddetti requisiti contributivi sono ridotti di 12 mesi per ogni figlio, per un bonus massimo di due anni.
Nello specifico i requisiti più soggettivi richiesti, oltre a quello contributivo, sono i seguenti:
– cessato il rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o per risoluzione consensuale e percepito integralmente l’indennità di disoccupazione NASPI;
– avuto un periodo di lavoro, nel triennio precedente alla data di cessazione, della durata di almeno 18 mesi.
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