21 Nov, 2023 - 12:13

Estradizione, cos'è e quali sono le tempistiche

Estradizione, cos'è e quali sono le tempistiche

Cos'è l'estradizione? Con l’arresto di Filippo Turetta in Germania negli ultimi giorni si è parlato molto di estradizione, parola che in ambito di diritto internazionale intende un complesso meccanismo giudiziario caratterizzato da diversi requisiti.

Esistono infatti differenti tipologie di estradizione, seppur tutte contraddistinte da elementi imprescindibili.

Vediamo allora come funziona questa procedura internazionale e quali sono le normali tempistiche di attuazione.

Cos'è l'estradizione: definizione e principali differenze

Il termine estradizione descrive dunque di una modalità di cooperazione giudiziaria tra diverse nazioni. È una procedura alla quale adempiono la maggior parte degli Stati attraverso accordi bilaterali o nei casi più complessi multilaterali.

Sebbene esistano molteplici forme, la condizione si verifica quando le forze dell’ordine catturano e consegnano al Paese di provenienza un soggetto ricercato e sospettato di reati penali.

La persona fermata e oggetto di estradizione potrebbe essere fuggita dal Paese dove è già stata emessa una condanna penale o potrebbe dover essere ancora processata. Nel primo caso si parla di estradizione esecutiva della pena già inflitta, mentre nel secondo di estradizione processuale appunto perché il soggetto deve ancora essere sottoposto a giudizio.

In Italia esiste poi un’ulteriore classificazione. L’estradizione può essere attiva, vale a dire che è il nostro Paese a richiedere il rimpatrio del soggetto, oppure passiva, quando questa richiesta viene formulata da una nazione estera all’Italia.

La procedura di estradizione può essere poi regolata da convenzioni come quella firmata dagli Stati membri dell’Unione Europea nel Settembre del 1996. Oppure extraconvenzionale quando in assenza di accordi tra nazioni essa viene eseguita attraverso le norme del codice di procedura penale.

Requisiti per l’estradizione e casi in cui può essere negata

Per capire cos'è l'estradizione è importante sapere che la condizione imprescindibile affinché si inneschi questo meccanismo giudiziario internazionale è la doppia incriminazione. Con questo concetto sintetizza come il soggetto, su cui cade la domanda di estradizione, debba essere ritenuto colpevole di un reato penale sia per l’ordinamento giuridico del Paese richiedente sia per quello concedente.

L’azione commessa da parte della persona fermata deve prevedere quindi un’azione penale da entrambi gli Stati. Non conta però le modalità o la quantificazione della pena nel reato contestato, che infatti potrebbero essere differenti tra le varie nazioni in collaborazione.

La cooperazione tra Stati non è però un obbligo, ma va espressamente richiesta allo Stato in cui il soggetto è stato fermato. La procedura burocratica prevede quindi una determinata istanza scritta. Quando l’estrazione è di tipo attiva tale richiesta è di competenza del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello in cui il soggetto dovrebbe essere condannato.

Esistono tuttavia alcuni casi particolari per cui la domanda di estrazione può essere negata. In primo luogo non è mai applicabile a soggetti ritenuti colpevoli di reati politici, ma esistono anche situazioni che riguardano motivazioni di etnia, nazionalità, religione. In altri casi non può essere applicata per punire un reato diverso da quello per cui è stata fatta richiesta di estradizione.

Un Paese può non concedere l’estradizione qualora ritenga che nella nazione di rimpatrio il soggetto venga sottoposto a pratiche di espiazione della pena. Pratiche che violano i diritti dell’uomo, quali ad esempio la tortura.

Infine viene meno la possibilità di estradizione se il Paese in cui è stato arrestato il soggetto ha già emesso un giudizio penale seguendo il proprio ordinamento.

Tempistiche per l’estradizione

Considerando il caso di estradizione attiva, la Corte d’Appello presso cui il soggetto è accusato di reato penale deve formulare una sentenza di giudizio entro 6 mesi.

Nel frattempo il giudice può ordinare la misura di custodia cautelare in carcere e comunicarla al ministero della Giustizia straniero. Nello stesso documento si dovranno inserire data e luogo di riconsegna del soggetto.

Tuttavia il procedimento viene considerato nullo qualora la nazione richiedente non prende in custodia entro 15 giorni la persona estradata.

L’iter burocratico diviene molto più snello e veloce quando il soggetto accusato di reato è sottoposto a mandato di arresto europeo.

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Valentina Todaro
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