Cartelle esattoriali in prescrizione nel 2024: è possibile? Non tutti sanno che anche i debiti esattoriali sono soggetti a scadenza; pertanto, superato il limite di tempo previsto nei termini di prescrizione, il creditore non potrà richiedere il soddisfacimento del credito.
Di conseguenza, il debitore viene legittimamente liberato da ogni incombenza, libero di non pagare più nulla. Cosa succede se il creditore è l’Agenzia delle Entrate – Riscossione? Come cambia la prescrizione nelle cartelle esattoriali.
La prescrizione dei crediti funziona come un orologio: trascorso uno specifico lasso di tempo senza richiedere il pagamento, il debito si prescrive e il debitore non è più obbligato a onorare le pendenze debitorie.
Il discorso diventa molto più complesso per i debiti esattoriali, ovvero per quelli prodotti con l’iscrizione a ruolo delle cartelle esattoriali. Tuttavia, prima di analizzare nel dettaglio quando vale la prescrizione per l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, è importante visionare nel dettaglio le disposizioni normative in merito alla prescrizione dei crediti.
In particolare, il riferimento cade sull’estinzione dei diritti previsti nell’articolo 2934 del Codice Civile, che recita:
A chiarire i termini di prescrizione ordinaria è l’articolo 2946, che recita:
L’attuale normativa prevede la prescrizione dei debiti con un decorso diverso dai dieci anni per le seguenti eccezioni:
Prescrizione dopo 5 anni:
Dopo due anni:
Dopo tre anni:
Dopo un anno:
La prescrizione di una cartella esattoriale iscritta a ruolo dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione indica il termine di validità dell’atto; pertanto, non è più esigibile. In linea generale, la prescrizione dei debiti esattoriali avviene dopo un periodo di 5 o 10 anni in base alla natura del debito, in particolare:
Perfezionato il periodo di prescrizione, il debito si considera estinto e il debitore non dovrà più pagare. Nell’ipotesi che il pagamento sia stato effettuato dopo i termini della prescrizione, gli importi versati non potranno essere più recuperati.
La notifica di una cartella esattoriale è determinante nella procedura della riscossione dei debiti fiscali e previdenziali. Se l’ente impositore notifica l’atto oltre il termine di decadenza, la cartella esattoriale è inefficace e il credito estinto.
Rientra nella possibilità del contribuente presentare una richiesta nella quale indica i motivi per i quali ritiene che le somme richieste nelle cartelle esattoriali o altri atti notificati non siano dovute.
L’ente impositore sospende le procedure di recupero per consentire le opportune verifiche all’ente creditore al quale trasmetterà prontamente la dichiarazione del contribuente.
Conformemente alle spiegazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate, la dichiarazione va presentata, a pena di decadenza, entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento o di un qualunque altro atto di riscossione e deve essere giustificata da una delle seguenti circostanze:
È importante notare che l’Ente creditore dispone di un termine di 220 giorni per comunicare al debitore l’esito della richiesta. In assenza di comunicazione entro tale termine, le somme iscritte a ruolo - oggetto della contestazione - sono annullate di diritto.
Infine, il contribuente che produce documentazione falsa è punito con la sanzione amministrativa che oscilla da 100 al 200 per cento dell’importo dovuto, con un importo minimo di 258 euro.
Per capire se una cartella esattoriale è caduta in prescrizione, è necessario richiedere una copia dell’estratto di ruolo unitamente alla relata di notifica delle cartelle. In base alla data dell’ultima notifica, è possibile appurare la presenza dei termini di prescrizione.
In ogni caso, l’aspetto più rilevante è legato all’assenza di solleciti di pagamento o atti interruttivi della prescrizione.
Il termine di prescrizione, se interrotto, perde il ritmo e ricomincia di nuovo.
È importante notare che, molto spesso, l’atto interruttivo arriva in prossimità della scadenza di prescrizione.