18 Jan, 2024 - 10:40

Le cartelle esattoriali rientrano nella successione? Cosa deve fare l’erede del debitore defunto

Le cartelle esattoriali rientrano nella successione? Cosa deve fare l’erede del debitore defunto

Nel contesto legale e fiscale italiano può essere utile comprendere come i debiti tributari vengano gestiti in caso di decesso del debitore. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questi debiti non si estinguono con la morte, ma passano agli eredi. Tuttavia, ci sono eccezioni importanti da considerare, come nel caso delle sanzioni. In questo articolo andremo a vedere come gli eredi possono gestire le cartelle esattoriali dei defunti e come possono evitare di pagare i debiti tributari non loro.

Cartelle esattoriali del defunto: i rischi per gli eredi in caso di mancato pagamento

La legge italiana prevede che, con l'accettazione dell'eredità, gli eredi assumano la responsabilità di tutte le obbligazioni del defunto, inclusi i debiti tributari. Questo significa che gli eredi possono essere chiamati a rispondere con il proprio patrimonio personale se l'accettazione dell'eredità non avviene con beneficio di inventario. Di conseguenza, è essenziale per gli eredi valutare attentamente la situazione finanziaria del defunto prima di accettare l'eredità.

Quando gli eredi del defunto diventano debitori delle cartelle esattoriali non loro

Recenti sentenze della Corte di Cassazione hanno messo in luce situazioni in cui gli eredi si sono trovati a fronteggiare cartelle esattoriali non precedentemente notificate. In questi casi, gli eredi diventano i nuovi debitori e sono tenuti a saldare i debiti con l'Agenzia delle Entrate Riscossione. Importante sottolineare, tuttavia, che gli eredi non sono responsabili per le sanzioni, in quanto l'obbligazione per il pagamento della sanzione non si trasmette agli eredi secondo il Decreto Legislativo 472/1997.

Infatti, le sanzioni tributarie, per la loro natura personale e punitiva, non si trasmettono agli eredi, come stabilito dalla Suprema Corte di Cassazione. Questo principio è sancito dall'articolo 8 del D.Lgs. 472/1997, che stabilisce l'intrasmissibilità delle sanzioni agli eredi.

Per gli eredi che desiderano evitare il pagamento delle sanzioni tributarie ereditate, è possibile presentare un'istanza di autotutela all'Agenzia Riscossione e all'ente creditore. Questa azione, però, non sospende i termini per impugnare la cartella esattoriale, e in assenza di risposta, l'erede deve agire legalmente per evitare che la cartella diventi definitiva.

Quando la cartella esattoriale ereditata risulta valida

Perché una cartella esattoriale sia considerata valida, la sua notifica deve avvenire secondo le modalità e nei termini previsti dalla legge. È cruciale che la notifica sia fatta correttamente agli eredi, seguendo le procedure legali appropriate.

Entrando più nel dettaglio, la notifica della cartella esattoriale agli eredi deve avvenire in maniera impersonale e collettiva presso l'ultimo domicilio del defunto. Dopo un anno dalla morte, la notifica deve essere fatta personalmente agli eredi presso il loro indirizzo di residenza. La tempestività e la correttezza della notifica sono aspetti cruciali per determinare la validità dell'obbligo di pagamento da parte degli eredi.

Cosa rischiano gli eredi in caso di accettazione dell’eredità

Dopo l'accettazione dell'eredità, gli eredi sono tenuti a saldare tutte le imposte dovute dal defunto, comprese quelle venute alla luce solo dopo la notifica della cartella esattoriale. In caso di inadempimento, gli eredi rischiano il pignoramento dei beni ereditati e, in alcuni casi, anche del proprio patrimonio personale.

Responsabilità degli eredi e imposte di donazione

È importante notare che ogni erede è responsabile solo per una quota del debito pari alla sua parte ereditaria, tranne nel caso delle imposte di donazione e delle imposte sui redditi, per le quali sussiste una responsabilità solidale.

Rinuncia dell’eredità: cosa succede ai debiti?

Optando per la rinuncia all'eredità, gli eredi si distaccano completamente dal patrimonio del defunto, evitando ogni responsabilità per i debiti fiscali. Questa scelta, tuttavia, comporta anche la perdita di tutti i diritti sul patrimonio ereditario. Tuttavia, alcuni elementi, come le polizze assicurative, la pensione di reversibilità, le retribuzioni lavorative e il TFR, rimangono esclusi da questa rinuncia e vengono trasferiti agli eredi indipendentemente dalla loro decisione.

La rinuncia all'eredità ha un effetto retroattivo al momento dell'apertura della successione. Questo significa che se la rinuncia avviene dopo la notifica di un atto impositivo o riscossivo, il soggetto che rinuncia non è responsabile per il debito tributario del defunto, poiché la responsabilità per i debiti ereditari grava solo su chi accetta l'eredità e assume la qualità di erede.

Cos’è l’accettazione con beneficio di inventario

L'accettazione dell'eredità può essere espressa o tacita, e può avvenire in forma pura e semplice o con beneficio di inventario. Nel caso dell'accettazione con beneficio di inventario, si stabilisce una netta separazione tra il patrimonio dell'erede e quello del defunto. Questo approccio non elimina la responsabilità dell'erede per i debiti (inclusi quelli tributari), ma limita questa responsabilità entro i confini del patrimonio ereditato.

Infatti, l'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario rappresenta un'opzione che limita la responsabilità degli eredi ai soli beni ricevuti in eredità, proteggendo il loro patrimonio personale. In questo modo, gli eredi possono accettare l'eredità senza rischiare il proprio patrimonio nel caso in cui i debiti del defunto superino il valore dell'eredità ricevuta.

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Daniele Sforza
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