09 Feb, 2024 - 09:00

Domanda Legge 104: cosa fare in caso di rigetto Inps

Domanda Legge 104: cosa fare in caso di rigetto Inps

In Italia, la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992 rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il sostegno alle persone con disabilità grave, offrendo specifici diritti ai lavoratori affetti da tali condizioni o che assistono familiari in queste situazioni. Questa normativa prevede l'assegnazione di permessi lavorativi retribuiti, noti come permessi 104, volti a facilitare l'equilibrio tra esigenze lavorative e necessità di assistenza. La concessione di tali permessi spetta sia ai lavoratori direttamente interessati da disabilità grave sia a coloro che hanno carichi di assistenza verso familiari in condizioni analoghe. Tuttavia, per ottenere la titolarità della Legge 104 occorre fare domanda e l’Inps può anche rigettarla: cosa fare in questi casi?

Domanda Legge 104: come avere i permessi retribuiti

Per accedere ai permessi 104, è indispensabile la presentazione telematica di una domanda all'Inps, corredata dalle necessarie dichiarazioni di responsabilità. È cruciale, in questa fase, fornire informazioni precise e aggiornate, comunicando tempestivamente eventuali variazioni delle condizioni segnalate. La validità della domanda decorre dal momento della sua presentazione.

Domanda Legge 104: i requisiti per il riconoscimento della disabilità grave

La legge specifica i criteri per il riconoscimento dello stato di disabilità grave, essenziali per l'accesso ai permessi. Tale riconoscimento si basa su valutazioni che attestano la presenza di minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali con impatti significativi sulla capacità di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa del soggetto. La gravità è definita dalla necessità di assistenza permanente, calibrata in relazione all'età del beneficiario.

Dal punto di vista dei caregiver, i lavoratori dipendenti interessati devono essere assicurati presso l’Inps per le prestazioni economiche di maternità e ottenere il riconoscimento di una situazione di disabilità grave del familiare da assistere, come definito dalla normativa. Questo riconoscimento diventa effettivo dalla data di rilascio dell'attestato di disabilità grave, a meno che non sia specificata una decorrenza diversa.

A ogni modo, il processo per accedere ai permessi retribuiti inizia con la valutazione da parte di una Commissione medico-legale dell'ASL, che ha il compito di attestare la gravità della disabilità del familiare assistito. Questo passaggio è cruciale e deve avvenire entro 90 giorni dalla presentazione della richiesta, con la possibilità di un accertamento provvisorio da parte di un medico specialista in caso di ritardi oltre i 45 giorni.

Domanda Legge 104 rifiutata dall’Inps: che fare?

Nonostante le chiare disposizioni normative, alcuni lavoratori si trovano a fronteggiare il rifiuto delle loro domande di permessi 104 da parte dell'Inps. In questi casi, è fondamentale conoscere i passi da seguire per tutelare i propri diritti.

Qualora l'Inps respinga la domanda di permessi retribuiti, il primo passo consiste nel richiedere chiarimenti. Attraverso la piattaforma telematica MyINPS, accessibile con SPID, CIE o CNS, è possibile inoltrare una nuova richiesta di revisione direttamente alla sede Inps territorialmente competente e monitorare lo stato della propria domanda.

In caso di non riconoscimento o sottostima dell'handicap secondo la Legge 104, è possibile richiedere una revisione per valutare eventuali aggravamenti di salute successivi agli accertamenti originari. Questa procedura consente una nuova visita medica, ma eventuali verbali riconoscitivi ottenuti non avranno validità retroattiva. In alternativa, si può optare per un ricorso giudiziario, che deve essere preceduto da un accertamento tecnico preventivo.

Inizio modulo

La legge offre la possibilità di presentare un ricorso contro il provvedimento di rigetto, procedura che può essere intrapresa rivolgendosi al Comitato Provinciale dell'Inps competente per territorio.

Il ricorso al Comitato Provinciale rappresenta la prima linea di azione per contestare un rifiuto. Tuttavia, la tutela dei diritti del lavoratore non si esaurisce con questa opzione. In parallelo o in alternativa, è possibile intraprendere percorsi giudiziari, avvalendosi del supporto legale per far valere le proprie ragioni, seguendo il classico percorso giudiziario, assistiti da un avvocato.

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Daniele Sforza
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