Entro due anni dall’approvazione ufficiale della direttiva sulle case green, i Paesi dovranno adottare il Passaporto di ristrutturazione.
Si tratta di un documento, in formato digitale, per l’abitazione e racchiude l’insieme delle misure di ristrutturazione di un edificio per consentire il miglioramento dell’efficienza energetica al fine di raggiungere le zero emissioni entro il 2050.
Come funziona? Spieghiamo per bene in cosa consiste e a cosa serve e chi potrà ottenerlo.
Il 12 marzo 2024, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva case green, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
La direttiva stabilisce le linee guida che ogni Paese membro dell’Unione Europea dovrà seguire per stabilite tutte le misure e gli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Naturalmente, le direttive si riferiscono anche all’Italia che, a differenza di altri Paesi, deve far conto con immobili molto vecchi e ben lontani dall’essere green. Secondo l’ultimo report dell’Istat 2023, sono circa 1,8 milioni di edifici residenziali in classi energetiche basse (D o G) sul totale di 12 milioni.
Si potranno comunque chiedere deroghe che consentiranno una revisione degli standard minimi da raggiungere. Le deroghe, però, potranno essere applicate solo fino al 22% degli immobili e non oltre il 1° gennaio 2037.
Tra gli interventi della direttiva green è stato anche approvato il passaporto di ristrutturazione, che servirà a raggiungere gli obiettivi di efficientamento energetico preposti.
La Direttiva sulle case green è stata approvata il 12 marzo dal Parlamento europeo. Proprio nel testo della direttiva è riportata una prima definizione del passaporto di ristrutturazione.
Di cosa si tratta? Il passaporto di ristrutturazione è un documento digitale per l’abitazione, con il quale le famiglie potranno conoscere quali sono le misure e le migliorie da adottare per rendere le proprie case green entro il 2050.
Le misure possono essere a breve termine o a lungo termine e le azioni, infatti, si distinguono proprio per essere pianificate, per un intervento di impatto maggiore o per quelli più ridotti.
Le valutazioni del caso saranno effettuate da tecnici specializzati e inserite nel passaporto. Come abbiamo già anticipato, il passaporto dovrà essere adottato dai Paesi membri dell’Unione Europea entro due anni dall’approvazione della direttiva. Inoltre, è onere dei Paesi decidere se rilasciare il passaporto digitale insieme all’attestato di prestazione energetica (APE) oppure da solo.
Si tratta di un documento grazie al quale le famiglie potranno conoscere quali sono le misure da adottare per rendere la propria casa green.
Il passaporto dovrà essere un documento dinamico e gli Stati avranno il compito di fornire uno strumento digitale per la predisposizione dello stesso. Dinamico vuol dire che deve prevedere la possibilità di aggiornamento, così da renderlo al pari passo con lo stato di miglioramento ed efficientamento dell’immobile.
Utilizzando il passaporto di ristrutturazione, si può avere una panoramica dell’immobile e sapere, oltre che scegliere, quali interventi realizzare per rendere la propria casa green.
Il passaporto, infine, dovrà essere conservato nel registro digitale degli edifici.
Il passaporto di ristrutturazione, una volta approvato entro i termini stabiliti, sarà rivolto a tutti coloro che eseguiranno i lavori per l’efficientamento energetico.
È obbligatorio avere il passaporto? No, gli Stati potranno autonomamente decidere se l’adozione del passaporto di ristrutturazione sarà obbligatorio o volontario, in caso di realizzazione degli interventi di miglioramento energetico.
Uno degli obiettivi è quello di concedere il passaporto anche ai redditi più bassi, con l’intendo di valutare quali sono le misure più adatte ed economicamente sostenibili.