L'abusivismo edilizio rappresenta una delle sfide più critiche per l'Italia, con una prevalenza marcata nel sud del Paese e lungo le coste. Questa pratica illegale non ha subito flessioni significative nonostante le crisi, mostrando una resistenza preoccupante. Le operazioni di demolizione di edifici abusivi si scontrano con notevoli difficoltà, malgrado l'introduzione di numerose leggi atte a contrastare il fenomeno.
Tra il 2004 e il dicembre 2022, in particolare nelle regioni a più alto rischio di abusivismo edilizio quali Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, è stato registrato un basso tasso di demolizioni effettive di immobili abusivi. Solo il 15,3% degli oltre 70.000 edifici soggetti a ordinanze di demolizione ha visto un seguito concreto. Questo dato si traduce in una percentuale ancor più esigua se rapportata al totale degli edifici valutati. Il fenomeno assume dimensioni ancora più preoccupanti nei comuni costieri e nelle isole minori, dove l'abusivismo tocca picchi allarmanti.
Recentemente, l'attenzione si è concentrata sulle dichiarazioni del Ministro Matteo Salvini riguardanti la possibilità di un nuovo condono edilizio, proposta accolta con forte critica da Legambiente. L'associazione ambientalista ha sottolineato come una simile misura potrebbe non fare altro che incentivare ulteriormente l'abusivismo, anziché eradicarlo. La critica si basa sull'assunto che solo attraverso la demolizione delle costruzioni abusive e un rafforzamento del ruolo dei prefetti si possa realmente contrastare il fenomeno.
Secondo i dati Istat e il Rapporto Ecomafia di Legambiente, l'abusivismo edilizio in Italia non solo persiste ma è in crescita, con un incremento del 28,7% registrato nel 2022 rispetto all'anno precedente.
Di fronte a questo scenario, Legambiente ha presentato al Governo Meloni sei proposte concrete per un efficace contrasto all'abusivismo edilizio. Tra queste, spicca il rafforzamento del ruolo dei prefetti e la necessità di un intervento legislativo che restituisca piena efficacia all'articolo 10-bis della Legge 120/2020. Quest'ultimo, infatti, era stato pensato per accelerare le demolizioni degli abusi edilizi non sanabili, ma la sua applicazione è stata limitata da successive interpretazioni.
Definito dal Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio (Cresme), l'indice di abusivismo edilizio (Abe) misura il rapporto tra costruzioni abusive e quelle legalmente autorizzate, offrendo una prospettiva rilevante sul fenomeno dell'abusivismo edilizio. Nel 2022, l'Istat ha rivelato un incremento marginale dell'Abe, interrompendo una tendenza al calo iniziata nel 2017. Questo lieve aumento dell'indice rispecchia una crescita preoccupante delle abitazioni illegali, nonostante un simultaneo aumento delle costruzioni legali.
L'analisi dell'Abe mostra una marcata disparità regionale, con il Sud Italia e le isole maggiormente colpite dall'abusivismo edilizio. Questa distribuzione geografica riflette una sfida legale e ambientale, considerando il parallelo fenomeno dell'impermeabilizzazione del suolo, particolarmente accentuato nel Nord.
L'abusivismo edilizio rappresenta solo una faccia della medaglia del consumo di suolo, un fenomeno che incide negativamente sull'ambiente tramite la perdita di superfici agricole e la distruzione di habitat naturali. Le regioni meridionali, con un indice di abusivismo notevolmente superiore rispetto al nord, evidenziano l'urgenza di strategie integrate che affrontino sia l'abusivismo sia l'impermeabilizzazione del suolo.
Nonostante la mancanza di dati ufficiali completi, stime indicano la presenza di circa 50.000 abitazioni occupate illegalmente, con una concentrazione significativa nei centri urbani densamente popolati. Città come Roma, Catania e Palermo si distinguono per il numero elevato di occupazioni abusive.
Tempi Lunghi e Implicazioni sul Mercato Immobiliare
L'Italia si confronta con lunghi periodi di attesa per la risoluzione degli sfratti, spingendo molti proprietari a orientarsi verso il mercato degli affitti turistici, percepito come meno rischioso. Questa tendenza ha implicazioni significative per il tessuto residenziale delle città, soprattutto in quelle ad alta vocazione turistica.
L'abusivismo edilizio rappresenta un ostacolo significativo per lo sviluppo sostenibile in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali. Legambiente pone l'accento su misure strategiche mirate a intensificare la lotta contro questo fenomeno dilagante, con proposte volte a ottimizzare la gestione e la responsabilizzazione a livello locale e nazionale.
Una delle proposte più significative riguarda l'impiego della Corte dei Conti per monitorare e quantificare i danni erariali derivanti dall'abusivismo, mirando a recuperare fondi non versati alle casse comunali per l'occupazione di immobili abusivi. Questa azione punta a un recupero economico e alla riallocazione delle risorse in maniera etica e legale.
La riforma del processo di demolizione attraverso sentenze giudiziarie, anziché basarsi sulla condanna dell'individuo, rappresenta un cambio di paradigma volto a garantire che le demolizioni siano eseguite in modo più efficiente e giustificato, senza rallentamenti burocratici.
Legambiente suggerisce inoltre la sospensione delle procedure di demolizione solo se supportate da un provvedimento giudiziario, per evitare ritardi ingiustificati. Questo approccio si propone di accelerare le azioni contro l'abusivismo, prevenendo stasi procedurali.
L'istituzione di un fondo di rotazione dedicato alla chiusura delle pratiche di condono pendenti è un'altra iniziativa chiave, con l'obiettivo di risolvere questioni irrisolte e promuovere la legalità.
Una strategia volta a rendere pubbliche le informazioni sugli immobili non accatastati tramite l'uso di immagini aeree e controlli potrebbe significare un passo avanti nel rilevamento e nella regolarizzazione edilizia, facilitando l'azione di verifica da parte delle autorità competenti.
Secondo un report di Legambiente (Abbatti l’Abuso 2023) che ha coinvolto 450 comuni, al 2004 al dicembre 2022, la Campania ha emesso il numero più alto di ordinanze di demolizione, ma è la Sicilia a registrare la percentuale migliore di esecuzione, seguita da Lazio, Campania e Puglia, con la Calabria in coda. La situazione è particolarmente critica nelle isole minori e nei comuni costieri, dove l'abusivismo edilizio è più diffuso.
Parallelamente, a quarant'anni dal primo condono edilizio in Italia, restano inevasi 4,2 milioni di richieste su 15 milioni. Roma detiene il record nazionale con 171.115 pratiche di condono da esaminare. Il Lazio è la terza regione italiana per numero di domande inevase, con potenziali introiti mancati per lo Stato stimati in circa 3,6 miliardi di euro. L'inefficienza nell'elaborazione delle pratiche di condono edilizio ostacola non solo l'entrata di fondi nelle casse statali ma anche il rispetto dei vincoli paesaggistici e ambientali.