Sono circa 2 mila e 400 i detenuti italiani incarcerati in Paesi esteri, secondo una stima fornita dal deputato di Democrazia Solidale, Paolo Ciani. Fra questi, il giovanissimo Filippo Mosca, il suo amico Luca e una loro amica, detenuti nel carcere di Porta Alba, in Romania. Lo scorso 5 aprile, l'eurodeputata Francesca Donato ha fatto visita ai ragazzi per appurare le loro reali condizioni di detenzione e denunciare eventuali violazioni dei diritti umani.
In esclusiva a TAG24, l'eurodeputata di Democrazia Cristiana Sicilia ha raccontato quanto ha potuto personalmente vedere durante la sua visita al carcere. Nel frattempo, gli amici rimangono in cella, in attesa dell'udienza del 19 aprile, che convaliderà o meno la condanna.
Una vicenda scioccante, ma troppo poco nota, quella di Filippo e dei suoi amici. Il giovane 29enne di Caltanissetta si trovava nella capitale romena per un festival di musica che si tiene alla fine di aprile, insieme ad alcuni suoi amici e alla fidanzata Claudia, quando le autorità locali hanno arrestato il gruppo con l'accusa di spaccio di stupefacenti.
In realtà, come è stato appurato, Filippo, Luca e la sua fidanzata sono le sfortunate vittime di un malinteso. Sebbene la loro amica - che preferisce rimanere anonima - si sia dichiarata unica colpevole e sola proprietaria della droga, le forze dell'ordine romene non hanno voluto rilasciare i due ragazzi.
Claudia, infatti, risulta essere l'unica del gruppetto a essere stata rilasciata dopo il primo interrogatorio. Terribile, secondo la giovane, nel quale gli erano stati negati alcuni diritti. Da quel momento, i ragazzi sono incarcerati nel penitenziario romeno da un anno.
D: Si è conclusa la sua visita al carcere di Porta Alba, On. Donato. Potrebbe raccontarci com'è andata?
R: È andata abbastanza bene. Sono stata accompagnata dall'ambasciatore italiano in Romania, che è stato molto disponibile e gentile. Lì, siamo stati accolti dal nuovo direttore del carcere, in posizione da gennaio 2024, il quale ci ha accompagnato per tutta la visita. Prima abbiamo visitato la ragazza reclusa nell'ala femminile e, poi, i ragazzi. Ho visitato la cella della ragazza, che condivide con altre due detenute. L'ho trovata molto bene, in stato di ottima salute, anche a livello di umore, e mi ha raccontato che, da quando l'hanno spostata lì, si trova bene e non ha grossi problemi.
D: Prima si trovava in un'altra ala?
R: Credo di sì. Di sicuro i ragazzi, ma, forse, anche lei stava in una cella più numerosa.
Sembra, quindi, aprirsi uno spiraglio di luce su una vicenda travagliata, che ha gettato la famiglia Mosca in un incubo. L'impegno e l'interesse profuso nella questione dall'On. Donato e la sua visita al carcere riaccendono la speranza che i nostri connazionali, adesso, siano al sicuro.
Infatti, la stessa madre di Filippo, la signora Ornella Matraxia, aveva raccontato ai nostri giornalisti quanto temesse per la vita del figlio, dopo che un altro detenuto lo aveva aggredito. Sono stati mesi difficili per il 29enne, che in alcune occasioni ha manifestato alla madre il suo sconforto.
D: Ha visitato anche Filippo e Luca?
R: Sì. Abbiamo visitato l'area dove sono reclusi. Il penitenziario non è particolarmente grande ed è dislocato in piccoli edifici bassi, in un'area molto estesa in mezzo alla campagna. L'ora d'aria si svolge all'aperto in un'area recintata, ma senza mura, quindi con una visuale sullo spazio circostante, che è verde e - devo dire - molto ben tenuto.
I ragazzi stanno in una cella per sei, con dei letti a castello, abbastanza spaziosa. Hanno un piccolo bagno adiacente solo per loro e uno spazio-dispensa, dove conservano il cibo comprato allo spaccio del carcere e hanno la televisione. Provvedono loro alle pulizie. Certo, i letti non sono comodi, però, tutto sommato, li ho trovati meglio. Molto meno abbattuti e stressati rispetto a prima, quando erano in 23 in una stanza che non veniva mai pulita, con detenuti di altre etnie, anche molto violenti e instabili mentalmente.
D: Sappiamo che Filippo è stato aggredito...
R: Sì, Filippo Mosca ha avuto un'aggressione e questo è stato il motivo per cui li hanno spostati in questa cella più piccola. Ho visitato anche il cortile dove loro svolgono l'ora d'aria. È molto piccolo rispetto a quello dove erano in precedenza, che, appunto, è dove stanno i detenuti di massa. In questo piccolo cortile non riescono a correre o a fare attività fisica, ma il cambio è dovuto a una questione di maggiore sicurezza.
D: Gli altri 3 detenuti nella cella con Filippo e Luca sono italiani?
R: Sì, tranne uno che è inglese.
D: Sono coetanei?
R: Sì, assolutamente. Sono tutti coetanei. Dopo la visita alla cella, siamo andati nell'area colloqui, dove i detenuti si incontrano con i visitatori. Abbiamo parlato seduti su dei divani, senza vetri di separazione. Abbiamo discusso in maniera informale, senza che nessuno ci ascoltasse. Chiaramente, eravamo controllati visivamente dagli operatori della sicurezza, che stavano dietro al vetro di sicurezza.
È incisa nella mente degli italiani l'immagine di Ilaria Salis condotta in manette in aula, per il processo a Budapest. Il timore che anche a Filippo, Luca e la loro amica potesse toccare una sorte del genere pareva trovare conferma dopo l'aggressione e le iniziali condizioni di detenzione.
D: Cosa le hanno detto della detenzione?
R: Mi hanno raccontato un po' di cose. Certamente, al momento, il problema maggiore è quello dell'alimentazione. Il cibo è terribile, immangiabile e decisamente insufficiente rispetto al fabbisogno. Loro provvedono acquistando frutta, verdura e altre cose dallo spaccio della prigione, che, però, è piuttosto caro e è anche scarsamente fornito.
D: Loro possono cucinare? O sono prodotti che dovranno mangiare crudi?
R: No, assolutamente. Sono per lo più snack e, infatti, comprano frutta, come ad esempio mele o banane, e poi cose confezionate, come una sorta di carne affumicata, carne di pollo affumicata e, appunto, merendine.
D: Adesso cosa succederà?
R: A breve, il 19 aprile, ci sarà la sentenza d'appello, la quale, se dovesse confermare la condanna, non verrà impugnata dai ragazzi. In questo modo, appena la sentenza passa in giudicato, si potranno avviare le pratiche per il loro trasferimento in Italia ai fini di scontare la pena. Una volta nel nostro Paese, oltre a essere avvantaggiati perché saranno più vicini alle famiglie, con il Tribunale di sorveglianza, che si occupa delle condizioni di detenzione, si potranno chiedere delle misure alternative.
D: Magari i domiciliari?
R: Non so se i domiciliari siano possibili, ma quantomeno l'affidamento in prova e i servizi sociali. Questo renderebbe la situazione decisamente più sostenibile e così lo sconto della pena. Pur se i ragazzi si proclamano assolutamente innocenti e la ragazza, che fin dal primo momento si è assunta tutta le responsabilità per la sostanza stupefacente recapitata all'hotel, ha continuato a ribadire che loro non c'entrano nulla.
D: La ragazza rimarrà in Romania?
R: No, anche lei, se viene confermata la condanna, potrà essere trasferita in Italia.
D: La signora Matraxia, mamma di Filippo era preoccupata per le condizioni del figlio dopo l'aggressione. Dalla sua visita, ha potuto appurare se vi siano violazioni dei diritti umani?
R: Per quanto riguarda la prima fase della detenzione, il direttore ha onestamente ammesso che il carcere presenta delle problematiche di sovraffollamento ed è questo che determina il fatto di ammassare tanti detenuti in un'unica cella e avere scontri fra varie etnie. Però, il direttore mi ha annunciato che a breve cominceranno dei lavori di ristrutturazione di quelle ali degli edifici, per cui creeranno nuove celle e potranno gestire i detenuti in maniera migliore, dal punto di vista delle condizoni carcerarie.
Paragonando questo ad altre carceri che ho visitato, ritengo che questo in particolare non presenti aspetti particolarmente negativi. Tranne per quanto concerne l'alimentazione e gli spazi ricreativi per l'ora d'aria, che sono carenti. Questo, certamente, lo includerò nella relazione che sto stilando sulla visita.
D: TAG24 sta conducendo un'inchiesta sul caso di Filippo e lei era l'unica esponente del mondo politico a essersi interessata alla vicenda. Ad oggi, altri suoi colleghi si sono interessati o la stanno sostenendo in qualche modo?
R: Purtroppo no, ma è pure vero che non c'è molto che noi, come eurodeputati, possiamo fare per il caso singolo e specifico. Possiamo soltanto segnalare la necessità di garantire al meglio e in generale i diritti dei detenuti europei. A questo punta la mia relazione, che aiuterà la prossima legislatura ad avere una normativa europea vincolante per tutti i Paesi membri, che imponga il rispetto di determinati standard di legalità e di rispetto dei diritti umani. Chi può fare molto di più sono i governi nazionali e - devo dire - dal punto di vista dell'assistenza, la Farnesina sta lavorando molto bene e anche l'ambasciata italiana è molto attiva. L'ambasciatore ha visitato più volte i ragazzi. Ha portato loro dei libri, e sta lavorando in maniera molto efficente. Ovviamente, sull'esito del processo nessuno può interferire perché di competenza della giustizia romena.