In occasione della Giornata Mondiale del donatore di sangue 2024, che ricorre il 14 giugno, Tag24 ha intervistato il presidente dell'associazione Avis, Gianpietro Briola. Un aiuto importante, quello che viene dai volontari che si avvalgono dello strumento della donazione per aiutare il prossimo. Una mano tesa per tutte quelle persone che si trovano in una situazione di difficoltà.
L'obiettivo della giornata, giunta alla ventunesima edizione, è quello di sensibilizzare il maggior numero di persone possibile, puntando i riflettori su questo grande gesto di solidarietà. L'evento è stato istituito dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2004. Il giorno scelto per la ricorrenza è quello che diede i natali a Karl Landsteiner, il biologo austriaco che lavorò alla scoperta degli gruppi sanguigni nei primi anni del Novecento.
Con il Presidente di Avis Tag24 ha approfondito qual è la situazione rispetto alla donazione del sangue in Italia ad oggi, il contributo dei giovani, le iniziative legate alle campagne di sensibilizzazione e l'identikit del donatore "perfetto".
D: La Giornata Mondiale del donatore di sangue è un evento importante. A che punto siamo con la sensibilizzazione delle persone? Quante persone donano il sangue in Italia?
R: In Italia ci sono circa 2 milioni i donatori di sangue periodici e 1 milione e 300 mila di questi appartengono ad Avis. Garantiscono circa 3 milioni di donazioni in un anno sia di sangue intero, di piastrine e di plasma. Questo ci consente di ottenere l'autosufficienza dal punto di vista del sangue intero.
Siamo a buon punto con le nostre campagne di sensibilizzazione, tant'è che lo dimostrano i risultati sia dall'anno scorso che di quest'anno, soprattutto dopo il periodo un po' drammatico del Covid. Sono dati molto positivi e l'anno scorso abbiamo aumentato sia il numero dei donatori che il numero delle donazioni, in particolare della raccolta del plasma, aumentata di circa il 4%. Così ci siamo ristabilizzati sul periodo pre-Covid. Sono stati positivi sono anche i primi mesi del 2024 e quindi speriamo di poter continuare su questa strada, soprattutto tra le politiche di sensibilizzazione dei giovani.
D: I ragazzi in Italia oggi donano il sangue? Sono attenti a questa tematica?
R: I ragazzi sono attenti alla questione ma ci hanno comunicato che spesso non sono ben informati, non conoscono le modalità. Abbiamo lavorato in questo senso, cercando di avvicinarci ai giovani, tramite i social come TikTok e altri canali di comunicazione e informazione: anche nella sintassi, nella verbalizzazione delle comunicazioni, rendendole molto più smart.
D: Chi vuole avvicinarsi a questa tematica e diventare un donatore del sangue, cosa deve fare?
R: La via più facile è sicuramente online, basta entrare sul sito dell'Avis nazionale www.avis.it. Qui si trovano tutte le sezioni Avis sul territorio italiano e da lì tramite telefono e mail si comincia ad avere il primo contatto e l'iscrizione. Verrà poi chiamato per fare la donazione, per il prelievo di controllo e il colloquio col medico. L'altra modalità è consiste nel rivolgersi direttamente ad un centro trasfusionale in un ospedale, presenti su tutto il territorio italiano, rivolgersi lì e chiedere informazioni.
D: Qual è l’identikit del donatore di sangue perfetto?
R: Il donatore base ha un identikit molto facile: deve avere tra i 18 e 60 anni, pesare minimo 50 chili, essere in buone condizioni di salute, avere uno stile di vita sano, non avere rapporti a rischio, non usare sostanze stupefacenti e altri comportamenti simili. Poi non ci sono limitazioni in generale, se non problematiche legate allo stato di salute specifico di una persona.
Spesso i ragazzi ci chiedono se possono donare anche se hanno dei tatuaggi: la risposta è sì, ma devono passare quattro mesi dalla momento in cui si sono fatti.
D: Data la situazione di emergenza in cui versano molti ospedali in Italia, soprattutto alcuni reparti, come ad esempio il pronto soccorso. Qual è la situazione legata alle richieste di donazioni di sangue? Quali sono i reparti in cui servono di più?
R: Bisogna distinguere tra le emergenze emorragiche in pronto soccorso con altri reparti in cui la richiesta è elevata, come le ortopedie, le cardiochirurgie, oppure tutti quei reparti dove si fanno i trapianti. Poi ci sono i pazienti cronici che hanno bisogno di trasfusioni costantemente durante l'anno e quindi qui penso ai reparti di onco-ematologia, quindi pazienti leucemici per esempio, trapiantati di rilassazione che fanno la chemioterapia, oppure pazienti che necessitano di due sacchi di globuli rossi ogni 15 giorni. Ciò avverrà finché non troveremo una terapia genetica efficiente per tutta la vita di questi soggetti.