Casi preoccupanti, giovani pericolosi, assassini, aggressioni riprese in video, paura per i coetanei, per i genitori. Si registra, a giudicare dalle ultime notizie di cronaca da giugno 2024 (e non solo), un'escalation di aggressività tra ragazzi. Ma perché i "giovani di oggi" sono sempre più violenti e cosa devono fare i genitori per prevenire il più possibile, durante il loro percorso da educatori?
Ancora è grande il vuoto allo stomaco al pensiero di casi come quello dell'omicidio di Christopher Thomas Luciani, 16 anni, brutalmente ucciso con 25 coltellate al parco 'Baden Powell' di Pescara il 23 giugno 2024. Un debito di 250 euro, motivo futile, ha scatenato quest'aggressione senza precedenti, di pura crudeltà, con gli indagati, altri due adolescenti, che deridevano la vittima mentre la colpivano.
La comitiva è poi andata tranquillamente al mare senza avvisare le autorità e, addirittura, scattando foto con pose trionfanti, poco dopo il delitto.
Un altro episodio, tra i più recenti di cui si è tanto sentito parlare, ha avuto luogo a Lanusei, Sardegna, dove un minorenne ha gettato un gattino da un ponte, ridendo con gli amici, che riprendevano tutto con il cellulare, il 7 luglio 2024.
Paola Campanaro, psicopedagogista e direttrice del centro clinico La Quercia, ci offre il suo parere in merito all'allarme violenza giovanile, a partire da casi come questi e consiglia, soprattutto ai genitori, di prestare attenzione ad alcuni segnali specifici.
In casi di violenza, che poi sfociano nella spettacolarizzazione e la ripresa in foto o in video, si sta verificando un fenomeno sempre più preoccupante tra i più giovani.
La psicopedagogista Campanaro ha evidenziato l'influenza negativa dei media e dei modelli proposti dai social network e dalla musica, in particolare, quella trap o rap:
"C'è una fatica, in questo momento, nel rendersi conto degli effetti delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. E' come se tutto fosse fotografabile, "Instagrammabile", perché ogni evento che si verifica sembra che per loro sia pubblicabile su TikTok.
Si cerca l'accettazione continua da parte dei follower. Si punta solo ad un'approvazione collettiva e non più ad avere un senso del limite. Il tema centrale è proprio questo:
determinare fin dove arriva la percezione della dignità della persona altra e del confine dell'altro. E quindi tutto diventa show, tutto diventa spettacolo, qualsiasi cosa".
Si oltrepassa questo limite, si mette in mostra, si fa un video a prescindere dagli effetti negativi, la crudeltà: viene meno la percezione della violenza, a favore della spettacolarizzazione, il clamore agli occhi di chi guarda. Paola Campanaro continua con degli esempi:
"Un esempio sono i cantanti finiti in carcere, come il rapper Baby Gang, o anche Shiva è stato arrestato per tentato omicidio. Poi ce n'è un altro, Amir Tataloo, è stato condannato al carcere in Iran per aver diffuso "contenuti osceni" e "blasfemia".
Inneggiano ad una vita di reati. Ne fanno uno stile, lo cantano, entra nel cervello. Le parole creano il pensiero."
D'altra parte, ce lo insegnano gli antichi greci, il λόγος, (lógos), la parola, sarà sempre strettamente legata al pensiero.
Dunque tutto sembra autorizzato, normalizzato: usare una donna come un'oggetto e poi lasciarla, uccidere dopo aver subito un futile torto, sentirsi liberi di agire in questo modo, poiché percepito come la norma, o addirittura una modalità per apparire "forte", agli occhi del branco.
Ovviamente non è il caso di generalizzare. E' chiaro che non tutti quelli che ascoltano un certo tipo di musica agiscono in modo incosciente e che tantissime persone riescono a scindere razionalmente. E' comunemente conosciuta la storia musicale del rap o dell'hip hop in generale, lo stile di vita da seguire nel quotidiano è decisamente un'altra storia. Ma cosa è necessario affinché si riesca a fare questo scatto ragionevole in giovanissima età?
"Perché poi non c'è un contenimento? Se c'è un ragazzo che ragiona con la sua testa, con una famiglia dove si parla di certi temi, anche se ascolta Shiva, ovviamente non diventa un criminale.
Capita quando non c'è una base di contenimento familiare, istituzionale o scolastica, e quindi questi giovani alzano sempre di più l'asticella.
Cercano di vedere fin dove possono arrivare, perché poi diventa proprio una sfida: con l'istituzione, con l'esterno, per dire "Se io posso, vediamo fino a dove arrivo, perché io posso arrivare lì, perché sono vivo".
Insensibilità. Viene percepito questo e nient'altro, a partire da episodi gravi di violenza: mancata percezione dell'importanza della vita dell'altro, assenza di empatia. Come si arriva a questo in età così giovane?
" Non si esclude un sintomo di minori antisociali. Sono quei bambini che da piccoli torturano gli animali e non provano pena, quelli che prendono le rane, gli staccano le zampe, prendono i gattini e gli mettono il petardo dentro la bocca o da altre parti. Sono quei bambini molto crudeli con gli esseri indifesi: e non provano il minimo senso di colpa quando fanno certe cose.
Una persona generalmente direbbe: "Se io ti pesto un piede, se ti faccio male, se ti insulto e poi in fondo ci penso e ci resto male, provo la colpa."
Il sintomo più importante è quando non si prova la colpa. Vuol dire che c'è una mancanza di empatia. Spiega l'esperta:
"Il senso di colpa aiuta a comprendere che l'altra persona ci è rimasta male. Anche nelle relazioni umane funziona allo stesso modo. "
E illustra poi un semplice procedimento mentale:
"Se io dico, faccio qualcosa, vedo l'altro come reagisce e, anche se sono fermo per orgoglio nel mio comportamento, poi percepisco che l'altra persona è rimasta male e in fondo sento quel disagio. Mi dico che avrei potuto agire in modo diverso, poi mi dispiace per quella persona che ha sofferto.
L'antisociale questa cosa non la può sentire."
Quando ragazzi giovanissimi compiono azioni violente il primo pensiero dell'opinione pubblica è rivolta ai genitori, condannati spesso di non aver dato una sufficiente educazione al figlio. Tra maltrattamenti sugli animali e addirittura omicidi tra coetanei, ci si dice, sempre più frequentemente "è colpa dei genitori". Cosa bisognerebbe fare per evitare che accadano certe cose? La prima cosa da fare è osservare il ragazzo, senza mai sottovalutare nulla, spiega la dottoressa:
"Quando si arriva a fatti gravi come quelli che leggiamo sulle nostre cronache, vuol dire che un problema si era già posto prima, che non è stato trattato.
Un caso eclatante è quello del giovane Filippo Turetta, responsabile dell'omicidio di Giulia Cecchettin: è chiaro, dal corso delle indagini, che il ragazzo avesse dato dei segnali di squilibrio nella relazione già in precedenza, solo che sono stati sottovalutati."
Quindi sin da quando sono più piccoli la situazione è da osservare, guardare, non lasciare da parte mai ciò che sta succedendo e agire. Agire come?
"Chiedendo aiuto a uno specialista, inserendo il ragazzo in gruppi sportivi, ricreativi, culturali. La vita sociale prepara e permette di prevenire tutto questo, quindi diventa fondamentale.
Altra eventualità, ci dice la dottoressa Campanaro, è che passano esserci delle diagnosi, o delle caratteristiche legate all'ADHD, versante o positivo, provocatorio. Di che si tratta?
"C'è in questi casi un iperfunzionamento dei lobi frontali. Spesso i genitori non sanno cos'è l'ADHD da un punto di vista neuroscientifico.
E' proprio una diagnosi che viene fatta intorno ai 7-8 anni: sono quei bambini che si oppongono a tutto, in classe, ai compagni, devono sempre avere l'ultima parola, si oppongono ad ogni regola.
Da questo punto di vista, hanno bisogno di questa valutazione diagnostica e c'è un trattamento ad hoc fino ad arrivare ad un farmaco per il controllo di questa difficoltà. (Questo accade in situazioni gravi)."
Il tema dei limiti, delle regole chiare da spiegare ai bimbi è fondamentale per educare, sin da piccolissimi, i figli, affinché abbiano ben presente cosa è giusto e cosa non è giusto fare. Ma come bisogna punire i bambini nel modo corretto, qualora non rispettino certi confini?
"Anche la punizione è fondamentale, perché bisogna fornire un chiaro confine, spiegando che, ad esempio, se si insulta un compagno di classe, può succedere qualcosa. "
La punizione deve essere: non fisica, non umiliante, ma di carattere privativo.
"Un esempio potrebbe essere il divieto di uscire il sabato sera con gli amici: va a limitare un aspetto piacevole del ragazzo e allo stesso tempo gli dà un segnale chiaro di disapprovazione."
Teniamo presente che deve essere anche grande la coerenza da parte del genitore in questi casi, Campanaro ci spiega:
"Perché se il genitore dichiara che non va bene un linguaggio volgare, o offensivo, poi non può lui stesso fare altrettanto a casa. Il ragazzo deve essere educato a riconoscere i confini, poiché spesso non capisce che ci sono dei contesti. Ha bisogno che ci sia coerenza."