Ribelli, scapestrati, indomabili. Tantissimi genitori si chiedono "come farsi rispettare dai figli", specie se questi non ascoltano ed entrano in conflitto con le famiglie? Bisogna intervenire sin da quando sono molto piccoli ed è importante imparare come educarli, fornendo limiti e regole nel modo giusto.
Paola Campanaro, psicopedagogista e direttrice del centro clinico La Quercia, ci fornisce indicazioni e consigli ben precisi con il nostro periodico podcast "Genitori che fatica! Manuale d'istruzioni."
Tanti di noi si chiedono come dare dei limiti ai figli. Dire di no sembra sempre un problema, perché poi i bambini piangono, i ragazzi si dispiacciono e spesso si creano situazioni per molti insostenibili. Come può un genitore gestire la tensione in modo sano? La psicopedagogista Campanaro ammette che sono sempre di più i genitori che "temono" le reazioni dei loro ragazzi, ci spiega qual è la differenza tra limiti e regole e come proporle ai figli, nel corso della loro educazione:
"Tantissimi genitori hanno paura dei propri figli. È come se guardassero questo esserino piccolo e temessero le sue reazioni. La verità è che nessuno è mai morto perché ha pianto, quindi è indispensabile dare dei limiti e delle regole a prescindere da questo tipo di reazione.
C'è una differenza molto importante tra limiti e regole, ed è legata allo sviluppo del cervello e all'età. Il limite è quello fino ai cinque anni e prevede la ripetizione ogni volta. "
L'esperta ci fornisce quindi degli esempi pratici:
"Ad esempio, "dobbiamo attraversare la strada, dammi la mano." Il bambino non ha ancora la stabilità per trasformarlo in regola, è un processo che avviene dai tre ai cinque anni. Pian piano, acquisirà regole come "lavati le mani prima di mangiare." Solo quando diventa un automatismo, si può parlare di regola e passare alla successiva."
Ci sono anche delle "strutture di quantità" da dare al bambino, non bisogna fornire troppe indicazioni insieme e bisogna rispettare anche la precisione negli enunciati. La dottoressa Campanaro chiarisce sempre con degli esempi:
"Tre alla volta, non di più. Ad esempio, "lavati le mani prima di mangiare," "metti a posto i tuoi giochi," "lavati i denti prima di andare a letto." Bisogna poi essere anche molto precisi. Non dire "comportati bene," che comprende cento regole. Sotto i cinque anni si ripetono, dai cinque anni e mezzo, sei, dovrebbero essere acquisite.
Per i genitori gestire le reazioni negative come la rabbia o la chiusura da parte di bambini o degli adolescenti quando si dice di no, di certo non è semplice, ma bisogna considerare anche la normalità dell'opposizione da parte dei più giovani è chiarire qual è il modo giusto di porsi. Deve essere senza dubbio assertivo, ma non aggressivo, spiega la dottoressa:
"È normale che un bambino o un adolescente sano si opponga al no. Se il genitore non mette confini chiari, il ragazzo continuerà a ricercarli altrove, come la scuola o la società. Il genitore deve avere in testa che ci sono dei confini molto chiari.
Il genitore dà la regola e ci sarà sicuramente un'opposizione. A quel punto non bisogna iniziare a giustificarsi, gridare, sbattere le porte o insultare.
Si deve contare fino a dieci, venti, anche centomila se necessario. Poi se il genitore non riesce a gestire la sua rabbia, deve spostarsi fisicamente dal momento dell'impulso e prendere un time out.
Quando torna, deve tenere fede alla regola prefissata. Se il genitore cede, il figlio imparerà che più protesta, più cederà. Questo insegnerà sicuramente al figlio a gestire la frustrazione e a stare all'interno della società."
D'altra parte, lo insegna la vita stessa, non tutto ci è dovuto e bisogna fare in modo che i più giovani accettino limiti, confini, che capiscano che non tutto sempre è concesso.
Spesso il figlio vede il genitore come un nemico, qualcuno di totalmente diverso da sé, o addirittura da combattere. Come si fa a instaurare una connessione, un dialogo sano? Un po' lo abbiamo approfondito trattando il tema del legame tra genitori e figli, la la dottoressa ci ha dato ulteriori regole da ricordare per gestire situazioni difficili:
"Quando una persona dice le cose con calma e con amore, anche se è un no, il messaggio passa al figlio. Non sono solo parole, come "ti voglio bene" o i regali, che comunicano l'amore, ma anche lo stato emotivo quando stiamo con loro. Se diciamo di no, dobbiamo farlo con fermezza e spiegare in parole semplici."
E ci riporta situazioni esemplificative:
"Non puoi rientrare alle 6 del mattino perché hai 13 anni. Troviamo un compromesso, alle 11 ti vengo a prendere." L'amore si trasmette anche con piccoli gesti quotidiani, come preparare da mangiare, rassettare la casa, o chiedere riguardo gli interessi di un figlio.
Il giusto mezzo rimane il più scontato, ma anche il più efficace dei metodi. A volte, quando si vede il figlio tanto contento per qualcosa, si tende a ripetere quell'azione, e se poi manca, diventa un problema per bambini e ragazzi, che tendono a pretendere sempre più dai genitori. Come si può evitare questo processo?
"L'amore passa attraverso molte forme, e il no è spesso una grande forma d'amore. È importante non cedere sempre ai desideri del figlio per evitare di viziarlo. Dobbiamo spiegare che non può avere sempre tutto quello che vuole e insegnargli ad apprezzare ciò che ha.
Per evitare di viziare il figlio, è importante stabilire dei confini chiari. Ad esempio, se siamo al Luna Park, possiamo dire: "Questa sera puoi fare tre giri in giostra." Diamo un budget preciso e insegniamo al figlio a gestirlo. In questo modo, il bambino impara che la felicità non deriva dal fare tante cose, ma dal godere delle cose che si fanno.
Insegnare al figlio che non tutto è scontato è fondamentale. Anche in casa, il figlio deve collaborare alla vita familiare. Fin da piccolo, deve imparare a sparecchiare il proprio piatto e quello della famiglia, perché non è un ospite, ma un membro del nucleo.
Se non si interviene in età infantile, è facile che gli effetti negativi si facciano sentire con l'arrivo dell'adolescenza e della vita adulta. Ma si può ancora fare qualcosa, secondo la dottoressa Campanaro:
"Anche con figli grandi, non è mai troppo tardi per cambiare. Se abbiamo abituato il figlio ad avere tutto, possiamo iniziare a cambiare le regole. Diciamo: "Da oggi, tu sparecchi la tavola o la apparecchi." All'inizio ci sarà resistenza, ma è importante mantenere la collaborazione familiare. In famiglia, siccome il figlio non paga la quota per stare in casa, deve contribuire al benessere della famiglia facendo dei lavori e dedicando del tempo ad essa."
Per cambiare le abitudini di un figlio viziato è importante iniziare subito a mettere in pratica nuove regole e aspettarsi resistenza all'inizio. Con costanza e coerenza, il figlio imparerà a contribuire e ad apprezzare le cose che ha. Non è mai troppo tardi per cambiare musica e migliorare le dinamiche familiari.
Si può interrompere il ciclo intervenendo e chiarendo che è arrivato il momento di cambiare completamente registro.
"Se il figlio ha 16 anni ed è stato viziato per tutto questo tempo, non possiamo aspettarci un cambiamento in tre giorni. L'obiettivo è lavorare gradualmente per 6-12 mesi, possibilmente con l'aiuto di uno specialista. Anche il genitore deve cambiare mentalità. Se il figlio è piccolo, sarà più facile prevenire questo comportamento."
Il nostro manuale d’istruzione per genitori, proseguirà con interviste periodiche all’esperta Paola Campanaro, grazie anche alla dottoressa Laura Fumei, Responsabile Social, Comunicazione e Progetti per le Scuole del Centro Clinico La Quercia.