Sono in arrivo cambiamenti per il lavoro stagionale e le novità, in parte positive, altre potrebbero, invece, portare qualche piccolo contro da tenere bene in considerazione.
Sicuramente non possiamo fare a meno di parlare del nuovo decreto Flussi, approvato qualche giorno fa. Un altro aspetto molto importante è la semplificazione del lavoro in somministrazione che ha profonde ripercussioni anche sul lavoro stagionale.
Facciamo, quindi, una panoramica completa sul lavoro stagionale, evidenziando i limiti e ragionando sui pro e sui contro per i lavoratori delle ultime novità.
Il lavoro stagionale prevede una particolare formula contrattuale a termine, che non prevede alcun limite, se non quello di essere riferito unicamente alle attività stagionali.
Una definizione molto generalista, ma in realtà ben disciplinata dal DPR 1524/63 che stabilisce quali sono le attività che possono far ricorso a questa formula contrattuale.
Al di là delle attività elencate dal DPR, alcune delle quali sono anche obsolete, possono rientrarvi tutte quelle necessarie per fronteggiare le esigenze tecnico produttive o l’intensificazione delle attività lavorative proprio di alcuni periodi dell’anno.
Dal 2018, sono stati posti paletti particolari ai contratti a termine, ma quello stagionale, proprio per via della sua particolarità, non è stato interessato alle restrizioni. Allora il suo utilizzo si è notevolmente ampliato.
Al pari del contratto a termine, quello stagionale è un contratto di lavoro precario, utile soprattutto alle aziende e alle attività stagionali che necessitano di forza lavoro solo per determinati e, in alcuni casi, brevi periodi dell’anno.
È utile ai lavoratori che cercano particolarmente lavori stagionali, ma è deleterio per tutti gli altri che, altrimenti, vorrebbero un’occupazione stabile e duratura per tutto l’anno.
Sono in arrivo numerose novità per il lavoro stagionale, a partire da quelle in materia di somministrazione.
Saranno escluse dal conteggio dei limiti quantitativi della somministrazione a tempo determinato i casi in cui questa si riferisca a:
Nel secondo caso, in particolare, vi rientrano le attività stagionali. Pertanto, il contratto di lavoro in somministrazione può essere utilizzato per sopperire il bisogno di forza lavoro in determinati periodi dell’anno.
Traduciamo la novità nel fatto di poter utilizzare i contratti in somministrazione senza dover sottostare a vincoli particolari, ma solo se legati alla stagionalità dell’attività lavorativa oppure a particolari esigenze produttive.
È un vantaggio o uno svantaggio? Ci sono due facce della medaglia: da una parte consente di lavorare. L’altra faccia si fa portatrice di un contro, in quanto permette di alimentare la discontinuità lavorativa, con il risultato di un maggiore precariato.
Il nuovo decreto Flussi 2025, approvato pochi giorni fa, impatta anche sul lavoro stagionale. È previsto l’ingresso di moltissimi lavoratori stranieri che, come sempre, giocano un ruolo chiave in tutti quei settori che richiedono forza lavoro in precisi periodi dell’anno.
Allora cosa cambia? Il decreto Flussi prevede che ai lavoratori stagionali entrati regolarmente in Italia vengano concessi 60 giorni di tempo, dalla cessazione del rapporto di lavoro, per cercare una nuova occupazione con lo stesso datore di lavoro o con uno nuovo. Ciò restando il limite di validità del permesso ottenuto.
In questo caso parliamo di un vantaggio oppure di uno svantaggio? Si tratta di una buona opportunità che permette ai lavoratori di iniziare subito un altro lavoro senza dover ripetere il (quasi) infinito iter per uscire dall’Italia e per richiedere nuovamente l’entrata per motivi di lavoro. Un aspetto positivo non solo per i lavoratori, ma anche per gli stessi datori di lavoro che, ormai, faticano a cercare personale in alcuni settori.