E’ il primo partito d’Italia, il partito dell’astensionismo. Il partito di tutti quei cittadini italiani che delusi dalla politica decidono di non andare a votare.
Appena tre settimane fa è stato il primo partito in Liguria dove si è votato per il rinnovo del consiglio regionale e dove più della metà degli elettori ha disertato le urne. Ha vinto per poche migliaia di voti il sindaco di Genova, candidato unico del centrodestra, Marco Bucci, ma l’affluenza si è fermata poco sopra il 45%.
Il timore che l’ombra dell’astensionismo possa allungarsi e condizionare anche il voto in Umbria ed Emilia Romagna, dove tra meno di 48 ore si apriranno le urne per il rinnovo dei rispettivi consigli regionali, sta condizionando le ultimissime ore di campagna elettorale con gli appelli bi-partisan dei leader politici e dei candidati a recarsi a votare.
In Umbria ed Emilia Romagna – le ultime due regioni al voto del 2024 – i seggi resteranno aperti dalle 7 di domenica 17 novembre, fino alle 15 di lunedì 18 e saranno decine di migliaia gli elettori interessati. Una preoccupazione condivisa da entrambi gli schieramenti è quella relativa all’affluenza che, appena poche settimane fa, si è rivelata determinata nel caso della vittoria di Marco Bucci in Liguria.
Ma come la percentuale dell’affluenza può condizionare anche le elezioni regionali in Umbria ed Emilia Romagna?
In generale la bassa affluenza alle urne tende ad avvantaggiare quei partiti e quegli schieramenti che possono contare su un elettorato più radicato e consolidato sul territorio come, ad esempio, per il centrodestra in Umbria e per il centrosinistra in Emilia Romagna.
Da qui gli appelli al voto dei diversi schieramenti. Se in un Umbria la governatrice uscente del centrodestra, Donatella Tesei potrebbe risultare avvantaggiata da una bassa affluenza, la stessa cosa potrebbe accadere per il candidato del centrosinistra in Emilia Romagna Michele De Pascale che punta a raccogliere lo scettro del governatore uscente Stefano Bonaccini.
Naturalmente ogni elezione è un caso a sé e sono diversi i fattori contingenti che possono intervenire a modificare o influenzare la partecipazione al voto degli elettori come, ad esempio, il caso dell’emergenza alluvionale di cui è stata recentemente vittima l’Emilia Romagna.
Un alto tasso di astensionismo, quindi, rischia di influenzare in maniera determinante l'esito finale del voto in entrambe le regioni. Decisiva per la vittoria, quindi, sarà la capacità dei singoli partiti e dei candidati di mobilitare gli indecisi e convincerli a rispondere all’appello al voto.
Il fenomeno dell'astensionismo è in costante aumento in Italia con una preoccupante accelerazione negli ultimissimi anni. Specchio della crescente disaffezione verso la politica è il dato storico relativo alle elezioni politiche: nel 1976 la percentuale di astenuti era appena del 6,6%, mentre nel 2022 si è arrivati al 36,1%.
Un trend che non risparmia il voto regionale. L’ultimo caso in ordine di tempo è rappresentato dalla Liguria dove si è votato solo tre settimane fa. Nella regione ‘conquistata’ dal sindaco di Genova Marco Bucci l’affluenza si è fermata al 45, 97%, mentre cinque anni prima era stata del 53,42%.
Affluenza in calo anche nelle altre quattro regioni andate al voto nel 2024: Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Piemonte. Ad aprire le danze era stata la Sardegna dove si è votato a Febbraio con la vittoria della candidata di centrosinistra Alessandra Todde e dove l’affluenza si è fermata 52,4%.
Il mese dopo si è votato in Abruzzo dove è stato riconfermato il governatore uscente di centrodestra Marco Marsilio e dove l’affluenza ha di poco superato il 50%, fermandosi al 52,19%. Ad aprile è toccato alla Basilicata del governatore Vito Bardi con un’affluenza del 49, 81% mentre a giugno i cittadini piemontesi hanno rieletto Alberto Ciro con un’affluenza del 55,3%.
Nello stesso week-end dell’8-9 giugno si è votato contemporaneamente anche per le Elezioni Europee in tutta Italia e in questo caso il dato dell’affluenza si è fermato al 48,31%.
In un contesto come quello appena delineato di crescente astensionismo, la sfida per i partiti sarà non solo quella di mobilitare il proprio elettorato, ma anche quella di cercare di recuperare la fiducia degli elettori più indecisi e disillusi.
L'astensionismo in Italia è in costante aumento, come dimostrato dal calo di affluenza nelle recenti elezioni regionali, tra cui quella in Liguria, dove la partecipazione si è fermata al 45,97%.
Questo fenomeno tende a favorire i partiti con un elettorato più radicato, come il centrodestra in Umbria e il centrosinistra in Emilia Romagna. Le forze politiche, preoccupate dall'effetto che l'astensionismo potrebbe avere sui risultati, stanno facendo appelli per stimolare la partecipazione.
Sebbene ogni elezione abbia le sue peculiarità, la bassa affluenza può incidere significativamente sugli esiti, favorendo chi riesce a mobilitare meglio i propri elettori. In un contesto di crescente disaffezione, i partiti dovranno fare uno sforzo maggiore per recuperare la fiducia e coinvolgere gli elettori indecisi.