Molti lavoratori percepiscono il "bonus Renzi" in busta paga. Sì, il trattamento integrativo è uno strumento introdotto dal governo italiano per sostenere il potere di acquisto dei lavoratori. L'incentivo, per alcuni lavoratori, viene erogato in busta paga, mentre altri lo ottengono in fase di dichiarazione dei redditi.
Il testo normativo prevede infatti la distribuzione di un beneficio economico correlato a specifici requisiti di reddito e ad altri fattori legati alle detrazioni fiscali. Negli ultimi giorni, complice le nuove indicazioni sulla dichiarazione dei redditi 2025, sono pervenute numerose domande. In molti si chiedono: quando si rischia di dover restituire il bonus Renzi nel 730/2025? Vediamo insieme come funziona e quando potrebbe accadere.
L’ex bonus Renzi, più conosciuto in busta paga come trattamento integrativo (L. 21/2020), è una delle tante agevolazioni in busta paga strettamente legata al carico fiscale dei lavoratori. In particolare, la misura nata come agevolazione fiscale è stata introdotta per permettere di ricevere un contributo mensile fino a 100 euro, ovvero 1.200 euro annui (in alcune condizioni).
Nonostante l’erogazione sia a carico del datore di lavoro, che anticipa l’importo in busta paga per poi recuperarlo in una fase successiva, non tutti i lavoratori lo ottengono in questo modo. Per ottenere l’importo pieno dell’ex bonus Renzi è indispensabile soddisfare diversi requisiti.
Nel 2024 e nel 2025, il trattamento integrativo spetterà a chi rientra in due categorie specifiche:
In sostanza, l’ex bonus Renzi è soggetto a criteri reddituali che variano annualmente e non tutti i lavoratori con reddito da lavoro dipendente sono automaticamente beneficiari del trattamento integrativo. Ed è questo il motivo principale per cui, superando il limite reddituale previsto dalla normativa o godendo di particolari detrazioni fiscali, si rischia di non avere diritto al beneficio.
Come spiegato da Money.it, la normativa del trattamento integrativo, o ex bonus Renzi, prevede la distribuzione a carico del datore di lavoro. Il contributo spettante dovrebbe essere versato con una cadenza mensile. Va detto che la condizione finale che porta alla restituzione o meno del beneficio viene individuata in fase di dichiarazione dei redditi annuale, quindi nel 730.
Il legislatore ha previsto la distribuzione del trattamento integrativo su stime iniziali e non reali, in quanto la situazione fiscale viene riassunta solo quando si ha una visione precisa dei redditi effettivamente percepiti e delle detrazioni spettanti.
Pertanto, può accadere che chi ha percepito il trattamento integrativo nel 2024 (ovvero regolarmente 100 euro al mese per un totale complessivo di 1.200 euro) potrebbe trovarsi nella condizione di dover restituire il beneficio se nel 730/2025 emerge un reddito effettivo diverso da quello previsto dalla normativa o se le detrazioni non corrispondono ai requisiti richiesti per ottenere l’agevolazione fiscale.
Non sono pochi i casi in cui i lavoratori hanno dovuto restituire l’ex bonus Renzi tramite il conguaglio fiscale, ovvero in sede di dichiarazione dei redditi modello 730.
Per chiarire meglio le circostanze in cui si potrebbe dover restituire il trattamento integrativo, analizziamo alcuni esempi pratici che illustrano come reddito e detrazioni fiscali influenzano questa eventualità:
Per evitare brutte sorprese, è importante considerare che l'importo del trattamento integrativo viene individuato dalla differenza tra l’imposta lorda e la somma delle detrazioni fiscali a cui il lavoratore ha diritto.
Per i lavoratori che percepiscono un reddito tra 15.000 euro e 28.000 euro, il bonus è riconosciuto solo se sono state effettuate spese che possono essere detratte, secondo quanto previsto dagli articoli 12 e 13 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).