L'ennesima lite in casa, poi il colpo di fucile. Ha tutte le caratteristiche di una tragedia familiare, quella avvenuta ieri, 19 gennaio 2025, a Ornavasso, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, dove il 63enne Edoardo Borghini ha ucciso il figlio Nicolò, di 34 anni.
La tragedia è avvenuta poco dopo le 22 all'interno dell'abitazione di famiglia, in una zona residenziale di Ornavasso. Secondo le prime ricostruzioni, il 63enne Edoardo Borghini - pensionato con un passato nel campo della falegnameria - avrebbe sparato al figlio Nicolò al culmine dell'ennesima lite.
Lite scoppiata perché, a quanto pare, rientrando da una serata trascorsa con gli amici, il 34enne avrebbe trovato il portone del garage chiuso, prendendosela con i familiari. Sembra che fosse già noto alle forze dell'ordine.
Quando è stato colpito con un fucile da caccia regolarmente detenuto dal padre, secondo quanto riferito dai carabinieri, "aveva alzato le mani sui genitori", ferendo in particolare la madre, che aveva cercato riparo in un'altra stanza. Al suo tentativo di raggiungerla, la reazione del 63enne.
"Il mio assistito non ha sparato per uccidere", ha detto all'Ansa l'avvocato Gabriele Pipicelli, che difende l'uomo, ora in carcere. "È un epilogo infausto in una situazione che si è acutizzata e in cui gli aggrediti erano loro due", ha aggiunto. Le percosse da loro ricevute sarebbero state refertate dai sanitari del 118 intervenuti sul posto.
Le indagini, coordinate dalla pm Laura Carrera, sono partite subito dopo l'allarme lanciato dal 63enne, che, interrogato fino a tarda notte e poi in mattinata, ha negato che il figlio avesse problemi con la droga, come invece era emerso in un primo momento.
"È sempre stato un papà molto attento, ma non maniacale. Un padre del tutto amorevole, che si poneva domande e che avrebbe voluto che il figlio trovasse il suo posto nel mondo [...], dev'essere successa davvero una catastrofe", ha dichiarato sempre all'Ansa il primo cittadino Filippo Cigala Fulgosi.
Ha poi aggiunto: "Ho saputo che ultimamente in casa c'erano state difficoltà e frequenti litigi, ma non so le cause". Nicolò lavorava come operaio. In paese, secondo il quotidiano locale Eco Risveglio, c'è chi sostiene che desse "problemi ai genitori da almeno 20 anni".
Alla base del gesto del padre potrebbe esserci un sentimento di esasperazione per la situazione. "Non parlate male di lui, solo lui sa quello che ha passato per arrivare a tanto", ha detto un amico dell'uomo al giornale sopracitato.
Sui social, alcuni commentatori, riferendosi alla notizia dell'omicidio, chiedono "silenzio e rispetto". Qualcuno scrive "R.i.p. Nicolò", ricordando il 34enne come "un'anima buona", un "ragazzo da aiutare".
Altri parlano "di due vittime", giustificando il gesto del 63enne. "Che nessuno osi giudicarlo", scrive, in particolare, un'utente.
E ancora: "Io lo ringrazio questo padre disperato, per aver dato fine anche a tutte le paure che le sue vittime sentivano ancora. Nicolò non era un bravo ragazzo, mi dispiace [...]. Il suo cuore dov'era quella sera?". Un post che in tante hanno commentato usando toni simili.
Maggiori risposte sull'accaduto potranno arrivare solo dagli accertamenti ancora in corso. La villetta della tragedia, così come l'arma del delitto - e altri quattro fucili detenuti da Borghini - sono stati sequestrati. Si terranno, nelle prossime ore, sopralluoghi e analisi. Poi il pm deciderà come configurare il reato da contestare.
Resta, intanto, lo sgomento della comunità toccata dalla tragedia, che segue di appena qualche giorno quella di Bovalino, dove il 54enne Francesco Marando è stato ucciso a colpi di pistola. La svolta nel caso è arrivata oggi, 20 gennaio 2025, con il fermo dei due figli, uno dei quali minorenne, per omicidio.