Oggi, 21 gennaio 2025, è la Giornata internazionale dell'abbraccio. Chissà se Giorgia Meloni o, quantomeno, il suo staff comunicazione ci ha fatto caso quando ha deciso di postare sui social una serie di abbracci che, in questi due anni di governo, ha seminato in giro per il mondo.
La premier ha accolto tra le sue braccia capi di Stato e di governo. Ma non per le motivazioni che indussero nel 1986 un pastore del Michigan, Kevin Zaborney, a istituire la giornata dedicata a questo gesto. Ma perché, abbraccio dopo abbraccio, Giorgia "apre le porte" del mondo agli italiani: proprio così dice nel video. Che, evidentemente, ci mette poco a segnare la nuova frontiera della propaganda ai tempi dei reel.
Un abbraccio è sempre gradito, specialmente il giorno dopo il Blue Monday, il lunedì più triste dell'anno. E soprattutto, se è davvero sentito. Per intenderci: non del tipo immortalato da TvBoy a settembre 2022, alla vigilia delle elezioni politiche, quando Matteo Salvini e proprio Giorgia Meloni erano ancora in lotta per la leadership del centrodestra e si abbracciavano nascondendo un coltello nell'altra mano. Riprendendo Catullo, TvBoy giustamente intitolò quell'opera (che durò il tempo di un amen essendo subito rimossa dall'azienda rifiuti di Roma opportunamente allertata) "Odi et amo"
Gli abbracci fanno bene perché "combattono il freddo emotivo che spesso ci avvolge utilizzando il calore umano", per dirla con il reverendo statunitense. E perché, lo dimostra la scienza, rimanendo abbracciati venti secondi, il nostro cervello stimola l'ossitocina, l'ormone dell'amore, mentre quello dello stress, il cortisolo, diminuisce.
La pressione si abbassa, il cuore si regolarizza, addirittura il rischio di malattie cardiovascolari si riduce del 30%. Ma per Giorgia Meloni c'è anche qualcosa di più: il volume degli affari degli italiani all'estero si impenna.
Nel video postato nella Giornata degli abbracci da Giorgia Meloni, con tanto di sottofondo musicale epico, la premier abbraccia in rapida successione il presidente dell'Argentina Javier Milei, il primo ministro dell'India Narendra Modi, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, il presidente cinese Xi Jinping, il premier inglese Keir Starmer, il primo ministro albanese Edi Rama (lui è alto 2 metri e 01, lei 1,63), last but not least, il presidente Usa Donald Trump.
E insomma:
E sono abbracci, baci, sorrisi, strette di mano.
Ma tant'è: un video propagandistico del genere ha sempre l'altra faccia della medaglia. Che, nel caso, nasconde almeno due pericoli.
Il primo è che può mettere in imbarazzo e suscitare la gelosia del vicepremier nonché ministro degli Esteri Antonio Tajani. Già con il caso Sala, è stato evidenziato che ha giocato un ruolo non propriamente di primo piano: anzi, del tutto oscurato dal viaggio in prima persona della premier negli Usa per sbloccare la trattativa con l'Iran assieme a Joe Biden e Donald Trump.
Il secondo che sistema l'asticella troppo in alto. Non perché la politica estera non sia direttamente collegata a quella interna (ne era convinto anche Alcide De Gasperi, per il quale addirittura era la politica estera a fare quella interna, non il contrario), ma perché è oggettivamente improbabile che l'Italia, da sola, possa davvero farsi valere nel novero delle super potenze. Su quel tavolo, per battere i pugni (come si dice) e farsi ascoltare, per l'Italia occorre un'entità più forte: l'Europa. Altrimenti, si rischia di prendere l'aereo a vuoto.