Da una ex officina da meccanico, dove ha deciso di organizzare il suo nuovo studio, Dario Franceschini tira fuori dal cilindro l'ennesima proposta 'di laboratorio'. L'orizzonte è quello delle Politiche 2027: l'ex ministro della Cultura spariglia e dice la sua: "Si dice spesso che la destra si batte uniti. Io - spiega in un'intervista a Repubblica - mi sono convinto che la destra la battiamo marciando divisi". Franceschini fa appello alla categoria, non sempre politica, del "realismo". I partiti che formano la possibile alternativa alla destra "sono diversi e lo resteranno. È inutile fingere che si possa fare un'operazione come fu quella dell'Ulivo. L'Ulivo non tornerà, da quella fusione è già nato il Pd. E nemmeno l'Unione del secondo Prodi, con le sue 300 pagine di programma assemblato a tavolino prima delle elezioni", dice convinto. Di qui la proposta: "I partiti di opposizione vadano al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l'aspetto proporzionale della legge elettorale. È sufficiente stringere un accordo sul terzo dei seggi che si assegnano con i collegi uninominali per battere i candidati della destra", azzarda.
In questo quadro, per Franceschini, ben vengano le tante manovre al centro e la creazione di un nuovo soggetto politico. "Per allargare l'offerta elettorale è utile un partito che parli di più ai moderati, che recuperi l'astensionismo di quell'area, che contenda i voti a Forza Italia", sottolinea. Per il senatore Pd, insomma, anche il mito della 'vocazione maggioritaria' dem è giunto al capolinea. Franceschini ricorda di aver creduto per anni all'intuizione veltroniana e non lo rinnega ma la realtà - ragiona - parla chiaro: "Se anche il Pd arrivasse di nuovo al 30%, non basterebbe, serve comunque una alleanza".
L'ex ministro della Cultura chiede allora "generosità" a Matteo Renzi e Carlo Calenda e 'provoca' Forza Italia. "Se Berlusconi fosse rimasto in vita, non avrebbe accettato a lungo di stare in un centrodestra guidato dalla destra estrema", scandisce. Non solo. "Sia chiaro - è la preterizione che segue - il mio non è un appello a Forza Italia, perché penso che non si muoverà da dov'è. Sbagliando, perché con una legge tutta proporzionale sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent'anni", teorizza. L'ha detto a Tajani? "No. I forzisti hanno in tasca il biglietto della lotteria ma non lo sanno", provoca.Franceschini dice di non credere che possa essere uno dei figli di Berlusconi, scendendo in campo, a 'riscuotere' il biglietto vincente, ma ormai la suggestione è lanciata.