Vita singolare quella delle star del cinema. Ricevono amore e odio quasi in egual misura e, per paradosso, più cresce l'uno più aumenta anche l'altro. E i social hanno, ovviamente, estremizzato questa condizione.
Lo sa bene Robert Pattinson, che deve la sua fortunata carriera alla saga di "Twilight" che lo ha lanciato quando era ancora molto giovane ma che, ancora oggi, deve fare i conti con l'altra faccia della medaglia rappresentata dagli hater della serie e, di conseguenza, del suo personaggio, il vampiro Edward Cullen.
Un odio che il divo preferisce ora liquidare con una scrollata di spalle e una risata ma che ha radici profonde, che affondano nel terreno di quel maschilismo malato ancora molto forte nella società e nella cultura pop contemporanee.
Fa sorridere che, con una carriera ricca e fortunata alle spalle, l'attore si trovi ancora a dover rispondere di quanto fatto ormai quasi vent'anni fa.
Un periodo nel quale Pattinson ha collaborato con nomi del calibro di David Cronenberg ("Cosmopolis" del 2012 e "Maps to the Stars" del 2014), Werner Herzog ("Queen of the Desert" del 2015), Christopher Nolan ("Tenet" del 2020 e il suo prossimo film basato su "L'Odissea" di Omero) e Robert Eggers ("The Lighthouse" del 2019).
Ma è così che funziona il mondo dell'intrattenimento all'epoca di Internet e dei social, dove basta un meme per riaprire un dibattito che si credeva ormai chiuso per sempre.
Un fenomeno su cui oggi è in grado di scherzare anche lui, come fa quando, durante un'intervista per l'edizione spagnola di GQ, gli viene chiesto come reagisca di fronte agli hater della saga di "Twilight" che lo lanciò nel lontano 2008.
Hablamos en exclusiva con Robert Pattinson sobre su nuevo proyecto y con Francis Kurkdjian, perfumista en Dior, sobre renovar un icono.https://t.co/crRcINhMS3
— GQ España (@GQSpain) January 21, 2025
Un rapporto, quello tra Pattinson e una parte del fandom della serie tratta dai romanzi di Stephenie Meyer, che ha sempre vissuto di alti e bassi. Amato da una fetta consistente degli appassionati, l'attore è stato fortemente ostracizzato da una parte di loro fin da quando venne scelto per il ruolo.
Ai tempi, infatti, non erano pochi a preferirgli un allora giovanissimo Henry Cavill (il futuro Superman nelle pellicole dirette da Zack Snyder), che la stessa autrice dei romanzi vedeva come il candidato perfetto.
Fu la regista della prima pellicola, Catherine Hardwicke, a imporlo alla produzione e al pubblico e, alla fine, ha avuto ragione.
Pattinson ha, dunque, la "pelle dura" quando si tratta di far fronte alle periodiche ondate di odio nei suoi confronti. I momenti difficili, ai suoi occhi, sono ben altri, come lui stesso ha confessato di recente, ammettendo di aver pensato addirittura al ritiro dopo il Covid-19.
Ecco, quindi, che la sua risposta all'odio è la risata, come fece anni fa quando, durante la promozione di "The Batman" di Matt Reeves, prese in giro Zoe Kravitz (interprete di Catwoman), apostrofandola come "hater" per non aver mai visto i film di "Twilight".
Zoë Kravitz says to Robert Pattinson that she didn't watch Twilight.
— Robert Pattinson Photos | Fansite (@pattinsonphotos) February 24, 2022
“It's not even cool to be a hater anymore. That’s so 2010.” pic.twitter.com/jEtTIR9L2n
Questo non vuol dire, però, che il fanatismo tossico vada preso alla leggera.
Proprio la saga di "Twilight" ha messo in mostra come la composizione prevalentemente maschile del mondo nerd o geek (basti pensare a una serie tv recente come "The Big Bang Theory") faccia fatica ad accettare la sua attuale espansione nell'universo femminile, degenerando in forme di vera e propria violenza.
Erika Christakis, educatrice della prima infanzia presso lo Yale Child Study Center, in un articolo della rivista Time del 2011, metteva in risalto proprio questo fenomeno, parlando di una forma di vero e proprio maschilismo.
Hey, Twilight haters, stop being bigots, and just lie back and enjoy the estrogen drip, says Erika Christakis | http://t.co/s3dNEEvU
— TIME Ideas (@TIMEIdeas) November 21, 2011
Christakis sottolineava come una storia come quella di "Twilight", scritta da una donna che vi riversava la sua esperienza diretta delle fantasie e dei desideri femminili in fatto di uomini, relazioni e sesso, sia stata massacrata da alcuni critici "bigotti", incapaci di comprendere quel mondo di finzione perché fuori dai loro standard prettamente maschili.
L'autrice sottolineava, infatti, come agli uomini sia "consentita ogni sorta di rappresentazione cinematografica violenta, raccapricciante, ridicola e degradante", mentre lo stesso non vale per le donne, e "Twilight" ha evidenziato questo problema.
Una riflessione puntuale, quella di Christakis, che mette in luce come alla base dei comportamenti violenti di certo fandom ci sia, come sempre, una dose massiccia di ignoranza.
Che va combattuta, da un lato, diversificando il più possibile le voci e gli sguardi che raccontano queste storie, in modo che non rappresentino più un'eccezione ma la regola. Dall'altro, imparando da Robert Pattinson, seppellendo con una risata questi hater che, al contrario dei vampiri, non possono risorgere.