29 Jan, 2025 - 16:42

Migranti, governo pronto alla sfida con la Corte d'Appello: cosa succederà dopo il Consiglio dei ministri?

Migranti, governo pronto alla sfida con la Corte d'Appello: cosa succederà dopo il Consiglio dei ministri?

Migranti, migranti e ancora migranti. Il governo guidato da Giorgia Meloni non sembra riuscire a trovare un altro argomento di cui discutere, finendo avviluppato dal fuoco incrociato delle critiche delle opposizioni e degli sviluppi giudiziari che arriveranno a breve.

Ciò riguarda principalmente il trasferimento di 49 migranti che la nave della Marina militare italiana Cassiopea ha operato nei giorni scorsi verso i due CPR costruiti in Albania. Fra difficoltà dovute alla mancanza di elettricità e l'assenza di medici dell'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), il governo spera che il terzo tentativo di avviare i due centri albanesi dia finalmente i suoi frutti.

Entro il 30 gennaio 2025, però, la Corte d'Appello di Roma dovrà stabilire se confermare o meno il trattenimento di quei 49 migranti. Un Consiglio dei ministri svoltosi oggi 29 gennaio ha avuto modo, probabilmente, di trattare le mosse che il governo metterà in campo in caso di stop da parte dei giudici.

Cdm lampo sulla questione migranti

Una riunione lampo si è tenuta nella mattinata di oggi 29 gennaio 2025 a Palazzo Chigi: un Consiglio dei ministri con al centro - secondo le poche informazioni disponibili - il "dossier migranti". Erano presenti il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, quello delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la premier Giorgia Meloni.

Metà dei presenti - cioè Piantedosi e Meloni - sono stati raggiunti recentemente da un avviso di garanzia per peculato e favoreggiamento riguardo l'arresto e la scarcerazione in poco tempo del generale libico Njeem Osama Almasri.

Non è stato però questo l'argomento al centro del veloce incontro: con ogni probabilità, si è parlato del trasferimento di 49 migranti sulla nave della Marina militare italiana Cassiopea, arrivata in Albania per portarli nei due CPR di Shengjin e di Gjader.

5 migranti pronti a tornare in Italia dall'Albania

Se il trasferimento dalle acque di Lampedusa alle coste albanesi è avvenuto senza intoppi, ciò non si può dire per la pratica dello screening e di identificazione avvenuta a Shengjin. I 49 migranti, provenienti principalmente dal Bangladesh (mentre gli altri da diversi stati africani), sono stati identificati in un hotspot al buio, a causa della mancanza di elettricità nella cittadina albanese.

Un altro intoppo si è avuto durante i controlli medici. Essendo assente il personale dell'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), è subentrato il personale della marina militare italiana.

L'OIM ha denunciato possibili problemi di terzietà, ma allo stesso tempo ha preso atto che delle 49 persone arrivate a Shengjin 5 sono dovute tornare in Italia (più nello specifico a Brindisi), perché 4 di queste sono minorenni e una è considerata soggetto vulnerabile. Il totale dei migranti scende quindi a 44 (8 sono provenienti dall’Egitto e 36 dal Bangladesh).

Il ruolo dei giudici della Corte d'Appello

Il punto più interessante della vicenda, e che si ricollega a quanto probabilmente è stato discusso nel Cdm odierno, riguarda le possibili decisioni della Corte d'Appello di Roma. Per i migranti rimasti in Albania, infatti, partono da oggi le 48 ore necessarie affinché i giudici decidano la conferma o meno del loro trattenimento.

Il governo spera, da parte sua, che la decisione arrida alla sua volontà di ricominciare a trasferire i migranti dall'Italia all'Albania, avendo deciso con il Decreto flussi che sarà proprio la Corte d'Appello ad avere competenza su questa materia. Una scelta che ha incontrato il parere negativo del presidente della Corte d'Appello, che ha ricordato come la sua sezione abbia gravi carenze d'organico e una quantità elevata di altri processi da gestire.

È esemplificativo, in tal senso, il fatto che 6 giudici della sezione immigrazione del tribunale (che avevano già trattato casi simili) siano stati chiamati per supplire a queste carenze d'organico e a convalidare eventualmente i fermi: seguiranno le udienze in videocollegamento.

In tutto ciò si è inserita anche la Cassazione, che con la sentenza 2967/2025 aveva annullato la decisione della Corte d'Appello di prolungare il periodo di trattenimento di un cittadino marocchino (il quale per questo motivo aveva presentato ricorso). Secondo questa sentenza, i giudici penali dovranno motivare nel dettaglio ogni loro decisione riguardo il trattenimento di persone provenienti anche da paesi che il nostro governo aveva considerato come sicuri.

In tal senso, si potrebbe arrivare alla situazione in cui un paese, come il Marocco, è considerato dai nostri legislatori sicuro, mentre il singolo migrante potrebbe indicare potenziali motivi di pericolo per la sua persona. 

Su tutto pesa la data del 25 febbraio: quel giorno la Corte di giustizia europea emetterà la sua decisione sulla lista dei paesi sicuri. Il nostro governo da tempo ritiene di avere tutti i requisiti per sceglierli autonomamente, senza "interferenze da parte dei giudici.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Difficoltà nel trasferimento dei migranti: il governo italiano sta cercando di completare il trasferimento di 49 migranti in Albania, ma ha affrontato difficoltà logistiche, tra cui la mancanza di elettricità e l'assenza di medici dell'OIM per i controlli sanitari. Alcuni migranti sono stati identificati e 5 sono stati rimandati in Italia per essere vulnerabili o minorenni.

  • Scontro con la Corte d'Appello: la Corte d'Appello di Roma dovrà decidere entro il 30 gennaio se confermare il trattenimento dei migranti in Albania. La scelta del governo di trasferire questa competenza alla Corte d'Appello è stata criticata per le carenze d'organico e per l'elevato numero di processi da gestire.

  • Aspettative e incertezze legali: il governo si aspetta che la Corte d'Appello sostenga il trasferimento dei migranti, ma le decisioni della Cassazione e la futura sentenza della Corte di giustizia europea sullo status dei "paesi sicuri" potrebbero influenzare il piano migratorio del governo, con possibili ricadute legali.

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Pasquale Narciso
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