L'amministrazione di Donald Trump ha confermato l'intenzione di unificare l'agenzia statunitense per gli aiuti internazionali, USAid, con il Dipartimento di Stato, avviando una significativa riforma che comporterebbe una riduzione del personale e un riallineamento delle spese secondo le priorità di Trump.
Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha dichiarato di assumere temporaneamente la gestione dell'agenzia. Nel frattempo, i dipendenti sono stati esclusi dalla sede centrale di Washington DC, e alcuni di loro sono stati sospesi. Trump ha affidato a Elon Musk, il miliardario alla guida del suo progetto di riduzione del governo federale, la supervisione dell'iniziativa.
Domenica, Trump ha criticato USAid, sostenendo che fosse gestita da "un gruppo di fanatici radicali" e che fosse necessario rimuoverli. Musk, dal canto suo, ha definito l'agenzia "un'organizzazione criminale" senza presentare prove a sostegno della sua affermazione, aggiungendo che "era giunto il momento di porvi fine".
L'USAid è stata istituita nel 1961 dal presidente democratico John F. Kennedy, nel contesto della Guerra Fredda, con l'obiettivo di rendere più efficace il coordinamento degli aiuti esteri. Questi interventi rappresentavano già un pilastro della politica estera statunitense, volti a contrastare l'influenza sovietica.
Attualmente, l'agenzia gestisce circa il 60% dell'assistenza estera degli Stati Uniti e, nell'anno fiscale 2023, ha erogato fondi per un totale di 43,79 miliardi di dollari. Secondo un recente rapporto del Congressional Research Service (CRS), la sua forza lavoro ammonta a circa 10.000 persone, di cui due terzi operano all'estero, fornendo assistenza a circa 130 paesi. USAid riceve i suoi finanziamenti dal Congresso, sulla base delle richieste avanzate dall'amministrazione.
Il CRS ha evidenziato che USAid fornisce supporto ai "paesi considerati strategicamente rilevanti e a quelli colpiti da conflitti; guida l'azione degli Stati Uniti nel contrasto alla povertà, alle malattie e alle emergenze umanitarie; e promuove gli interessi economici statunitensi favorendo la crescita delle economie emergenti e migliorando la loro integrazione nel commercio globale".
Nel 2023, i principali beneficiari degli aiuti statunitensi sono stati Ucraina, Etiopia, Giordania, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Yemen, Afghanistan, Nigeria, Sud Sudan e Siria.
Con un ordine esecutivo emesso il 20 gennaio, Trump ha decretato una sospensione di 90 giorni sulla maggior parte degli aiuti esteri, sostenendo che "il settore degli aiuti internazionali e l’apparato burocratico non rispecchiano gli interessi degli Stati Uniti e, in molti casi, sono in contrasto con i valori americani".
Secondo le sue dichiarazioni, tali aiuti contribuirebbero a destabilizzare la pace globale, diffondendo nei paesi stranieri ideologie che, a suo dire, vanno contro le relazioni armoniose e stabili sia all’interno delle nazioni che tra di esse.
In una comunicazione interna, l’amministrazione ha invitato il personale di USAid a supportare l’iniziativa per riformare il modo in cui Washington eroga gli aiuti, in linea con la politica "America First" di Trump, avvertendo che chi avesse ignorato le direttive sarebbe stato soggetto a provvedimenti disciplinari. Le misure annunciate hanno suscitato preoccupazioni in molte aree di crisi, dai campi profughi in Thailandia alle zone di guerra in Ucraina, con organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite che hanno espresso il timore di non poter più garantire adeguati livelli di assistenza in termini di cibo, rifugi e cure sanitarie.
Secondo una fonte informata sulle dinamiche di USAid, l’integrazione dell’agenzia nel Dipartimento di Stato rappresenterebbe un cambiamento significativo. In passato, USAid è stata in grado di fornire aiuti umanitari anche a paesi con cui gli Stati Uniti non intrattengono rapporti diplomatici, come Iran e Corea del Nord. Questo ha talvolta favorito l’apertura di canali di comunicazione, un'opportunità che rischierebbe di andare persa se la sua operatività venisse vincolata esclusivamente a obiettivi politici.
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