L'ennesimo piccolo scontro all'interno della maggioranza si è chiuso con la decisione di porre la fiducia, l'ennesima, su un Decreto legge. Il Dl Cultura verrà votato alla Camera domani 5 febbraio 2024, a partire dal primo pomeriggio, mentre giovedì 6 sarà preso in esame il provvedimento.
Lega e Fratelli d'Italia sembrano quindi aver messo da parte l'oggetto dello scontro, un emendamento leghista che sembrava andare a indebolire il ruolo delle soprintendenze in Italia.
Una scelta, quella dell'emendamento, che aveva scavalcato il titolare del ministero della Cultura, il meloniano Alessandro Giuli.
Con una mossa probabilmente non a sorpresa, il governo decide di dare un taglio a una questione che rischiava di diventare estremamente scivolosa. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha riferito che domani 5 febbraio 2025 la Camera sarà chiamata a porre la questione di fiducia sul Dl Cultura.
Montecitorio riapre dopo le proteste sul caso del comandante libico. La strategia dei deputati del Movimento: “dirottare” la discussione sul dl Cultura opponendosi alla premier e al suo esecutivo.https://t.co/vr0ONFwDiS pic.twitter.com/HOxHRuKBgj
— kiara5️⃣✊???????????????????????? (@kiara86769608) February 3, 2025
Il significato anche politico della decisione può esser letta secondo una duplice linea, una riguardante le opposizioni e una riguardante le difficoltà che talvolta nascono nei rapporti fra Lega e Fratelli d'Italia.
I leghisti avevano presentato il 30 gennaio un emendamento al Dl Cultura, a firma Gianangelo Bof, che nelle intenzioni avrebbe delegato ai comuni italiani una serie di decisioni che oggi vengono prese dalle soprintendenze, intervenendo quindi su sette procedure previste dal Codice Urbani dei beni culturali e del paesaggio (pubblicato nel 2004).
Alcuni ambiti di intervento sono, ad esempio, mettere cartelli pubblicitari nei pressi di aree o immobili di valore paesaggistico, o lo stabilire le distanze o le varianti per le aperture di strade e cave.
Il problema è che, in nome dell'aiutare semplificando molte norme gli amministratori locali, la Lega aveva scavalcato anche Alessandro Giuli, a capo del ministero della Cultura. Una mossa non concertata con gli alleati di Fratelli d'Italia, che hanno atteso che i leghisti ritirassero da soli l'emendamento.
Giuli ha poi dovuto dare parere negativo vista la reticenza leghista nel fare ciò.
Si diceva della duplice chiave di lettura che la decisione di porre il voto di fiducia al Dl Cultura ha prodotto. Per quanto riguarda le opposizioni, il Movimento 5Stelle aveva scelto di sfruttare l'occasione non soltanto per criticare l'emendamento in sé, ma anche per chiedere alla premier Giorgia Meloni di riferire in Parlamento sul caso Almasri.
La guerra di #Salvini agli alleati: dal #DlCultura all'#OMS, qual è la strategia del capo leghista?https://t.co/wXZa8plnqn#31gennaio pic.twitter.com/xI3sVw84JC
— Tag24 (@Tag24news) January 31, 2025
Cosa collega la vicenda del generale e torturatore libico alla conservazione dei paesaggi italiani? A esser onesti nulla, ma i deputati e senatori pentastellati hanno sfruttato la possibilità durante la discussione del Dl Cultura per puntare i riflettori sulla decisione governativa di riportare in Libia Almasri su un volo di stato.
Ciriani, indicando che ci sarà un voto di fiducia, toglie la possibilità di registrare ulteriori interventi, che con ogni probabilità avrebbero puntato su un argomento diverso. Dal Partito Democratico, invece, non c'è stato un ostruzionismo uguale al M5S (che ha un po' ripreso la pratica statunitense del filibustering, cercare di affossare una legge rallentandone il dibattito), ma dichiarazioni che lamentavano una possibile svendita del patrimonio artistico italiano anche in mani private.
Dal lato leghista, invece, le decisioni di FdI sono state registrate con qualche mugugno. Il muro contro muro che in commissione Cultura ha portato Giuli a porre il suo veto ha portato il capogruppo Rossano Sasso a promettere un "ddl più ampio" di concerto con gli alleati, con il rischio però che il tutto si areni nel più classico ingorgo di proposte parlamentari da esaminare.
Il Ministro #Giuli in missione ufficiale ad Algeri: "L’Italia è legata all’#Algeria da un’antica amicizia e considera il Paese nordafricano strategico per sviluppare un nuovo modello di cooperazione nello spirito del Piano Mattei per l'Africa". pic.twitter.com/e4LCYh5xWU
— Ministero della Cultura (@MiC_Italia) January 23, 2025
Giovanna Miele, deputata della Lega, aveva nei giorni scorsi ripetuto quando la Lega e il suo leader Matteo Salvini avevano indicato sui loro profili social: non depotenziare o abolire le soprintendenze, ma chiedere ai comuni un nuovo tipo di responsabilità nei confronti dei beni paesaggisti e immobili presenti nei loro territori.
Un po' come nel caso dell'autonomia differenziata, si chiede al locale di sopperire alle lentezze burocratiche del centro ritenendo che siano gli amministratori locali ad avere il polso migliore della situazione.
Il voto di fiducia di domani, con alle 18 le votazioni con appello nominale, renderà palese ogni disallineamento da parte leghista rispetto al Dl Cultura: dir di no sarebbe come non dare la propria fiducia al governo.
Scontro interno alla maggioranza e fiducia sul Dl Cultura: il governo ha deciso di porre la fiducia sul Decreto Legge Cultura, previsto per il voto alla Camera il 5 febbraio 2024. Questo avviene dopo un piccolo scontro all'interno della maggioranza riguardo un emendamento leghista, che aveva suscitato tensioni tra Lega e Fratelli d'Italia.
Controversia sull'emendamento leghista: l'emendamento proposto dalla Lega avrebbe delegato ai comuni la gestione di alcune decisioni relative alla tutela del patrimonio culturale, indebolendo il ruolo delle soprintendenze. Ciò ha causato un conflitto interno, con il ministro della Cultura Alessandro Giuli, di Fratelli d'Italia, che ha dovuto esprimere un parere negativo sull'emendamento.
Ostruzionismo delle opposizioni e motivazioni politiche: le opposizioni, in particolare il Movimento 5 Stelle, hanno sfruttato la discussione sul Dl Cultura per portare all'attenzione della Camera questioni politiche come il caso del comandante libico Almasri. Il Partito Democratico ha criticato la possibile svendita del patrimonio culturale, mentre la Lega ha sostenuto la necessità di sburocratizzare le pratiche amministrative per i beni culturali.