A furia di essere chiamata, alla premier Giorgia Meloni fischieranno le orecchie. Tira una brutta aria per il governo a causa del generale libico Osama Almasri Najeem, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e torture.
Se l'esecutivo continua a difendere la propria scelta di non dare seguito al mandato d'arresto spiccato dai giudici de L'Aia, le opposizioni hanno passato gran parte dell'intervento in Aula di Nordio e Piantedosi a contestare le affermazioni dei due ministri.
Mancava una persona però, il cui intervento avrebbe dato un senso totalmente diverso alla giornata: proprio Meloni, che la leader del Partito Democratico Elly Schlein ha chiamato "presidente del coniglio" per la capacità di scappare dalle responsabilità e l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha paragonato all'omino di burro per esser stata troppo malleabile di fronte alle pressioni dei libici.
Una presa in giro, portata avanti da un "omino di burro" che indossa la casacca di "presidente del coniglio": gli appellativi poco lusinghieri per Giorgia Meloni non si sono sprecati. Gli interventi dei ministri della Giustizia e dell'Interno alla Camera oggi 5 febbraio 2025 ha portato avanti la classica linea di difesa dell'esecutivo: sono stati i giudici della CPI a fare un lavoro raffazzonato e a costringere il governo italiano a liberare Almasri.
Cara Elly Schelin, se Giorgia Meloni è un Presidente del coniglio, tu e il tuo partito siete la sua carota.
— Fratelli d'Italia ???????? (@FratellidItalia) February 5, 2025
Non ci fermerete, andremo avanti con le riforme, ma soprattutto logoreremo il vostro sistema di potere e ogni tipo di illegalità. Proprio come fanno i roditori. pic.twitter.com/7jydc7op27
Meloni dove sei ? pic.twitter.com/Vy6XMFzIxV
— SilviaAM⚓️ (@sissiisissi2) February 5, 2025
A far salire la temperatura e a mandare su tutte le furie gli esponenti della maggioranza non sono stati tanto gli interventi delle opposizioni, quanto la loro performance fra i banchi. I deputati del Partito Democratico, non appena Elly Schlein si è fermata nel suo attacco contro la presidente del Consiglio, si sono alzati e hanno sventolato un foglio bianco con su scritto "Meloni dove sei?".
I dem non hanno fatto mistero in questi giorni, anche se con toni un po' più bassi rispetto al Movimento 5Stelle o Alleanza Verdi e Sinistra, che il governo è intervenuto per liberare Almasri secondo un suo preciso calcolo politico. L'assenza di Meloni, politicamente parlando, è tanto più pesante in considerazione del fatto che lei stessa si è incaricata dalla formazione del governo nel 2022 di difendere i confini italiani e di dare la caccia ai trafficanti di essere umani per "tutto il globo terracqueo".
Se a rispondere fosse uno fra Riccardo Magi, Nicola Fratoianni, Giuseppe Conte, Elly Schlein o Matteo Renzi, la risposta potrebbe essere questa: "Manda avanti i suoi ministri perché lei non ha il coraggio di presentarsi in Aula". Nessuno dei leader dell'opposizione pensava che le reiterate richieste di vedere Meloni seduta al suo posto di presidente del Consiglio potesse aver successo, ma era comunque intollerabile la melina che il governo aveva deciso di imporre alla questione Almasri.
Meloni scappa ancora! Il mio intervento poco fa alla Camera dei deputati https://t.co/xwFG2YWqte
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) February 5, 2025
Avrebbe dovuto esserci lei.
— Riccardo Magi (@riccardomagi) February 5, 2025
E invece la Presidente del Consiglio oggi ha scelto di lasciare vuota la sua sedia in Parlamento, mandando i suoi ministri Nordio e Piantedosi a ricoprire il ruolo di difensori d’ufficio del torturatore libico Almasri.
Giorgia Meloni avrebbe dovuto… pic.twitter.com/0nPkzPgwwf
Il "contentino" che il governo ha offerto oggi, con i due interventi di Piantedosi e Nordio, non è certamente bastato alle opposizioni, ma con il passare del tempo emergono dei distinguo anche all'interno di queste. Dem e pentastellati, infatti, hanno posizioni diverse su Nicola Salvati, tesoriere del PD campano accusato dalla procura di Salerno per la concessione di falsi permessi di soggiorno.
Fratelli d'Italia ha subito sottolineato sui suoi canali social la questione, puntando il dito contro l'ipocrisia dem nel non notare qualcuno che foraggerebbe l'immigrazione clandestina. Il M5S sul punto si è fatto sentire con il capogruppo alla Camera Riccardo Ricciardi, che ha chiesto che ogni alleanza politica (leggasi Regionali in Campania) passi per una necessaria pulizia morale.
Insomma, i pentastellati continuano a punzecchiare gli esponenti del PD, mentre Angelo Bonelli di AVS commenta sconsolato la mancanza di un programma comune fra le opposizioni per chiarire i molti punti oscuri sulla scarcerazione di Almasri. Meloni ha buon gioco nello sfruttare queste divisioni per spostare sempre più in là un suo eventuale intervento in Aula.
La premier manca da un anno e mezzo al Senato e in generale è nota la sua idiosincrasia nei confronti dei punti stampa con domande giornalistiche. Meloni, anche se ha abbandonato il format "Gli appunti di Giorgia", continua a preferire i profili social suoi e della Presidenza del Consiglio come i migliori per orientare il dibattito pubblico in Italia.
Giorgia Meloni non è una lady di ferro ma è l’Omino di Burro, La Russa è Mangiafoco, Piantedosi e Nordio sono il gatto e la volpe. Il libro di questo Governo non è Il Signore degli Anelli ma le Avventure di Pinocchio. Il mio intervento in Senato oggi. https://t.co/6ayad4LgC4
— Matteo Renzi (@matteorenzi) February 5, 2025
La vicenda di #Almasri si è tramutata nella “saga dell’ipocrisia generalizzata”. Alla fine non prevale la ragione di Stato ma viene lesionata la dignità dello Stato.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) February 5, 2025
Qui recuperate il mio intervento di oggi al #Senato in risposta ai ministri #Nordio e #Piantedosi.
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Proprio su questo punto torna Matteo Renzi: il leader di Italia Viva - nel pieno del suo protagonismo come principale oppositore politico della premier e della sua campagna promozione per il suo ultimo libero - ha sempre ritenuto Meloni un'"influencer" nel senso più deleterio del termine. Un qualcuno, cioè, che finge di creare un rapporto diretto con i suoi elettori e colonizza gli spazi mediatici costringendo televisioni e carta stampata a parlare sempre di lei.
Il rischio è che l'Italia faccia la fine di quei paesi raccontati nelle favole che dietro l'apparente benessere o concordia nascono in realtà oppressione, miseria e difficoltà di vario genere. Per Renzi l'abitudine a mentire di Meloni la rende più simile a Pinocchio che a quei grandi personaggi che animano la saga de "Il Signore degli Anelli", che combattono per farsi strada in mondi dominati da forze oscure.
Meloni come un mix di Boromir e di Peregrino Tuc, un mischiarsi di faccia cattiva e sorrisi da distribuire a nemici e alleati a seconda della bisogna. Una doppiezza di intenti che nemmeno a Carlo Calenda è sfuggita: il governo non ha difeso nessun interesse di stato, soltanto la sua sopravvivenza.
Controversia sulla liberazione di Almasri: la premier Giorgia Meloni è stata criticata per non aver seguito il mandato d'arresto contro il generale libico Osama Almasri, accusato di crimini di guerra. Le opposizioni, tra cui Elly Schlein e Matteo Renzi, hanno attaccato la sua mancanza di coraggio e responsabilità, accusandola di non affrontare la questione direttamente in Aula.
Assenza di Meloni in Aula: la premier non ha partecipato al dibattito, lasciando che i ministri Piantedosi e Nordio difendessero la posizione del governo. Questo ha suscitato ulteriori critiche dalle opposizioni, che l'hanno accusata di evitare le responsabilità politiche, facendo ricorso a una "melina" sulle decisioni del governo.
Divisioni tra le opposizioni e critiche politiche: sebbene ci siano divergenze tra le forze di opposizione (come PD, M5S e AVS), l'assenza di un programma comune rende difficile una risposta unitaria alla questione. Inoltre, Renzi ha paragonato il governo a una versione di Pinocchio, accusando Meloni di una comunicazione manipolatoria e priva di trasparenza.