Se il Festival di Sanremo continua ad andare in onda come un rito immancabile, dietro le quinte di Viale Mazzini si gioca però una partita ben più complessa. Perché tutte queste illazioni sulle dimissioni dalla Vigilanza Rai? La risposta è: perché manca il presidente della Rai.
Simona Agnes, la "garanzia di equilibrio" voluta da Forza Italia, è divenuta suo malgrado il simbolo di questa faida: spinta dai suoi alleati forzisti, il suo nome non va giù alle opposizioni, che starebbero addirittura pensando a lasciare i loro incarichi in Vigilanza Rai.
Anche se esponenti del PD e del M5S rifiutano di dar credito a questa ipotesi, non si può però negare che la fonte di ricchezza della Rai, come la programmazione delle fiction, sia in questo momento messa in un angolo.
La speranza di trovare un dialogo bipartisan come accaduto per l'elezione dei giudici della Consulta sembra quindi ancora una volta cadere nel vuoto.
Sanremo e Rai sono un binomio che nella mente di tanti è inscindibile: senza la televisione di stato non c'è il festival della musica italiana. La Rai però se da qualche anno si bea di incassi e share positivi, deve anche fare i conti con una struttura amministrativa zoppa.
Non è un mistero, infatti, che Simona Agnes dovrebbe essere la prossima presidente su suggerimento (o su insistenza, dipende a chi lo si chiede) di Forza Italia. Un'attività di persuasione che sembra esser sfociata nella petulanza, tanto che gli esponenti delle opposizioni presenti in Vigilanza Rai avrebbero minacciato le dimissioni in blocco pur di intralciare il piano forzista.
"Simona #Agnes è una persona di garanzia, di equilibrio, stimata da tutti. È figlia di Biagio, di colui che ha inventato il #Tg3, non è una pericolosa reazionaria". Lo ha affermato il vicepremier Antonio #Tajani, rispondendo alle domande sulla presidenza della #Rai.
— Mefisto (@AndreaMefi4753) February 13, 2025
Stefano Graziano, capogruppo del PD in Vigilanza Rai, ha però respinto come voci di corridoio senza alcun fondamento una simile ricostruzione dei fatti. È innegabile però che gli esponenti della maggioranza sono da tempo più interessati al singolo nome che a riformare l'intera struttura di viale Mazzini, scadendo quindi nel più banale e classico attaccamento alle poltrone:
A seguire è stato anche il turno degli esponenti del Movimento 5Stelle, di cui è espressione l'attuale presidente di Vigilanza Rai, cioè Barbara Floridia. L'esponente pentastellata non sembra voler appoggiare l'ipotesi delle dimissioni, ma aveva scritto una lettera dai toni molto duri ai presidenti di Camera e Senati per stigmatizzare il fatto che la maggioranza diserti ogni riunione per non far scattare alcuna votazione.
Perché le dimissioni, anche se negate dalle opposizioni, sarebbero così importanti? Il motivo è che ciò costringerebbe tutte le parti a sedersi al tavolo, sperando che non ci siano pregiudizi verso altre soluzioni che non siano Agnes.
Come visto, ad Agnes mancherebbero soltanto due voti che Gianni Letta, uno dei padri nobili di FI, sta cercando dalla fine del 2024. Si è arrivati però a un muro contro muro che non giova a nessuno: nel consiglio d'amministrazione anche l'ordinaria amministrazione è diventata straordinaria, impedendo all'ad di viale Mazzini Giampaolo Rossi di presentare il suo nuovo piano delle fiction.
Barbara Floridia,Presidente Commissione Vigilanza #Rai:
— saverio giangregorio (@saveriolakadima) February 9, 2025
"Io sono sotto ricatto. Io sono testimone del primo bavaglio istituzionale. Il primo bavaglio istituzionale che è stato messo e imposto dalla maggioranza alla Commissione di Vigilanza Rai."
Roba da regimi????????#Meloni #Report pic.twitter.com/XxBPnyC8Rp
Ritardi che poi hanno incidenza a cascata su tutta l'attività all'interno della Rai e che le fa perdere tempo e preziose risorse rispetto alla concorrenza. La presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai ha speso in passato parole molto dure contro certi atteggiamenti che secondo lei i rappresentanti della maggioranza avrebbero messo in campo per costringere lei e il resto dell'opposizione ad appoggiare l'opzione Agnes.
Come visto, le dimissioni sembrano essere sì un'ipotesi ma valevoli come l'estrema risorsa nel caso in cui nemmeno i leader dei rispettivi partiti riuscissero ad accordarsi.
La giornata di oggi 13 febbraio è stata importante perché ha posto fine al lunghissimo stallo che avvolgeva la nomina dei quattro giudici della Corte Costituzionale, in sostituzione dei rispettivi colleghi andati in pensione.
Erano mesi che opposizione e maggioranza battagliavano sui nomi, rendendo anche un po' ipocrita la ripetizioni di frasi come "non importa il colore politico, ma la bravura" o il pensiero al corretto funzionamento della Consulta.
Vigilanza RAI, la maggioranza non ha i voti per l'elezione del nuovo presidente della RAI e diserta la seduta: non c'è il numero legale, quarta fumata nera.
— Ultimora.net - POLITICS (@ultimora_pol) November 27, 2024
Eletti i quattro giudici (e cioè Massimo Luciani, Francesco Saverio Marini, Roberto Cassinelli e Maria Alessandra Sandulli), ora toccherebbe come spiegato sopra anche alla Rai. Molti politici hanno elogiato, come nel caso del ministro della Difesa Guido Crosetto, lo spirito di concordia bipartisan che ha portato a sanare un problema segnalato altre volte anche dal presidente della Repubblica.
La domanda però sorge spontanea: perché non c'è un simile dialogo costruttivo fra le forze politiche anche per l'azienda televisiva di stato? Probabilmente ottenere una qualche forma di autorità addirittura sul nuovo presidente, o marcare la propria posizione a differenza e contro i propri competitor politici.
Non proprio un bel biglietto da visita per i nostri esponenti in Aula, che pure sperano nell'intervento salvifico di chi - come Giorgia Meloni, Antonio Tajani o Matteo Salvini - è anche impegnato a gestire il governo.
Contesa sulla presidenza Rai: la figura di Simona Agnes, proposta da Forza Italia per la presidenza Rai, è al centro di un conflitto politico. Le opposizioni, rifiutando il suo nome, minacciano dimissioni dalla Vigilanza Rai, creando un blocco nelle decisioni e una gestione inefficace della Rai.
Impatto sull’amministrazione Rai: l’impasse politica sta rallentando attività fondamentali, come la programmazione delle fiction, e creando un clima di instabilità che potrebbe danneggiare la Rai rispetto alla concorrenza. Questo stallo ha anche impedito l'approvazione di nuovi piani da parte dell'amministratore delegato Giampaolo Rossi.
Mancanza di dialogo bipartisan: nonostante la recente soluzione bipartisan per l'elezione dei giudici della Corte Costituzionale, il confronto sulle nomine della Rai è in stallo. Le forze politiche sembrano più concentrate sul controllo della presidenza Rai che sul miglioramento dell'azienda, alimentando il conflitto invece di cercare una soluzione condivisa.