Il Consiglio comunale di Salò ha deciso, con 12 voti favorevoli e 3 contrari, di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, riconoscimento conferito al Duce nel lontano 1924. La mozione, proposta dal consigliere Tiberio Evoli della maggioranza di centrosinistra, ha visto il consenso compatto della giunta e ha chiuso ufficialmente un capitolo legato alla Repubblica Sociale Italiana, che durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale aveva trovato proprio in Salò la sua capitale.
Il sindaco della città in provincia di Brescia, Francesco Cagnini, esponente della giunta di centrosinistra, ha sottolineato che questa azione non ha un carattere ideologico ma rappresenta un atto di responsabilità civica. "Con la revoca ribadiamo i principi e i valori costituzionali che dovrebbero essere condivisi da tutti", ha affermato Cagnini, rimarcando l'importanza della libertà e della democrazia, cardini della nostra Costituzione.
Cagnini, nato nel 1995, ha aggiunto che per le nuove generazioni, che non hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale, questo tipo di atti deve essere visto come un segno di rinnovamento. Non si tratta di una contrapposizione ideologica, ma di un percorso per ridare valore ai principi democratici, che non possono essere oscurati da vecchie memorie politiche.
La decisione di Salò non è però esente da critiche. Il gruppo di estrema destra "Difendi Brescia", ad esempio, ha definito la revoca della cittadinanza un "atto ideologico inutile" che distoglie l'attenzione dai problemi concreti della città, come la crisi economica, il turismo in calo e la sicurezza urbana. "La storia non si cancella con una mozione del Consiglio", hanno aggiunto, sostenendo che la Repubblica Sociale Italiana rimarrà comunque un fatto storico "indelebile".
La cittadinanza onoraria a Benito Mussolini fu conferita il 23 maggio 1924 dal commissario prefettizio Salvatore Punzo, a meno di un mese dal tragico omicidio di Giacomo Matteotti, e segnò un riconoscimento formale alla figura di Mussolini, allora capo del governo italiano. Salò, a quel tempo, era un punto strategico per il fascismo e divenne capitale della Repubblica Sociale Italiana, un'entità politica legata al regime fascista che operò fino alla fine della guerra.
Il Duce trascorse anche del tempo a Salò, soggiornando a Villa Feltrinelli, che oggi è un lussuoso albergo a Gargnano, località vicina alla città.
La Repubblica Sociale Italiana (RSI), conosciuta anche come la Repubblica di Salò, fu l’ultima incarnazione del regime fascista tra il settembre 1943 e l'aprile 1945, sempre sotto la guida di Benito Mussolini, dopo l'armistizio di Cassibile che sancì l'uscita dell'Italia dalla Seconda Guerra Mondiale come alleato della Germania nazista. Sebbene Salò fosse il centro simbolico del regime, la sua capitale ufficiale rimase formalmente Roma.
Brescia ospitava i Ministeri delle Finanze e della Giustizia, mentre a Bergamo era localizzato quello dell’Economia. Il Ministero dei Lavori Pubblici si trovava a Venezia, mentre il Ministero delle Comunicazioni era a Verona.
Salò, però, aveva una posizione privilegiata nella struttura del regime. Qui avevano sede alcuni dei ministeri più rilevanti della RSI, come il Ministero degli Esteri e il Ministero della Cultura Popolare (Minculpop), insieme all'agenzia Stefani, che fungeva da megafono ufficiale per la propaganda fascista. La scelta di concentrare il cuore del potere amministrativo e politico nella cittadina sul Lago di Garda non fu casuale.
Si trovava in una posizione favorevole per il controllo tedesco del territorio. La sua vicinanza alla Germania garantiva una facile comunicazione e il mantenimento di un controllo diretto sulle forze naziste che dominavano l'Italia settentrionale. Inoltre, la zona attorno al Lago di Garda era dotata di strutture alberghiere adatte ad ospitare le truppe tedesche, facilitando le operazioni logistiche.
Inoltre, la resistenza partigiana nell'area era relativamente debole, e la città era lontana dalle grandi metropoli del Nord Italia che erano obiettivi prioritari per l'aviazione alleata.
Ma c'era un altro aspetto che rendeva la zona di Salò particolarmente rilevante: la sua importanza industriale. Il territorio circostante ospitava alcune delle principali fabbriche di armi italiane, tra cui la celebre Beretta a Gardone Val Trompia, una delle più importanti del settore armiero.