Manca poco al “Liberation Day” annunciato da Donald Trump. Domani, mercoledì 2 aprile, scatterà la nuova tranche di dazi, annunciati dal Presidente degli Stati Uniti sui prodotti di provenienza europea e straniera.
Previste imposte doganali del 25% sulle auto e l’equiparazione delle tariffe, tra Usa e resto del mondo, per tutta una serie di prodotti. Nei prossimi giorni, infine il magnate americano annuncerà eventuali nuovi dazi per i vini, i prodotti farmaceutici e i legnami.
Mentre Trump si appresta a ridisegnare la mappa del commercio mondiale, l’Europa prova a correre ai ripari con una lunga lista di contro-dazi, che potrebbero scatenare una guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Anche il Governo italiano sta valutando una serie di misure per tutelare l’export italiano, che attualmente rappresenta il 40% del nostro prodotto interno lordo.
Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato del made in Italy, ma non è il solo. La parola d’ordine del governo italiano in materia di dazi è: diversificare. Diversificare i mercati e guardare a nuovi paesi.
La Cina, è uno dei mercati indicati, ad esempio dall’Ue, che potrebbe più di tutti avvantaggiarsi della politica protezionistica di Trump, ma c’è anche l’India, anello centrale delle ‘Vie del Cotone’, rotta commerciale di cui l’Italia è partner.
La mappa dei nuovi mercati a cui l’export italiano guarda con interesse e fiducia comprende: il Canada, altro paese finito nel mirino del Presidente Usa, il Giappone, gli stati dell'Asia centrale, la Turchia e il Sud Africa. Mercati vasti in cui l’Italia è già presente e dove il governo sta valutando di implementare la propria presenza.
Le regole degli scambi commerciali dei singoli Stati sono dettati dall’Ue, ma i governi nazionali possono decidere quanto e cosa esportare in ogni Stato. L’obiettivo del governo italiano – al netto delle mediazioni con la Casa Bianca – è quello di sopperire al calo delle esportazioni oltreoceano con l’aumento degli scambi commerciali con altri mercati.
A chiarire la strategia del Governo è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ai microfoni dell’inviato di Tag24.it.
Ha spiegato Tajani, che ha sottolineato la necessità di mantenere aperto il canale diplomatico per evitare una guerra dei dazi che non fa bene a nessuno, neanche agli Stati Uniti.
Ha detto il titolare della Farnesina, ribadendo l’intenzione del governo di raggiungere l’obiettivo dei 700 miliardi di export entro fine legislatura, nonostante i dazi.
Non si placa, intanto, la polemica politica nella maggioranza, dove la Lega continua a portare avanti una linea diversa da quella indicata dall’esecutivo.
Per il partito di Matteo Salvini è necessario ‘sganciarsi’ dall’Europa e contrattare in maniera bilaterale con il presidente Donald Trump. Una strategia, tuttavia, non condivisa dal Governo deciso a continuare sulla strada della mediazione per trovare un accordo con gli Usa, ma sempre all’interno dell’alveo dell’Unione Europea.
Rimarca il ministro Tajani replicando alle dichiarazioni degli alleati di governo in merito ai dazi.
I nuovi dazi incideranno in maniera determinante sulla quotidianità dei cittadini europei, che sarebbero favorevoli alla risposta muscolare del governo europeo.
In base all’ultimo sondaggio di YouGov, condotto in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito, secondo cui l'Europa dovrebbe procedere con delle contromisure.
Ne è convinto un'ampia maggioranza che va dal 56% in Italia fino al 79% degli intervistati in Danimarca. In Germania e in Francia, il 68% degli intervistati ha sostenuto la ritorsione.
Gli intervistati in tutti e sette i paesi hanno favorito una risposta tit-for-tat, con il 75% dei tedeschi che ha affermato di aspettarsi misure dure e dall'impatto significativo.