Nicola Borzi e Thomas Mackinson sono tornati alla carica. I due cronisti del Fatto Quotidiano che ieri hanno accusato la ministra Daniela Santanché di aver pagato i lavori di ristrutturazione (abusivi) della villa in Versilia del figlio distraendo i soldi di Visibilia, la società finita in liquidazione, oggi, raddoppiano le accuse sostenendo che la Pitonessa abbia messo sul conto della medesima azienda anche ristorante, bar e serate al Twiga, il locale di Flavio Briatore.
E insomma, leggendo l'articolo di Borzi e Mackinson viene in mente la mitica scena di "Totò, Peppino e la malafemmina", quando i due protagonisti, nel tentativo di liquidarla, mettono in conto anche il tenore di vita della donna.
E insomma: Peppino voleva parlarci lui col tenore. Con quello di Daniela Santanché, invece, dovrebbero essere i suoi soci in affari a volerci fare due chiacchiere. I soldi, anziché essere investiti nella società che avevano in comune con la ministra, sarebbero finiti per soddisfare le esigenze personali di quest'ultima.
E comunque: il Fatto Quotidiano ha squadernato tutti i conti di Daniela Santanché accusandola di aver utilizzato come bancomat personale le sue aziende. Questo del Twiga risale al 2014. Più esattamente dal 25 aprile al 21 settembre di quell'anno. Quando in pista si ballavano questi tormentoni
Il fatto è che dai tormentoni musicali ai tormenti del conto finale è un attimo, anche quando si usufruisce di uno sconto del 30%. Del resto, all'epoca, Daniela Santanché era socia di Flavio Briatore al Twiga. E tuttavia: nonostante il prezzo di riguardo riservato all'amica e socia Daniela, all'epoca parlamentare di Forza Italia, 26.900 euro non sono bruscolini per ristorante, bar e discoteca a Marina di Pietrasanta.
Per questo evidentemente, rivelano i cronisti del Fatto, il saldo fu messo a carico di Visibilia, "società oggi imputata di falso in bilancio insieme a Santanché e ad altre 15 persone".
Ma, tornando ironicamente a "Totò, Peppino e la malafemmina": a un certo punto, Totò, il maggiore dei fratelli Capone, rimprovera al fratello Peppino quanto di seguito:
Beh, la stessa battuta potrebbe spendere oggi Santanché nei confronti dei Travaglio's boys Borzi e Mackinson. Del resto, in quello stesso, magnifico 2014, la ministra "regalava al figlio la villa di Marina di Pietrasanta poi trasformata in una reggia di 4 milioni di euro a suon di abusi" con opere di una ditta che ancora oggi aspetta di essere saldata. E poi, citando sempre il Principe della risata, è la somma che fa il totale.
Nello specifico: come arriva Daniela Santanché a 26.900 euro di conto? Borzi e Mackinson tengono la contabilità della ministra in questo modo:
E insomma: sul conto di Visibilia, finiscono queste voci.
Santanché: all'epoca legata sentimentalmente al direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti (ma questo poco importa per i conti: anzi, secondo testimonianze, cercava di tutelare i buoni rapporti della compagna con i suoi creditori), 11.885 euro di ristorante in 43 giornate (media di 276 euro di conto al giorno che, non scontati, sarebbero arrivati a quasi 400). Salute!
Scorta, che all'epoca la parlamentare già aveva: 2.987 euro di ristorante (media di 110 euro a seduta).
Lorenzo Mazzaro, il figlio di Santanché: 5.192 euro di pasti in 34 giorni (152 a pasto) a cui si devono aggiungere 6.835 euro per 26 notti in discoteca (quasi 263 euro a serata): il costo del ritmo della noche per un classe 1996 che, all'epoca, quindi, aveva giusto 18 anni.
Ora: senza voler spargere sale sulla ferita politica di Daniela Santanché, in bilico per le sue vicende processuali proprio a causa di Visibilia, impossibile non fare riferimento anche a un altro film di Totò, "47, morto che parla", che aveva questo tormentone
Borzi e Mackinson del Fatto Quotidiano, infatti, dopo aver fatto i conti del Twiga e verificato che i 26.900 euro furono messi a carico di Visibilia e non delle tasche private di Santanché, la mettono così:
Beh, per non chiamarlo in un altro modo.