Il comodato d’uso gratuito permette di ottenere molti vantaggi, tra cui lo sconto del 50% sull’Imu.
Si tratta di una circostanza particolare, ovvero quando il contratto viene utilizzato per concedere l’immobile gratuitamente ai propri figli.
Possono esserci casi in cui non spetta lo sconto dall’imposta, pur rispettando taluni requisiti.
Quando si rischia? Nell’articolo, vedremo come funziona, quando spetta lo sconto e quando, invece, si deve pagare l’Imu per intera.
Il comodato d’uso, previsto dall’articolo 1803 del Codice Civile, è un accordo gratuito in cui una parte affida a un’altra un bene, sia esso mobile o immobile, per consentirne l’utilizzo per uno scopo preciso e per un tempo definito.
Alla fine del periodo stabilito o una volta raggiunto l’obiettivo dell’uso, il bene deve essere restituito al proprietario.
Si tratta, in sostanza, di un prestito senza corrispettivo economico, basato sulla fiducia e sull’impegno reciproco.
Perché il comodato d’uso conservi la sua natura di contratto gratuito, è essenziale che l’interesse di chi concede il bene non abbia un valore economico diretto.
Anche se può esistere un vantaggio per il proprietario, questo deve essere indiretto, marginale o accessorio, e non deve mai configurarsi come uno scambio vero e proprio con l’utilizzo concesso al comodatario.
In sostanza, il comodato resta gratuito solo se il beneficio per il comodante non rappresenta un corrispettivo per l’uso del bene. Un dettaglio importante per evitare che il contratto venga considerato a titolo oneroso e perda le caratteristiche tipiche del comodato d’uso gratuito.
Il comodato d’uso gratuito è una formula sempre più utilizzata per risparmiare sulle tasse sulla casa, in particolare sull’Imposta Municipale Unica.
Ma per ottenere lo sconto Imu del 50%, è fondamentale rispettare precisi requisiti previsti dalla legge.
La legge consente una riduzione del 50% sulla base imponibile Imu se l’immobile è concesso in comodato d’uso gratuito a un parente stretto, a condizione che siano soddisfatte alcune condizioni.
Il beneficio si applica sull’immobile dato in uso, riducendo sensibilmente l’importo dell’imposta da pagare.
Per beneficiare dell’agevolazione con il comodato gratuito, devono essere soddisfatti i seguenti requisiti:
Quando si concede un immobile in comodato d’uso gratuito ai figli, ottenere lo sconto sull’Imu non è sempre automatico. Un aspetto spesso sottovalutato riguarda l’età dei beneficiari: se i figli sono minorenni, l’agevolazione fiscale non spetta.
A chiarirlo è stata la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 5529/2019, che ha fissato un principio fondamentale per l’applicazione del comodato d’uso gratuito tra familiari.
Secondo la Suprema Corte, non è configurabile un valido rapporto di comodato gratuito tra genitori e figli minorenni ai fini dello sconto Imu. Questo perché i minori non possono risiedere autonomamente in un immobile, condizione invece essenziale per accedere alle agevolazioni fiscali previste per l’abitazione principale.
Anche se il contratto è regolarmente registrato e stipulato secondo la legge, l’esenzione Imu non si applica se il comodatario non può stabilire in modo effettivo e stabile la propria residenza nell’immobile.
Nemmeno la presenza dell’altro genitore, convivente con i figli, è sufficiente: il requisito richiesto è un rapporto diretto di primo grado tra comodante e comodatario.
Uno degli errori più frequenti riguarda il comodato d’uso concesso al coniuge. Anche se la casa è utilizzata come abitazione principale e vi vivono anche i figli, non si ha diritto allo sconto Imu.
Il motivo? Il coniuge non è un parente in linea retta di primo grado, e pertanto non rientra nei soggetti ammessi all’agevolazione.