Manca meno di una settimana per poter presentare la domanda il 1° maggio 2025, in vista della pensione anticipata a 61 anni e 7 mesi con decorrenza nel 2026. A beneficiare dell’uscita anticipata dal lavoro sono i lavoratori usuranti, appartenenti a specifiche categorie, ai quali è concessa la pensione con almeno 35 anni di contributi, raggiungendo la cosiddetta "Quota 97,6". Tuttavia, per poter accedere a questo beneficio è fondamentale rispettare i tempi: presentare la domanda in ritardo può comportare conseguenze significative. In questo contesto, è essenziale fare chiarezza su requisiti, tempistiche e implicazioni.
A dimostrazione che i lavoratori usuranti possono accedere alla pensione anticipata senza i vincoli più rigidi di Quota 102, l’INPS ha dedicato una pagina informativa alla Quota 97,6, corredata da FAQ.
Per ricevere la pensione nel 2026, i lavoratori usuranti che compiono 61 anni e 7 mesi e hanno maturato almeno 35 anni di servizio in mansioni usuranti devono presentare la domanda di pensionamento entro il 1° maggio 2025.
Questa è la data chiave per coloro che maturano i requisiti tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2026. In quella data, dovrà essere presentata la domanda per ottenere la certificazione del diritto al trattamento previdenziale.
In termini più semplici, si tratta di richiedere all’INPS l’idoneità alla pensione anticipata a 61 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contributi.
La tempistica è fondamentale: come riportato da Investire Oggi, un ritardo può comportare lo slittamento dell’erogazione della pensione fino a tre mesi.
Alla base della normativa esistono regole precise, con conseguenze dirette in caso di mancato rispetto delle scadenze.
Infatti, se il lavoratore presenta in ritardo la richiesta di certificazione del diritto alla pensione anticipata, rischia di non ricevere il trattamento pensionistico nei tempi previsti.
La normativa non si limita al possesso dei requisiti: è obbligatoria anche la presentazione della domanda entro i termini stabiliti. Le conseguenze della presentazione ritardata della domanda di pensione anticipata possono variare in base all’entità del ritardo stesso, con implicazioni che portano a dover attendere un periodo più lungo prima di poter ricevere la prima mensilità.
Se il ritardo è di almeno un mese, la decorrenza della pensione sarà posticipata di un mese. Nel caso di un ritardo compreso tra uno e tre mesi, l’erogazione subirà un rinvio di due mesi. Per ritardi superiori ai tre mesi, l’attesa per ricevere la pensione potrebbe arrivare fino a tre mesi od oltre.
Un ulteriore elemento da considerare è la disponibilità delle risorse. Poiché la misura è finanziata entro limiti di spesa, presentare la domanda in ritardo può significare non rientrare nei fondi disponibili, con conseguente attesa superiore ai tre mesi.
Non tutti possono andare in pensione a 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi. È fondamentale appartenere a una delle categorie di lavoratori usuranti previste dal Decreto Legislativo n. 67/2011.
Secondo l’INPS, rientrano tra i beneficiari coloro impiegati in:
La richiesta della certificazione del diritto alla pensione deve essere inoltrata in modalità telematica attraverso i servizi online dell’INPS. In particolare, va compilato e inviato il modulo AP45.
In alternativa, la domanda può essere presentata tramite patronati o intermediari autorizzati. Infine, si ricorda che per accedere alla pensione anticipata con Quota 97,6 è essenziale rispettare la scadenza del 1° maggio 2025. Presentare la domanda entro tale data consente di evitare ritardi nell’erogazione della prima mensilità della pensione prevista per il 2026.