29 Apr, 2025 - 14:50

Dopo quanti giorni e quante fumate si eleggerà il nuovo Papa? L'indicazione dell'esperto

Dopo quanti giorni e quante fumate si eleggerà il nuovo Papa? L'indicazione dell'esperto

Dopo quanti giorni si eleggerà il nuovo Papa? Si accettano scommesse, naturalmente. Tanto più che questa mattina il cardinale di Baghdad, Louise Raphael Sako, ha già fatto la sua puntata: "Durerà due o tre giorni al massimo", ha detto ai giornalisti. Se davvero fosse così, e iniziando il Conclave nel pomeriggio di mercoledì 7 maggio, al massimo per venerdì 9 avremmo già il nuovo Pontefice.

Sta di fatto che sempre questa mattina, un esperto della materia, sebbene laico, lo storico delle religioni Alberto Melloni, sul Corriere della Sera, si è mostrato ancor più ottimista: secondo lui, la fumata bianca ci sarà la seconda sera di conclave, al quinto scrutinio. Quindi, il giorno buono per conoscere il successore di Francesco potrebbe essere giovedì 8 maggio, nel primo pomeriggio.

Dopo quanti giorni si eleggerà il successore di Francesco?

Regola vuole che ogni giorno di Conclave comporti quattro votazioni, due al mattino e due al pomeriggio. Secondo Melloni, la volta buona potrebbe essere in occasione del quinto scrutinio: in quell'occasione, i cardinali potrebbero raggiungere la maggioranza dei due terzi e vestire di bianco qualcuno di loro.

Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, in un intervento affidato al Corriere della Sera, ha spiegato come a pesare di più siano gli scrutini dispari:

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Lo scrutinio numero uno è quello nel quale chi ha una priorità sceglie il nome che meglio la esprime

In che senso? Secondo Melloni, nella prima urna, i cardinali andranno a depositare il nome dei propri sogni. Che spesso, però, solo tale si rivela.

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In questo scrutinio, l'ampiezza del consenso non è decisiva: nel 2013, Bergoglio iniziò con 12 voti. Conta di più verificare se chi credeva di avere molti voti, li abbia davvero. Perché chi non sa distinguere fra cardinali sinceri e cardinali insinceri perde rapidamente tutta la sua forza: capitò così al cardinale Scola

Il passo decisivo del terzo scrutinio

Sempre per Melloni, storicamente, il Conclave entra nel momento decisivo al terzo scrutinio. Quindi, per quello che inizierà il 7 maggio prossimo, si dovrà porre attenzione alla prima votazione di giovedì 8 maggio. 

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Nello scrutinio numero 3 avviene un passaggio spesso decisivo. Una parte di coloro che la sera prima ha scelto chi aveva la stessa loro priorità voterà il secondo nome che aveva in mente: ed è lì che si vede se una minoranza rapida ad aggregarsi è in grado di trovare un terzo dei voti, cioè quel blocco che impedisce anche al candidato più forte di andare avanti da solo

La fumata bianca al quinto scrutinio

E comunque: per Melloni, la partita del Conclave è destinata a risolversi al quinto scrutinio. Quindi, nella prima in programma nel pomeriggio del prossimo 8 maggio:

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Il collegio potrebbe arrendersi alla persona che abbia un consenso abbastanza vicino ai due terzi e fare il Papa

Ora: stando a Melloni, questa è una probabilità molto alta per due ragioni. La prima perché i cardinali che non votano il candidato più forte, a quel punto, dovrebbero dimostrare anche una certa dose di coraggio, pensando a ciò che potrebbe attenderli dopo. E poi perché in ogni caso saranno portati a pensarci due volte prima di non allinearsi in quanto è un'esigenza sempre più vitale della Chiesa intesa come istituzione dare un'immagine unitaria di sé.

Se, insomma, il conclave si prolungasse più tempo del previsto, si penserebbe a una Chiesa spaccata e il futuro Papa, chiunque esso sia, sarebbe presentato al popolo dei credenti come un Pontefice debole, frutto di un compromesso al ribasso. 

I precedenti

E comunque, andando a ritroso: nel 2013, per l'elezione di Bergoglio, furono necessari cinque scrutini in due giorni. Nel 2005, per Ratzinger, quattro scrutini. Nel 1978, ce ne vollero otto per Wojtyla. Prima di lui, per Giovanni Paolo I, quattro. Nel 1963, per Paolo VI, sei scrutini. Nel 1958, per eleggere Giovanni XXIII, furono necessarie undici votazioni. Nel 1939, per Pio XII, tre. Nel 1922, per Pio XI, ben quattordici. Nel 1914, per Benedetto XV, dieci. Nel 1903, per Pio X, sette.

Tra una decina di giorni si aggiornerà la classifica.

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Giovanni Santaniello
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