Negli Stati Uniti l’allarme di una nuova pandemia è alto: l’influenza aviaria, che fino a poco tempo fa sembrava sotto controllo, sta tornando a far paura.
Il virus H5N1 si sta diffondendo a un ritmo preoccupante e sta colpendo allevamenti, animali selvatici e, in alcuni casi, anche l’uomo.
Le autorità sanitarie monitorano da vicino la situazione, ma sta inevitabilmente crescendo il timore che la malattia possa fare un salto di specie più ampio, con conseguenze potenzialmente simili a quelle vissute durante la pandemia da Covid-19. Siamo davvero sull’orlo di una nuova emergenza globale?
Esperti sanitari di primo piano hanno lanciato un avvertimento preoccupante: gli Stati Uniti potrebbero trovarsi sull'orlo di una nuova crisi pandemica. Al centro dell'allarme c'è il virus dell'influenza aviaria H5N1, la cui diffusione negli allevamenti americani sta assumendo proporzioni definite "fuori controllo".
La situazione è particolarmente critica nel settore lattiero-caseario, con circa 1.000 mandrie di mucche già colpite dall'epidemia. Si sta verificando quello che alcuni virologi avevano già anticipato tempo fa.
Ma l'aspetto più allarmante è il salto del virus all'uomo: si contano finora oltre 70 casi confermati negli Stati Uniti, e purtroppo si è registrato anche il primo decesso correlato all'H5N1 nel paese.
La vittima, una persona anziana della Louisiana con problemi di salute pregressi ed esposta a volatili malati, sembra aver sviluppato una forma più grave a causa di mutazioni del virus avvenute all'interno del suo organismo.
La Global Virus Network (GVN), un'organizzazione internazionale di virologi, sottolinea i rischi enormi per l'industria avicola, specialmente nelle zone ad alta densità di allevamenti e dove le misure di protezione individuale potrebbero essere insufficienti.
La vastità del problema è già evidente: dal 2022, oltre 168 milioni di capi di pollame sono stati persi o abbattuti negli USA a causa dell'influenza aviaria, facendo schizzare alle stelle il prezzo delle uova.
Sebbene, fortunatamente, non sia ancora stata osservata una trasmissione sostenuta da uomo a uomo, il timore degli scienziati è concreto.
Mutazioni casuali o fenomeni di "riassortimento" (quando due ceppi virali diversi infettano lo stesso ospite e si scambiano materiale genetico, creando potenzialmente un virus nuovo e più pericoloso per l'uomo) potrebbero aprire la porta a questo scenario.
Molti esperti considerano l'H5N1 una delle principali minacce pandemiche proprio per la sua vasta circolazione nel mondo animale e la sua apparente capacità di mutare rapidamente.
Come ha affermato il virologo Marc Johnson, il virus "sta lavorando sodo" e sta avendo "molte opportunità" per adattarsi.
Di fronte a questo rischio crescente, il GVN esorta i governi a livello globale a intensificare gli sforzi. Le richieste principali includono un potenziamento della sorveglianza, soprattutto nei punti di contatto tra animali e uomo (attualmente giudicata insufficiente), l'applicazione rigorosa di protocolli di biosicurezza negli allevamenti e una maggiore sensibilizzazione pubblica sulla manipolazione sicura dei prodotti animali e sui rischi del contatto con animali infetti.
Fondamentale, secondo gli esperti, è anche prepararsi attivamente alla possibilità di una diffusione interumana, per evitare il caos vissuto nei primi giorni della pandemia di COVID-19. Si sta pensando anche soluzioni come la vaccinazione del bestiame per interrompere la catena di trasmissione.
La maggior parte dei casi umani rilevati finora negli USA ha riguardato lavoratori agricoli esposti direttamente ad animali malati, con sintomi generalmente lievi.
Tuttavia, destano preoccupazione due casi (un adulto nel Missouri e un bambino in California) per i quali non è stato ancora possibile determinare la fonte del contagio. La presenza del virus è stata confermata anche in oltre 400 mammiferi selvatici (come volpi e foche) e persino nei maiali, animali considerati potenziali "miscugliatori" capaci di favorire l'emergere di nuovi ceppi influenzali pericolosi.
Anche la sorveglianza delle acque reflue ha rilevato tracce del virus in numerosi siti in tutto il paese.
Sul fronte della preparazione, gli Stati Uniti dispongono comunque di una scorta nazionale di circa 20 milioni di dosi di vaccino anti-H5N1, ritenute compatibili con il ceppo circolante, e della capacità di produrne rapidamente altri 100 milioni.
Sono disponibili anche farmaci antivirali come il Tamiflu, dimostratosi utile nel trattamento dei casi umani. Sono inoltre in corso studi per vaccini specifici per il pollame e per testare l'efficacia degli antivirali umani sulle mucche.
La situazione rimane incerta e richiede massima vigilanza. L'influenza aviaria H5N1 rappresenta una minaccia reale che necessita di una risposta coordinata, trasparente e basata sulla scienza per prevenire il potenziale, grave scenario di una nuova pandemia.