Una delle caratteristiche che deve avere il Papa è quella di saper parlare italiano. Conoscere la lingua di Dante è una skill fondamentale nel curriculum di tutti i cardinali prima di tutto perché possono essere eletti Vescovo di Roma.
Così, in questi giorni che precedono il conclave, una berretta rossa in particolare starà prendendo lezioni per padroneggiarlo meglio: si tratta di di Jean-Marc Aveline, nato 66 anni fa a Sidi Abbès, in Algeria, e considerato l'astro nascente del cattolicesimo francese.
Ci sono più motivi per cui il Papa deve saper parlare italiano. Il primo è che il Pontefice è il Vescovo di Roma. Di conseguenza, è intuitivo che il pastore della comunità cristiana romana deve parlare la stessa lingua del suo gregge.
Il secondo motivo è che l'italiano è la lingua ufficiale della curia romana. Quindi, in senso lato, di tutta la Chiesa cattolica.
Il terzo motivo per cui l'italiano deve essere la lingua del papa è che in italiano si svolgono i più grandi eventi religiosi, sia in Italia che all'estero.
Il quarto motivo è che la lingua di Roma è stata scelta come la lingua principale per la comunicazione della Chiesa.
Il quinto motivo è che l'italiano è stato preferito all'inglese in quanto percepito come una lingua più neutra dal punto di vista geopolitico.
In ogni caso, c'è da ricordare che l'italiano non è la lingua ufficiale del Vaticano: quella rimane il latino ecclesiastico. Ma di certo si può considerare la lingua universale della chiesa, tant'è che, tranne che in rarissimi casi, è utilizzata dai Papi anche nei loro discorsi ufficiali all'estero.
Ora: se lo ricorderà bene Jean-Marc Aveline in quanto è considerato uno dei cardinali con più chance di diventare papa, ma che purtroppo non padroneggia affatto l'italiano. E per questo potrebbe essere penalizzato.
A rammaricarsi del fatto che nel curriculum del cardinale Jean-Marc Aveline non ci sia un italiano fluente, questa mattina, è stata Repubblica. E non a caso è stato il giornale tradizionalmente più vicino al mondo progressista. Perché Aveline è considerato un bergogliano di sinistra, tanto che Francesco, per il suo impegno nel dialogo interreligioso, prima l'ha nominato arcivescovo di Marsiglia e poi cardinale:
ha scritto il vaticanista Iacopo Scaramuzzi non tardando di ricordare che solo poche settimane fa i vescovi francesi lo hanno eletto a capo della Conferenza Episcopale francese: che quindi gode della stima di molti, ma anche che "ha un difetto":
Ora, quest'handicap potrebbe essere bypassato?
Da ben 47 anni non c'è un papa italiano. Negli ultimi decenni, a San Pietro, si sono succeduti un polacco, un tedesco e un argentino. E come se la sono cavati con l'italiano?
Papa Wojtyla mise le mani avanti appena si presentò al balcone della Basilica:
Parole profetiche che poi andarono ben al di là del loro significato letterale. Tanto che, alla fine del suo pontificato, anziché correggerlo, il suo popolo lo volle "Santo subito"
E comunque: dopo di lui, arrivò il tedesco Ratzinger con il suo italiano, sia scritto che parlato, considerato finanche "raffinato", da vero intellettuale.
E, nel 2013, arrivò l'argentino Bergoglio. Il quale, a dire la verità, non poche volte ha litigato con l'italiano. Tant'è vero che quando è finito al centro di polemiche come quella volta della "frociaggine" nei seminari, la curia a lui vicina lo giustificò dicendo che non padroneggiava bene l'italiano e non aveva capito di stare usando una parolaccia.
Come dire: una ripassatina alla grammatica e al vocabolario non fa mai male.