02 May, 2025 - 11:47

Deduzione e detrazione IVA spese alberghi e ristoranti, quando è possibile e come funziona

Deduzione e detrazione IVA spese alberghi e ristoranti, quando è possibile e come funziona

Quello della deduzione spese alberghi e ristoranti è un tema spesso sottovalutato, ma che può rappresentare un’opportunità concreta di risparmio fiscale per titolari di partita IVA, professionisti, imprese e società.

L’elevata pressione fiscale in Italia spinge, infatti, molti contribuenti a cercare soluzioni lecite per abbattere il carico tributario, ma non sempre si conoscono i reali margini consentiti dalla normativa. 

Tuttavia, quando si parla di spese per pranzi di lavoro o soggiorni fuori sede, però, non tutti sono consapevoli che, in determinati casi, possono essere dedotte dal reddito imponibile e, soprattutto, che l'IVA può essere detratta. L'importante è rispettare le normative vigenti che stabiliscono chiaramente quali spese sono ammissibili, in quale misura e con quali limiti.

Ma quali spese possono essere effettivamente dedotte? Qual è il limite di deducibilità per un professionista o un’impresa? E come funziona la detrazione IVA su queste spese? In questo articolo, risponderemo a queste domande, analizzando nel dettaglio le diverse casistiche per godere appieno di questa opportunità fiscale.

Prima, però, vi lasciamo al video YouTube di Carlo Alberto Micheli sulla differenza tra deduzione e detrazione.

Quali spese di alberghi e ristoranti si possono dedurre e detrarre

Per i titolari di partita IVA, il principio guida è quello dell’inerenza: ogni spesa deve essere strettamente collegata all’attività svolta. In base a questo criterio, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi consente la deduzione di tre specifiche spese:

  • Viaggi di lavoro che prevedono soggiorni fuori sede per più giorni;
  • Pranzi o cene legati ad attività di rappresentanza, come incontri con clienti o fornitori;
  • Partecipazione a corsi di formazione, convegni, master o aggiornamenti professionali.

Ciascuna categoria prevede un trattamento fiscale specifico. La spesa deve essere documentata in maniera precisa, con fatture intestate al soggetto IVA e indicazioni chiare sulla finalità. Non basta infatti aver sostenuto la spesa: è necessario poterne dimostrare l’utilità rispetto all’attività economica svolta.

Quanto si può dedurre: tutte le percentuali

Il legislatore non consente la deduzione integrale delle spese di alberghi e ristoranti. Ecco i principali casi e limiti di deducibilità per categoria:

  • Professionisti e autonomi con partita IVA possono dedurre il 75% della spesa sostenuta, entro il limite del 2% dei compensi percepiti nell’anno (art. 54, comma 5, TUIR);
  • Esercenti arti o professioni che addebitano analiticamente le spese al committente possono dedurre integralmente le spese, senza limiti;
  • Soggetti IRES (società) possono dedurre il 75% delle spese senza limiti ai fini delle imposte sui redditi e il 100% ai fini IRAP;
  • Regime forfettario: le spese non sono deducibili, in quanto si applica un coefficiente di redditività senza analisi delle spese sostenute.

Vi sono però eccezioni importanti: le spese per la partecipazione a corsi di formazione, aggiornamento o master sono deducibili integralmente entro il limite di 10.000 euro annui, incluse quelle di vitto e alloggio.

Le spese di rappresentanza, infine, seguono percentuali diverse in base ai ricavi:

  • 1,5% fino a 10 milioni di euro,
  • 0,6% tra 10 e 50 milioni,
  • 0,4% oltre i 50 milioni.

In ogni caso, la deduzione è subordinata alla dimostrabilità dell’inerenza, pertanto è essenziale conservare ricevute, fatture, note spese e ogni documento giustificativo.

Quanto si può detrarre di IVA

Anche l’IVA pagata su alberghi e ristoranti può essere recuperata. Le regole in questo caso sono più lineari: la detrazione è ammessa al 100% per i soggetti IVA ordinari, a patto che la spesa sia inerente e documentata tramite fattura.

Diversamente, chi applica il regime forfettario non ha diritto alla detrazione, poiché versa un’imposta sostitutiva che ingloba IVA, IRPEF, addizionali e IRAP. È quindi escluso da ogni forma di recupero dell’imposta sul valore aggiunto.

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Achiropita Cicala
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